Sky Originals presenta Ai confini del male, il nuovo film di Vincenzo Alfieri con Edoardo Pesce, Massimo Popolizio, Chiara Bassermann, Roberta Caronia, Luka Zunic e Nicola Rignanese. Il film esce il 1 novembre su Sky Cinema in streaming su Now e on demand.

Uno sperduto paese al limite del bosco, un rave, due giovani scomparsi, l’incubo di un mostro che torna dal passato. Indagano i carabinieri Meda, un uomo sconfitto dalla vita e Rio, il Capitano inflessibile e rigoroso. Questa volta il mostro ha rapito la persona sbagliata.

Ai confini del male: il trailer ufficiale

Meda e Rio. Due uomini, due carabinieri, due padri. Uno vittima delle proprie ossessioni e psicosi da quando ha perso moglie e figlio in un incidente d’auto, l’altro un Capitano integerrimo, fiore all’occhiello dell’arma. Un vecchio male si risveglia in un paesino di 2.000 anime, un pazzo assassino. L’Orco, così lo definì la stampa 10 anni prima, quando rapì alcuni adolescenti torturandoli e uccidendoli. Ora è tornato, ma stavolta ha rapito il ragazzo sbagliato, il figlio del Capitano Rio.

Il Tenente Meda e il Capitano Rio, uno l’opposto dell’altro si ritroveranno a indagare sullo stesso caso. Ma ogni passo in più verso il mostro sarà per entrambi una discesa ulteriore nei gironi infernali della propria follia, fino alla verità finale, la più terribile, inaspettata e disperata possibile.

Come racconta il regista Vincenzo Alfieri: “Il tema della famiglia mi ha sempre accompagnato nei miei lavori, questa volta, ancora di più. La domanda che mi sono posto è: cosa sarei disposto a fare per salvare la vita di una persona a me cara? Un tema sempre attuale. Una domanda in apparenza semplice ma che, per sua natura, conserva risposte molteplici e complesse.

“Ai Confini del Male” tenta di dare una risposta a queste domande, modulandosi sull’andamento di un thriller classico, ma al tempo stesso moderno. Con un ritmo incalzante, così come la regia, con colpi di scena sorprendenti e con un dubbio da lasciare allo spettatore sulla soluzione del giallo finale. Con questo film, il mio obiettivo è di riuscire ad intrecciare un racconto di suspense con una storia familiare calda ed emotiva.

Due elementi che trovano la loro sintesi nei protagonisti della storia: Meda e Rio, due anime diverse ma uguali. Uno ridotto a una vita solitaria, dilaniato dai sensi di colpa per la morte del figlio e perseguitato dalle proprie ossessioni. L’altro osannato dal mondo esterno ma allontanato dalla moglie, che vede in lui la causa della scomparsa del proprio figlio.

In una storia dove il tema è continuamente in ballo e dove il protagonista e il cattivo capiranno di essere due facce della stessa medaglia, “Ai Confini del Male” non è solo un film di persone, ma anche di luoghi. Il fitto bosco e il lago che incastonano il paese sono protagonisti insieme a Meda e Rio. La luce del giorno non li rende meno tetri, anzi. In effetti, sembrano rappresentare visivamente le nostre più profonde paure.

Soprattutto quelle di Meda, tormentato dai fantasmi del suo passato. Come “Seven” di David Fincher o “Prisoners” di Denis Villeneuve, “Ai Confini del Male” è un classico thriller ma dallo stile moderno e realistico, con in più un’atmosfera tetra e sospesa. Mi sono concentrato tanto sui segni del tempo in cui si svolgono le vicende, quanto sulle dinamiche di una società sempre più soffocata dagli effetti collaterali dei mass media.

La mia speranza è quella di riuscire a restituire allo spettatore il senso di una ferita profonda e la possibilità di una guarigione, attraverso un antieroe che diventa eroe, pur sbagliando tutto per sopravvivere agli altri e ai propri limiti. Ma ogni ferita lascia una cicatrice.”

L’ORCO

2005. Il cadavere di un diciassettenne viene trovato rinsecchito, con segni di puntura di siringa sulle braccia e tracce di eroina nel sangue. Inciso sul corpo, un simbolo pagano: il tridente. Al comando dei Carabinieri arriva una VHS. Un video in bianco e nero del ragazzo tenuto dentro una piccola gabbia, incatenato. Chi sta riprendendo recita: “Sono stanco di come vanno le cose rispetto a come dovrebbero andare”.

Si vede il rapito ingabbiato, sfinito e spaesato, che riceve l’ultima siringa prima di morire. Lentamente. Potrebbe sembrare un folle film d’autore, ma non è così, è la crudele realtà di un maniaco che ha rapito e poi lasciato morire un ragazzo innocente imbottendolo di droga, denutrendolo, documentandone meticolosamente la progressiva morte.

6 omicidi in 6 anni. Le vittime erano tutte piccoli spacciatori locali. La comunità, impreparata ad un tale scempio, cadde nel panico. La stampa invase Velianova depredandola di tutto il suo malessere emotivo. Il turismo di omicidi raggiunse quei boschi desolati e molti abitanti lasciarono il posto. All’epoca si parlò di una setta satanica che operava in nome del diavolo e il Magistrato inquirente, cavalcò l’onda.

MEDA

Meda non teme la morte e forse la desidera anche. Abita il mondo ma non ne fa più parte. Ha oltrepassato il confine e ne è diventato schiavo. La divisa da carabiniere riveste un involucro spento. Ma non fatevi ingannare: Meda è il più tosto figlio di puttana che esiste. Reclutato nella Tuscania e poi nei GIS, dove eccelse per le sue doti da tiratore e da lottatore marziale, dopo una serie di missioni in Iran e Afghanistan è diventato Capitano al comando provinciale di Milano, dove si è distinto per le sue capacità investigative.

Tutto è cambiato il giorno del compleanno di suo figlio in cui, a causa di un colpo di sonno, è uscito fuori strada con la sua vettura ed ha ucciso moglie e figlio. Dopo l’incidente è bastato un sorrisetto ambiguo in caserma del principale sospettato della sua indagine per farlo scattare. La faccia intrisa di sangue, questo è ciò che tutti i presenti si ricordano. Meda lo ha massacrato, sfigurandogli il volto. Ha subito un processo per aggressione e ha perso la causa, ritrovandosi in una vera e propria gogna mediatica.

“Cane Pazzo”, così l’hanno soprannominato i giornalisti che ci hanno ricamato sopra per mesi, evidenziando la follia dell’Arma nel condurre le indagini. Il comando centrale, per mettere a tacere le voci, lo ha confinato a Velianova, un paesino sperduto tra i boschi. La sua routine è ossessionata dagli orribili ricordi dell’incidente. Gli trapassano il cervello come lame appuntite. Per questo ha sviluppato una vera ossessione per soddisfare il suo bisogno di controllo: il sesso con le prostitute.

Quando sente che gli manca l’aria, che il panico sta per assalirlo, quando la sua routine viene in qualche modo messa al repentaglio, sale prepotente quella voglia matta di sesso e, come un drogato famelico, si lancia alla ricerca della ragazza giusta. Ma ora, qualcosa di spaventoso lo richiama alle armi. L’Orco.

RIO

Tutti hanno un punto di rottura. Tutti cedono ogni tanto. Tutti, prima o poi, tradiscono nel loro volto un’espressione di gioia o dolore o vanità. Rio no, lui è un soldato perfetto, di quelli che quando li vedi tremi anche se sei innocente. Per lui esistono solo il lavoro e la famiglia.

Il suo curriculum non è molto diverso da quello di Meda, ma a differenza di lui, Rio è un uomo assennato, presente e misurato. Fu lui che seguì le indagini fino al 2011 sul Mostro di Velianova e ci era arrivato vicino, ma un’insufficienza di prove lo costrinse ad abbandonare la sua pista. Da allora però, non lo ha mai dimenticato.

All’epoca si parlò di una setta di vendicatori, ma Rio non ci aveva creduto, pensava fosse una trovata giornalistica cavalcata dal magistrato inquirente. Per Rio il mostro era un solo uomo. Pensò ad un poliziotto, per la sua capacità di occultare le prove e di stare sempre un passo avanti. Il Mostro sceglieva le sue vittime come fanno i predatori, tra spacciatori e drogati. Gli costò molto caro.

La sua carriera subì una brutta battuta di arresto, confinato al ruolo di Capitano a vita. Rio ha una famiglia perfetta e una vita invidiabile. Ma ovviamente non è tutto oro quello che luccica. Sua moglie Antonella è una donna senza stimoli, strozzata dalla rigida personalità del marito. Il figlio Luca è tutto ciò che un uomo come lui non potrebbe mai sopportare: un debole. Il Mostro però è tornato e stavolta per Rio è una questione davvero molto personale: ha rapito il suo unico figlio.

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