Aquaman recensione film 2019 – Da Warner Bros. Pictures e dal regista James Wan arriva “Aquaman”, la storia delle origini di Arthur Curry, metà umano e metà atlantideo, e dell’avventura più grande della sua vita che lo costringerà non solo ad affrontare chi sia veramente, ma anche a scoprire se sia degno di essere ciò per cui è nato: un re. L’avventura ad alto tasso di azione è ambientata nel vasto e mozzafiato mondo sottomarino dei sette mari e vede protagonista Jason Momoa nel ruolo che dà il titolo al film.

Nel film è protagonista anche Amber Heard nel ruolo di Mera, fiera guerriera e alleata di Aquaman nel corso dell’avventura; Willem Dafoe in quello di Vulko, consigliere al trono di Atlantide; Patrick Wilson nel ruolo di Orm, attuale Re di Atlantide; Dolph Lundgren in quello di Nereus, Re della tribù Atlantidiana ribelle Xebel; Yahya Abdul-Mateen II nel ruolo di Black Manta in cerca di vendetta; e Nicole Kidman nel ruolo della madre di Arthur, Atlanna. Nel film compare anche Ludi Lin nel ruolo del Capitano Murk, soldato Atlantideo e Temuera Morrison nel ruolo del padre di Arthur, Tom Curry.

Il team dietro la macchina da presa di James Wan include suoi collaboratori frequenti, come il direttore della fotografia candidato all’Oscar Don Burgess, il montatore di cinque dei suoi film Kirk Morri, lo scenografo Bill Brzeski e il supervisore agli effetti visivi Kelvin McIlwain. A loro si sono uniti la costumista Kym Barrett e il compositore Rupert Gregson-Williams.

Il film sarà presentato in 2D, 3D, 4D, Dolby Cinema e ScreenX nei migliori cinema e IMAX e arriverà nelle sale italiane domani, 1° gennaio 2019.

Aquaman recensione film 2019: la storia


In “Aquaman”, lo sforzo di Arthur Curry di unire due mondi, inizia con una sfida che metterà alla prova sia la sua forza che il coraggio delle sue convinzioni: recuperare il Tridente Perduto di Atlan. Solamente il vero Re di Atlantide potrà impugnarlo, ma per cercarlo avrà bisogno dell’aiuto di Mera, Principessa del regno oceanico di Xebel, in un viaggio insidioso sulla terra e in mare.

Il primo ostacolo sulla strada di Arthur, è il suo disinteresse nel fatto di essere la soluzione ai problemi di tutti, sia degli abitanti di Atlantide che degli umani. Fino ad ora, si è accontentato di essere considerato come una specie di super potente lupo solitario, scegliendo le sue battaglie in acqua e evitando alcun coinvolgimento in qualunque sorta di guerra civile globale.

Il visionario regista/sceneggiatore James Wan era entusiasta di poter dirigere il primo film con protagonista questo personaggio dalla personalità complessa. “Aquaman è veramente potente ed è protagonista di azioni paragonabili a un Dio. Ma ciò che amo di lui, è il fatto che ciò che lo guida deriva da un luogo molto umano”, dice. “Per me, la cosa più importante è la storia che raccontiamo e che il pubblico tenga al personaggio e voglia seguire le sue avventure”.

La star protagonista Jason Momoa sottolinea l’identità del personaggio mascherando abilmente le vulnerabilità di Arthur, interpretando il suo lato duro e sarcastico, infondendo così il suo marchio umoristico unico a questo nuovo tipo di supereroe della DC. “La sceneggiatura conteneva questa bellissima storia delle origini che segue le vicende di un bambino mentre scopre i suoi super poteri, per poi passare all’avventura dell’uomo fino a diventare un re. Ma c’era comunque un suo aspetto più leggero, anche quando combatte per la vita in quell’incredibile mondo sottomarino di James, in cui si sta svolgendo una guerra galattica”, racconta Momoa.

“Supereroi e cattivi sono l’incarnazione delle migliori e peggiori parti di noi stessi”, aggiunge Amber Heard, protagonista nel ruolo di Mera. “Quel dualismo è insito in ognuno di noi, specialmente nei bambini, che sono ricettivi come un adulto non potrà mai essere”. E mentre fino ad ora, gli eroi del grande schermo sono stati principalmente maschili, l’attrice è rimasta entusiasta della parità che ha trovato nelle pagine della sceneggiatura di “Aquaman”.

Se Aquaman è stato presentato ai lettori di fumetti nel 1941, la storia raccontata nel film, scritta da Wan e dal produttore esecutivo Geoff Johns, è stata ampiamente ispirata dai fumetti di Aquaman di John in The New 52, una serie del 2011 nella quale la DC ha lanciato nuovamente la sua linea sul supereroe.

La famiglia è uno degli aspetti più importanti del film. Aquaman eredita i suoi poteri dalla madre e la sua umanità dal padre, due persone che provengono da mondi diversi e che si sono innamorate contro ogni previsione. Lui è il prodotto del loro amore e del fatto di essere cresciuto dopo che si sono divisi. A quale mondo deve appartenere?

Ciò di cui Arthur non si rende conto è che, nonostante sua madre, la Regina Atlanna, lo ha abbandonato dopo un violento attacco alla loro casa, costringendola a realizzare di mettere in pericolo il suo primogenito, lo ha lasciato con numerosi poteri.

Dovuto al suo lato di Atlantide nel DNA, Arthur scopre da bambino di possedere diverse abilità sovrumane: respira sott’acqua, nuota a velocità supersonica, riesce a scendere a profondità impressionanti rendendolo quasi invulnerabile e, sì, “parla ai pesci” comunicando telepaticamente con la vita sottomarina. Oltre alle sue capacità subacquee, ha anche altri poteri sovrumani una volta in superficie: ha una forza straordinaria, sensi potenziati e una pelle impenetrabile. Con il crescente conflitto tra terra e mare che sta per arrivare al suo culmine, Arthur deve far richiamo a tutte le sue risorse per difendere sia la terraferma che gli oceani o rischiare la distruzione di entrambe.

Visto che il mondo subacqueo di “Aquaman” occupa la maggior parte della storia, Wan e il suo team hanno pensato che fosse importante creare per Atlantide e ai regni che la circondano, un ambiente oceanico come non si era mai visto prima. Per trasporre la sua vivida immaginazione in un film, Wan si è avvalso della collaborazione del direttore della fotografia Don Burgess, per catturare il mondo mozzafiato che aveva realizzato assieme allo scenografo Bill Brzeski e alla costumista Kym Barrett, per dare così vita ai personaggi.

Forse però, le difficoltà maggiori le ha riscontrate il supervisore agli effetti visivi di Wan, Kelvin McIlwain e il suo team, che hanno dovuto realizzare ogni elemento fittizio immaginabile, dalla megalopoli subacquea alle bestie guerriere fino al movimento dei capelli e molto altro.

Per riuscire nella sua missione e porre un freno alla guerra dilagante che minaccia il futuro del mondo subacqueo e della sua amata superficie, Arthur si trova a dover combattere contro il suo fratellastro, l’assetato di potere Orm, interpretato da Patrick Wilson, e il vendicativo Black Manta, interpretato da Yahya Abdul-Mateen II.

Ma è perlopiù con il suo passato che Arthur deve combattere, tra cui la rabbia che nutre verso gli Atlantidei che hanno giustiziato sua madre Atlanna, interpretata da Nicole Kidman, dopo averla costretta a lasciare suo padre, l’umano guardiano del faro Tom Curry, interpretato da Temuera Morrison.

L’unico collegamento con il mondo di sua madre è l’arma che lei aveva abbandonato, e le visite occasionali di Vulko, interpretato da Willem Dafoe, consigliere al trono di Atlantide venuto in superficie durante l’infanzia di Arthur, per istruirlo sui poteri inerenti il lato di sua madre.

Aquaman recensione film 2019: speciale costumi di scena


Per l’esperta costumista Kym Barrett, il disegno dell’aspetto eroico di “Aquaman” ha tenuto conto dell’interpretazione della visione di James Wan e di quella di veterani artisti/illustratori della DC, come Paul Norris (Aquaman), Nick Cardy (Mera, Orm, Black Manta) e Ramona Fradon (Atlanna), per realizzare costumi che avrebbero stupito i loro fan.

“James voleva mantenere a tutti i costi il sapore dei fumetti”, dice Barrett, che ha dovuto tenere in conto anche l’ambientazione sottomarina della storia, poiché avrebbe riguardato la maggior parte dei materiali che avrebbe usato nei circa 2,500 pezzi utilizzati.

“Mentre cercavamo il linguaggio del film, io e Bill Brzeski (scenografo) abbiamo parlato a lungo sulle regole di Atlantide. Tutti i suoi abitanti galleggiano, nuotano o lottano sott’acqua, con il nostro cast appeso a cavi o strutture che li fa apparire come se galleggiassero. Naturalmente, il reparto degli effetti visivi ci ha dato una grande mano con alcuni loro trucchetti, ma noi comunque dovevamo tenere tutto questo a mente mentre disegnavamo i costumi, in particolare, pensare alle sospensioni e a come far sembrare i vestiti senza peso. Perciò, per questo lavoro gigantesco e per risolvere i problemi che si sono presentati man mano, abbiamo dovuto studiare a fondo”.

Barrett e il suo team hanno dovuto riflettere sulla “storia” di Atlantide. Gli Atlantidiani hanno iniziato come popolo in superficie, poi si sono trasferiti sul fondo dell’oceano migliaia di anni fa. Poi si sono evoluti in qualche modo, perciò, ad esempio, hanno sviluppato delle specie di pinne ai piedi? Forse a qualcuno di loro era successo.

“Nella mia testa”, continua, “la loro struttura, forma e colori — e specialmente le loro armature – erano state tutte influenzate dai coralli, dai pesci e dalle alghe che li circondavano. Per noi non è mai pratico usare metalli veri per realizzare le armature, perché risulterebbero pesanti per le azioni degli attori, che sono sempre sospesi. Al contrario, abbiamo realizzato tessuti che sembravano metallo ma non lo erano”.

Ad iniziare dal protagonista, “Nelle transizioni di Arthur dalla superficie al mondo di Atlantide, si vedono le progressioni nel suo costume”, dice la Barrett. “Lui è un eroe suo malgrado, sospeso tra terra e mare, che si trova ad affrontare avversità e dubbi personali se diventare o meno un re; un classico percorso da uomo di tutti i giorni nel quale non solo ha già vinto la battaglia, ma è diventato anche una persona più compassionevole. Mi piace pensare che i nostri costumi lo hanno aiutato ad uscire da quell’uomo tenebroso e malinconico, per diventare una persona che sceglie di unificare la razza umana con quella di Atlantide”.

“Alla fine del film indossa un’armatura che viene dal regno di Atlantide”, continua. “Deve sentirsi un re e il disegno deve dare risalto alla sua natura di eroe. Il nostro compito era di assicurare che combinasse Jason all’Aquaman eroe dei fumetti, così da credere che Arthur non abbia cambiato solo costume, ma che sia diventato una nuova persona. Per quel momento, abbiamo tentato di attenerci alla palette di colori del fumetto, pur creando una versione più moderna del personaggio”.

Per Momoa, il costume da eroe è stato un vero capolavoro. “La prima volta che lo ho indossato, volevo che i miei figli lo vedessero, così mi sono fatto una foto e gliela ho mandata”, ricorda. “Quando l’hanno vista hanno reagito con gli occhi spalancati e la bocca aperta, sono stati molto contenti. Era bello essere un padre vestito in quella maniera. Mi sentivo un po’ bambino anche io. È stato stupendo”.

Se il risultato è stato spettacolare, il disegno è stato altrettanto complicato, perciò la Barrett ha collaborato con Jose Fernandez della Ironhead Studio e Justin Raleigh della Fractured FX, per dare vita all’immagine iconica di Aquaman. “Il costume era super complicato”, ricorda. “Avevamo da poco iniziato i disegni, ma io, Kym e Jose abbiamo pensato che fosse meglio lavorare di squadra per realizzare quel costume in fretta”, commenta Raleigh. “Perciò, il nostro team alla Fractured FX si è occupato dell’intera parte superiore in oro; la Ironhead ha realizzato i bracciali, gli stivali e la cintura mentre di tutto il resto se ne è occupata Kym, che ha guidato l’intera realizzazione con il suo team in Australia”.

La squadra di Raleigh ha iniziato creando una nuova scansione del corpo di Momoa, che aveva provveduto a dare una nuova forma al proprio corpo, con spalle più ampie, muscoli tirati e vita più snella. “James aveva una particolare visione su come sarebbe dovuto essere il costume”, continua Raleigh, notando che l’intero top d’oro è stato disegnato al computer e poi stampato in 3D, per ottenere una simmetria perfetta.

Il costume è costituito da cinque sezioni distinte ma realizzato per apparire completamente ininterrotto. “Il petto cala sulla fascia della vita e sulle braccia, coprendo le cuciture sulla sommità del braccio e della zona pettorale”, aggiunge. “Poi, una parte sulla colonna vertebrale che scende a coprire le giunte sul dorso, le chiusure lampo e tutte le altre chiusure. Alla fine, è diventato un pezzo unico perfetto e bellissimo. Jason sembrava molto contento del movimento e dell’azione che riusciva a fare, e per le scene d’azione estreme i ragazzi degli effetti visivi hanno provveduto anche ad un ulteriore potenziamento”.

Indossati durante tutto il film — tra cui la prima volta che lo vediamo — sono i tatuaggi tribali di Arthur, ispirati da quelli veri di Momoa. Sono stati applicati dal reparto trucco per oltre 100 volte durante le riprese.

Per gli abitanti di Atlantide, la Barrett e il suo hanno sviluppato un tema. “Per tutti i costumi, da Mera ad Orm e tutti gli altri regni sottomarini, abbiamo scelto di usare un tipo di struttura cellulare nella trama di ogni cosa”, descrive la Barrett. “Le squame, come le chiamavo io, erano in realtà piastre esagonali fatte e verniciate a mano, poi inserite all’interno del tessuto. In questo modo siamo riusciti a creare quell’effetto senza ricorso del computer”.

“Per il costume di Mera della Amber, abbiamo aggiustato leggermente il colore per far risaltare il suo colorito e i suoi occhi”, dice la Barrett a proposito dell’elegante vestito della Heard. “Le dava senz’altro quel tocco di ragazza tosta. Sembrava veramente una guerriera, ma senza dover sopportare il peso di un’armatura da battaglia. L’armatura che abbiamo immaginato per lei, era qualcosa che gli Atlantidiani avevano biologicamente sviluppato come parte del loro vestiario. Abbiamo scelto dei verdi brillanti e ho fatto in modo che non sfigurasse accanto ad Aquaman. Credo che la prima volta che Mera esce fuori dall’acqua, proprio fuori dalla taverna, sia bellissima. Era una sera piovosa, la luce era giusta e quando Amber emergeva si aveva la sensazione che provenisse proprio da un altro mondo”.

“Kym Barrett è una persona brillante, grande lavoratrice e di grande immaginazione, che ha fatto un lavoro straordinario creando gli ornamenti del mondo in cui vivono gli Atlantidiani”, si complimenta la Heard. “Ha utilizzato solo elementi che si possono trovare nel mare, che sono serviti come base di partenza per tutti i nostri costumi. Ha fatto un lavoro fantastico”.

La Heard confessa di aver avuto una relazione di amore/odio con il costume di Mera. “Era molto più complesso di quanto appaia, ma Kym e il suo team lo hanno abilmente reso naturale e straordinario. In realtà, dato che recitavo sempre legata a imbracature e a vari meccanismi, venivo sempre strizzata o tirata e la sera andavo a casa sempre piena di misteriosi lividi. Ho avuto una strana relazione con quel costume!”

Per Orm di Patrick Wilson, la Barrett ha disegnato due diversi look: una tuta da gladiatore in oro per il confronto con il fratellastro Arthur, e la regale armatura e la maschera in argento, indossata quando si autoproclama re dei sette regni.

“James desiderava che il costume di Orm fosse una fedele riproduzione di quello dei fumetti, alquanto eccessivo, quindi credo di essere riuscita a miscelare l’energia del fumetto con la realtà di una persona attuale”, dichiara la Barrett. “La mia ispirazione per il look di Patrick, era che doveva riflettere le luci che lo circondavano, insieme alla vita acquatica dell’oceano, perciò abbiamo realizzato un’iridescenza che ricordasse le squame dei pesci. Alla fine, l’ho trovato mutevole ed etereo”.

Ridendo, Wilson dice, “Ci sono stati momenti in cui avevo voglia di indossare solo il pigiama grigio degli VFX, perché quel costume era impegnativo! E comunque, credo che il mio non fosse pesante come quello di Jason. Era completamente snodabile e leggero, molto più leggero per le scene d’azione e per muovermi in generale”.

Ciò che ha veramente trasformato la sua performance, dice Wilson, è stato il copricapo di Orm. “Quando ho indossato quella specie di folle maschera barocca da Signore degli Oceani, mi sono sentito molto diverso da quando indossavo il semplice casco di Orm. Per il personaggio è stato fondamentale”.

Anche per il personaggio di Black Manta una maschera è stata vitale, e Barrett racconta che molti del suo staff erano eccitati di poter lavorare al disegno e alla costruzione del costume originale del personaggio. “David Kane si trasforma da spietato pirata informatico in Black Manta. Si realizza il costume da solo proprio come il personaggio dei fumetti. Noi ci siamo attenuti a quel concetto e James ha messo la sua parola nel disegno. Dobbiamo ringraziare il team della Ironhead Studio, per averci aiutato a realizzare il tutto”.

Barrett dice che lo sforzo del gruppo è stato fondamentale per combinare i bisogni di Wan, alla natura pratica della costruzione dei costumi che indossano gli attori. “Dovevamo essere sicuri che a Yahya fossero consentiti abbastanza movimenti per fare le sue scene”, nota lei. “Il costume di base è stato realizzato con materiali compatibili con l’acqua, che consentissero la recitazione, sia da asciutti che bagnati e compatibili anche per le scene delle controfigure. Jose e il suo team hanno scolpito tutti gli elementi duri, tra cui il casco, che doveva essere uguale a quello dei fumetti e dei modellini concepiti dal team di Justin. Le sculture sono poi state modellate, stampate, rifinite, assemblate e integrate al costume base”.

Il supervisore agli effetti visivi Kelvin McIlwain nota, “Il vero casco dell’eroe era un po’ pesante e ingombrante per gli stuntmen, perciò abbiamo realizzato una versione leggera in schiuma che comunque è fedele all’originale, ma che consentiva alle controfigure di Yahya di poter fare le loro acrobazie senza rischi inutili”.

“Ero elettrizzato dal fatto che il casco di Manta sparasse quei raggi di energia laser, dei lampi di plasma”, dice Abdul-Mateen a proposito della sua armatura nera da cattivo. “Erano sparati dal casco che però doveva essere ricaricato. Non aveva un’energia illimitata, perciò era molto complicato per lui”.

I disegni della Barrett per Vulko, non solo hanno dovuto tenere conto dei canoni imposti dal fumetto, ma sono stati dettati anche dal gusto personale di Dafoe. “Mi piaceva il mio costume”, dice l’attore “e mi piaceva molto anche la parrucca. Sembrava quasi l’acconciatura di un samurai e io sono cresciuto guardando i film dei samurai, ecco perché ho adorato portarla. Io e James ne avevamo discusso in precedenza, quindi so che lui e Kym lo hanno fatto per me”.

Per il personaggio della Kidman, Atlanna, la Barrett nota, “Si tratta di un ampliamento di quanto realizzato per Mera e tutti gli altri personaggi, ma per lei volevo qualcosa che ricordasse la Nascita di Venere. Quindi, per lei abbiamo realizzato una tuta in madreperla iridescente che potesse riflettere la luce. Aveva un look veramente speciale”.

La luce è stato letteralmente anche un elemento critico per le uniformi dei soldati di Atlantide. Partendo dal concetto per cui la produzione aveva scelto una bioluminescenza per illuminare le profondità oceaniche, la compagnia di Raleigh ha piazzato luci a LED sulle piastre ai lati dei volti dei commando, con all’interno filtri leggermente colorati, così da poter riflettere la luce blu sul volto degli attori. L’elemento posteriore conteneva un disco programmato, che utilizzava 200 tipi di luce diversa controllate da un programma.

“Tutto era controllato via radio, anche le loro armi”, dichiara Raleigh. “Una volta che tutti gli attori erano sul set, spingevamo un bottone e ogni tuta si accendeva, a volte fino 14 costumi. E potevamo spegnere una tuta per volta ogni volta che erano colpiti a morte. Inoltre, i commando rossi ricordavano le aragoste, con trame blu, gialle e marroni per dare un tocco di organicità”.

Naturalmente, per ogni battaglia c’era la necessità di un tipo di arma, e la produzione si è rivolta all’esperto attrezzista Richie Dehne e al suo maestro d’armi Richard Mansfield, per realizzare i vari armamenti che fanno parte dello stile di ogni supereroe.

Seguendo i canoni del fumetto e delle direttive della sceneggiatura, l’Aquaman di Wan coniuga elementi di pietre miliari della fantascienza, pistole a laser e armi ultramoderne, pur contando fortemente sugli iconici tridenti dei personaggi di Atlantide per i combattimenti corpo a corpo.

Oltre agli armamenti a led dei soldati di Atlantide, il capolavoro di Dehne e Mansfield è stato il disegno dei vari tridenti che compaiono nel corso della storia. Dehne nota, “Il primo tridente era quello di Atlanna, che poi diventa di Arthur. Lo abbiamo ereditato dal film precedente, e questo ci ha aiutato molto perché è un pezzo straordinario. In realtà è un penta dente, cioè a cinque punte, perciò ci siamo presi una licenza poetica”.

Il team ha disegnato i tridenti di Orm, Nereus e re Ricou. “Ci siamo presi alcune libertà pur rimanendo fedeli ai fumetti originali”, dice Mansfield. Il loro disegno più significativo è stato il tridente di Re Atlan. “Era il nostro Excalibur, il Santo Graal”, commenta Dehne. “Per tutto il film, è quello che stanno cercando di trovare Arthur Mera, ed è stato divertente realizzarlo. Una delle cose più importanti a cui teneva James, era che avessero delle iscrizioni. Come doveva sembrare la scrittura di Atlantide? Per questo motivo siamo andati a documentarci al British Museum, dove sono esposte collezioni di testi antichi da cui abbiamo tratto ispirazione”.

Per il colore del tridente, Dehne voleva assicurarsi che la sua sfumatura venisse rifratta una volta sott’acqua, “sarebbe stato l’oro perfetto per le nostre cineprese. Abbiamo testato 20 tipi diversi di oro prima di decidere quale usare. Può sembrare facile, si potrebbe pensare ad una semplice una mano di vernice, invece è un processo che a volte può portarti via alcuni mesi”.

Ogni storia di un supereroe deve essere divertente e trasportarci in avventure mozzafiato, ma allo stesso tempo deve anche farci sentire come se avessimo imparato qualcosa di nuovo da questi personaggi, e che ognuno di noi possa riuscire a fare bene. Non serve un mantello per riuscire a farlo!

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