Biennale Architettura Venezia 2021 Louis Vuitton – La Fondation Louis Vuitton inaugura la nuova mostra che mette in dialogo le opere fondamentali dei celebri architetti Charlotte Perriand e Frank Gehry. Come parte della 17. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, la mostra è realizzata nel contesto del programma “Beyond the Walls” della Fondation Louis Vuitton. Il ciclo di mostre, inaugurato nel 2014, presenta opere inedite della Collezione negli Espace Louis Vuitton di Seoul, Tokyo, Monaco, Pechino, Venezia e Osaka, realizzando l’impegno della Fondation nel creare progetti internazionali e renderli accessibili ad un pubblico più vasto.

Nel corso dell’ultimo secolo, gli sviluppi della tecnologia hanno aumentato la frequenza con cui abbiamo reinventato le abitazioni. I progressi tecnologici, insieme al cambiamento dei valori sociali, hanno consentito agli architetti di inventare nuove soluzioni per il modo in cui viviamo. Dalle tecnologie industriali a quelle digitali, ogni epoca ha fatto promesse sulla capacità dell’architettura di incarnare i tempi, abbracciando queste innovazioni.

Oggi, nel mezzo di una crisi ecologica da noi stessi provocata, stiamo tentando di accogliere una popolazione globale senza precedenti entro confini in evoluzione. L’Espace Louis Vuitton Venezia presenta il lavoro di Charlotte Perriand e Frank Gehry, sia come riferimento storico, sia come soluzione concreta per le questioni che ci troviamo ad affrontare oggi. Due progetti sono esposti per la prima volta: il progetto Tritrianon (1937) di Perriand e il progetto Power Pack (1969) di Gehry.

Nelle loro rispettive epoche, Perriand e Gehry hanno risposto alle idee di mobilità, prefabbricazione ed efficienza, presentando idee che hanno ridefinito il concetto di casa. All’inizio del secolo scorso, il modernismo ha approfittato dell’industrializzazione per riformulare gli alloggi attraverso il processo industriale. Con l’obbiettivo di migliorare la qualità di vita e d’igiene, gli architetti modernisti hanno usato materiali industriali per formare una nuova visione dell’ambiente edilizio.

Dal 1934 al 1938, Charlotte Perriand progettò “abitazioni minime” basate su assemblaggi modulari che potevano essere prodotti in serie e costruiti in modo efficiente. I progetti sono stati pensati per avere un impatto minimo sull’ambiente circostante, fornendo al contempo i servizi abitativi essenziali. La piena comprensione del concetto di ergonomia ha permesso a Perriand di progettare spazi compatti in grado di adattarsi all’intera gamma di posizioni umane.

Le innovazioni della corsa allo spazio degli anni ‘60 hanno permesso la creazione di sistemi sempre più compatti ed efficienti per la vita nello spazio. Nel 1969, Gehry ha proposto un’unità abitativa autosufficiente trasportabile. Il progetto prevedeva una separazione del “sistema meccanico, elettrico e di smaltimento dei rifiuti” dal “rifugio”. Grazie alla capacità di funzionare con batterie o una con una singola fonte di alimentazione, Gehry ha definito la struttura di supporto un “alimentatore”.

L’architetto potrebbe progettare il “rifugio” per adattarsi a qualsiasi gusto o tipo di alloggio, mantenendo l’alimentatore come costante. Sebbene la soluzione per l’alimentatore sia rimasta un’idea, la separazione concettuale delle funzioni della casa in stanze indipendenti, ha permesso a Gehry di iniziare i suoi esperimenti nella progettazione degli alloggi degli anni ‘70 e ‘80.

Nel contesto della coscienza ecologica di oggi, l’alimentatore e le “abitazioni minime” sono precursori delle attuali innovazioni nella raccolta e nel consumo di energie indipendenti. La loro ambizione di connettere improbabili futuri utopici a soluzioni concrete è particolarmente rilevante per i problemi reali e urgenti che l’architettura si trova ad affrontare oggi.