Child 44 film recensione – Uno sguardo vero e duro del dopoguerra stalinista, tratto dalle pagine dell’omonimo romanzo di Tom Rob Smith. Sto parlando di Child 44, film in uscita nelle sale italiane il 30 di aprile, con la regia di Daniel Espinosa e interpretato da Tom Hardy e Noomi Rapace, nei panni dei protagonisti, e da Gary Oldman, Joel Kinnaman, Paddy Considine, Jason Clarke e Vincent Cassel.

Child 44, è un film genuino, non solamente perché è ispirato ad una storia vera, ma soprattutto per l’accurata ricerca storica che c’è dietro. Cosa che diventerà più chiara una volta che avrete letto la trama. Ci troviamo a Mosca, il centro nevralgico del regime stalinista ed è l’anno 1953. 

Leo Demidov (Tom Hardy), orfano della grande depressione del 1933, è diventato un eroe di guerra, ed ora è un superbo prodotto del sistema Sovietico, l’MGB. Una delle tante incarnazioni della Sicurezza di Stato sovietica, l’MGB fu l’organo di polizia che dal 1946 al 1953, ereditò la funzione di “polizia segreta” del vecchio NKVD, conducendo operazioni di spionaggio e controspionaggio, nonché attuando una politica di supervisione e sorveglianza per mantenere il controllo ed evitare la slealtà verso il regime.

Demidov, dunque si ritrova in una posizione di rilievo nell’MGB, è uno degli investigatori di punta delle attività dei dissidenti. Leo viene incaricato di trovare una presunta spia Anatoly Tarasovich Brodsky (Jason Clarke), insieme al sadico collega, Vasil (Joel Kinnaman). Dopo averlo trovato, ed ucciso ingiustamente le persone che lo avevano nascosto, il “traditore” viene torturato per scoprire i nomi delle persone con cui collabora.

A questo punto le cose si complicano, perché Anatoly fa il nome della moglie di Leo, la bella insegnante Raisa (Noomi Rapace), come parte del gruppo di cospiratori. Demidov è allora costretto ad indagare il presunto tradimento della moglie, ma è solo un proforma. Non importa se troverà o meno qualcosa, la scelta è semplice o la denuncia e muore solo lei, o si rifiuta e a morire possono essere lui, la moglie ed i suoi genitori adottivi, perché nell’Urss in quegli anni si è colpevoli semplicemente per associazione.

Mentre Leo si trova davanti questo terribile dilemma, accade qualcosa ancora più terribile, il figlio del suo amico, collega ed ex compagno d’armi Alexei Andreyev (Fares Fares) viene trovato morto, nudo, accanto ai binari del treno. Si tratta chiaramente di omicidio, ma come tutti sanno “Non ci sono crimini in Paradiso” ed affermarlo ti fa entrare subito nella lista dei traditori del regime.  Leo, allora per il bene del suo amico, e per il suo è obbligato a descrivere la morte del bambino come un incidente.

Nel frattempo Leo si rifiuta di denunciare Raisa, e un comandante dell’MGB, il Maggiore Kuzmin (Vincent Cassel), confina la coppia nella tetra città industriale di Volsk, dove scoprono che decine di altri ragazzini sono stati vittime di orribili incidenti vicino ai binari della ferrovia in circostanze pressoché identiche a quelle del figlio di Alexei. I due, allora, uniscono le forze con il capo della Polizia del luogo, il Generale Nesterov (Gary Oldman), e riescono a fare furtivamente ritorno a Mosca per raccogliere indizi sul caso, prima di risalire all’identità del killer, il mansueto operaio Vladimir Malevich (Paddy Considine).

Ma mentre Leo e Raisa erano esiliati a Volsk, la posizione lasciata da Demidov nel MGB è stata riempita da Vasili, che diventa sempre più psicotico e ossessionato da Leo. Alla fine, solo uno tra l’eroe, il pedofilo e il burocrate sopravvivrà allo spettacolare duello all’ultimo sangue nella foresta.

Insomma, grazie alla sceneggiatura di Richard Price, basata sul romanzo di Tom Rob Smith, dunque, Daniel Espinosa ci porta alla scoperta dello spietato sistema stalinista, attraverso crude scene d’azione, ma anche grazie all’attenta introspezione psicologica sui personaggi.

Infondo, infatti, quello di Smith è un racconto dal valore universale centrato sul modo in cui uno Stato totalitario può minare nel profondo lo spirito umano, che va esaminato attentamente per capire la vera portata dei danni inflitti.

Partiamo da Leo Demidov, improbabile eroe, che vive in simbiosi con i suoi conflitti interni. Trovare un attore per interpretare il protagonista disegnato da Smith, non era semplice, lo sceneggiatore e il regista necessitavano di un interprete capace di padroneggiare l’ampia gamma emotiva e fisica richiesta dal copione, passando da sommessi momenti drammatici a brutali sequenze d’azione. Avevano bisogno di qualcuno che fosse in grado di esprimere con delicatezza il conflitto interno del protagonista mentre cerca di trovare la sua umanità in una situazione disumana. L’hanno trovato in Tom Hardy.

Difficile era anche il ruolo di Raisa, soprattutto per Noomi Rapace, abituati come siamo ad identificarla col forte e determinato personaggio di Lisbeth Salander, in Uomini che odiano le donne. Infatti, la moglie di Leo Demidov è l’opposto di Lisbeth, è una maestra di scuola timida e sottomessa. Per interpretarla, infatti, Rapace si è immaginata la paranoia sperimentata dai comuni cittadini ogni giorno durante il regime stalinista.

Ad interpretare l’altra faccia della morale, nei panni dello stalinista psicopatico Vasili, c’era l’attore svedese Joel Kinnaman, che lavorò con Espinosa per la prima volta in Snabba Cash. Il suo compito è stato quello di rendere lo sleale burocrate della polizia segreta, Vasili, un personaggio tridimensionale, con il suo passato e le sue ossessioni.

Ma non tutti gli ufficiali delle milizie sovietiche, erano psicotici, anzi, una coscienza c’è l’avevano, come lo stanco capo della polizia di provincia, il Generale Mikhail Nesterov, interpretato da Gary Oldman. Si tratta dell’incarnazione vera e propria del compromesso morale che molti cittadini dovettero accettare per sopravvivere nel mondo politico dell’era di Stalin.

Lo stesso Oldam spiega: “La società stalinista era intrisa di così tanto terrore emotivo, fisico e psicologico da portare un personaggio come Nesterov a girare la testa dall’altra parte. Il sistema sovietico vieta ogni comportamento giudicato capitalista, come l’omicidio e la prostituzione, a tal punto che Leo e Nesterov hanno indossato, da un certo punto di vista, eticamente e emotivamente la camicia di forza. Se il tuo modo di pensare si discosta anche di poco dalla linea del partito, Stalin potrebbe bandirti. Questo è esattamente ciò che accade a Nesterov quando viene spedito in questo villaggio rurale, Vosk”.

Ma davanti all’atrocità degli omicidi che si trovano ad indagare, ne Nesterov ne Leo possono guardare dall’altra parte. Ed è proprio questa serie di omicidi ad essere ispirata, purtroppo, ad una spaventosa vicenda realmente accaduta: Andrej Romanovič Čikatilo, infatti, è stato un serial killer russo, soprannominato il Mostro di Rostov, accusato dell’omicidio di 53 donne e bambini fra il 1978 ed il 1990. In quel tempo, nell’URSS, i crimini come quelli commessi da Čikatilo erano censurati e reputati come “comuni solo nelle edonistiche nazioni capitaliste”, anche per questo Čikatilo fu arrestato solo nel 1990. Confessò oltre 50 omicidi, fu condannato a morte e giustiziato nel 1994.

Insomma, Child 44 ha tutto quello che si cerca in un buon film: un’ambientazione accattivante, in uno dei periodi più controversi, condannati e interessanti della storia moderna, un cast stellare che è entrato veramente nell’anima dei personaggi che interpreta, ed una storia che ti immobilizza sulla poltroncina del cinema dall’inizio alla fine.