Dior Haute Couture autunno inverno 2020 – La nuova collezione Haute Couture della Maison Dior per l’autunno inverno 2020 2021 è stata presentata con un filmato esclusivo realizzato da Matteo Garrone. Un universo affascinante, poetico e fantastico che reinventa il sogno di Dior.

Dior Haute Couture autunno inverno 2020: il film di Matteo Garrone

“Le immagini surrealiste riescono a rendere visibile quello che di per sé è invisibile. Sono incuriosita dal mistero e dal magico, che offrono anche un modo per esorcizzare la morte e l’incertezza del futuro” confida Maria Grazia Chiuri parlando della sua collezione haute couture autunno-inverno 2020-2021.

Dior Haute Couture autunno inverno 2020: Maria Grazia Chiuri

La Direttrice Artistica delle collezioni donna di Dior ritorna, in quel periodo bloccato, appena passato, e di cui viviamo ancora le risonanze, a guardare il surrealismo. Lo fa attraverso il lavoro di Lee Miller, Leonora Carrington, Dora Maar, Jacqueline Lamba, Dorothea Tanning. Artiste capaci di superare il ruolo di musa a cui la loro bellezza le aveva confinate inizialmente, e di mettere in scena con la loro vita e la loro opera una femminilità altra.

Dior Haute Couture autunno inverno 2020: il backstage con Matteo Garrone

La collezione haute couture è impronta di questa attitudine, connessa all’ascolto della natura, parte delle sue trasformazioni. Le superfici di alcuni abiti degradano nei rossi spettacolari delle barriere coralline, si increspano nei bagliori opachi delle onde del mare. I colori delle tele di Leonora Carrington, in cui la sospensione metafisica dei suoi immaginari si accende di colori pieni e lucenti.

Il corpo femminile dei surrealisti evoca anche il manichino interpretato in miniatura, che diventa oggetto poetico al centro del mondo del progetto della couture. L’artista Cindy Sherman ha fatto suo questo oggetto quasi magico in uno dei primi lavori video, che oscilla fra le atmosfere della storia della moda e le possibilità di una nuova rappresentazione. I manichini permettono di attivare adesso una diversa ritualità.

Racchiusa in un baule, che ha preso la forma della sede storica Dior in Avenue Montaigne, l’intera collezione haute couture intraprende il suo viaggio nel mondo. Evocazione del viaggio tracciato nella mappa di Monsieur Dior, ed eco di quel Théâtre de la Mode, mostra itinerante tra Europa e America delle creazioni dei sarti francesi che nell’immediato dopoguerra aveva viaggiato per il mondo.

Gli atelier Dior hanno compiuto l’impresa. Dall’alta moda giorno, con i suoi tailleur in tessuto maschile in cui la modellistica perfetta che riduce al minimo i tagli diventa ulteriore sfida nel virtuosismo di una creazione perfettamente in scala. Per passare al mantello che riesce a essere imponente nelle stratificazioni plissettate. Luminescenze che accendono i grigi e i gialli dorati, e li rendono guizzanti e indescrivibili.

La plissettatura a mano che fascia questi piccoli corpi restituendo la ricchezza del gesto creativo che definisce la couture. Fino alla sorpresa finale: l’abito da sposa, come imponeva una delle regole, disattesa da tempo, della couture.

Diventa paradossalmente più facile, quasi naturale, raccontare le straordinarie creazioni sartoriali enfatizzando proprio le proporzioni, e facendo implodere il corpo in quel manichino ambiguo, profondamente perturbante in senso fruediano, che è la poupée de mode.