Diptyque Eau Capitale profumo

Pur essendo nata nel cuore del V arrondissement, quasi sull’argine della Senna, e vivendoci ininterrottamente, nei suoi quasi 60 anni di esistenza, la Maison diptyque non ha mai raccontato la propria vita parigina.

Dopo la Venezia di Olène, la Grecia di Philosykos, il Viêtnam di Do Son e il Giappone di Oyédo, oggi diptyque rende un duplice omaggio alla sua città natale: Parigi.

Abbracciarla interamente era un’utopia. Altrettanto impossibile decidere di narrarne un unico aspetto. Come riuscire a scegliere la Parigi beffarda della divina Mistinguett o di Gavroche piuttosto che la Parigi rivoluzionaria di Camille Desmoulins e Louise Michel?

Per quale ragione preferire la Butte-aux-Cailles, tra le romantiche case a graticcio e le sponde dimenticate della Bièvre, alla Parigi artista, surrealista, cinematografica di Montparnasse? La discrezione del VII arrondissement oppure la pittoresca atmosfera del XVIII?

Come sempre per diptyque, la soluzione è giunta grazie ad un imprevisto, attraverso un incidente inaspettato, e molto probabilmente, considerato il profondo legame della Maison con la serendipità, è arrivata per caso ma non a caso.

È accaduto in avenue de l’Opéra, praticamente a domicilio. Infatti, recentemente la Maison si è insediata in uno splendido appartamento al piano nobile di un edificio in stile Haussmann ubicato in questa importante arteria cittadina. Tra gli elementi determinanti per questa scelta senz’altro le formidabili altezze dei soffitti, le grandi finestre, le eleganti serie di balconi, i caminetti di marmo, i parquet a spina ungherese, le modanature.

E aprendo una porta sul retro si scopre la sala da bagno di un’antica abitante della casa. Forse Sarah Bernhardt? Così si crede, anche perché ai suoi tempi questo era uno dei più eleganti indirizzi della Capitale…

Rivestito con affreschi in ceramica dalle decorazioni in cui si intrecciano coloratissimi pappagalli e variopinti pavoni, vedute marine e vegetazione lussureggiante, questo capolavoro dell’Art Nouveau (annoverato tra i monumenti storici) accende immediatamente il processo creativo, dando il via alla creazione di una composizione dedicata alla Parigi che precede la Grande Guerra.

Oltre alla suddetta sala da bagno, in realtà una sorprendente quantità di elementi legano diptyque a questo periodo a cavallo tra il XIXe il XX secolo: il cigno, al tempo simbolo di grazia femminile, è presente da trentasei anni nell’iconografia della Maison, siglando l’identità di l’Ombre dans l’Eau; come pure il pavone con il suo piumaggio, un altro feticcio di quegli anni, che dal 1968 l’Eau riporta sulla sua panoramica illustrazione; l’orientalismo, autentica passione dei tre fondatori Desmond, Christiane e Yves (rispettivamente Knox-Leet, Gautrot, Coueslant); i pittori e i grafici inglesi Arthur Rackham, Aubrey Beardsley o William Morris e le loro formidabili miniature stilizzate che ispirarono Desmond per definire la guida grafica delle etichette per i futuri flaconi.

Eau Capitale è la prima fragranza chypre di diptyque. E come tale riprende il principio concepito oltre cento anni fa, ma illuminato con le specificità del XXI secolo da Olivier Pescheux, profumiere di alto livello e leale complice della Maison.

Un profumo astratto, enigmatico, che incarna la raffinatezza leggermente distaccata dell’eleganza caratteristica della ville lumière. Dapprima la freschezza del verde di bergamotto tempera la voluttà preminente. Fruttato, certo, ma molto vivace e agrumato, ricco di succo acidulo.

È stato tempestato di bacche rosa per ricordare i pomander (arance ricoperte di chiodi di garofano) un tempo importati dall’Inghilterra da Desmond? O per orchestrare l’attesissimo incidente olfattivo? Tra il fiore e la spezia, un punto esclamativo che annuncia Capitale.

Al centro del triangolo, un bouquet di fiori quasi eccessivo. Petali aperti, sul punto di cadere, dagli effluvi intensi la cui dolcezza ricorda quasi una marmellata, delle rose di Bulgaria e di Turchia e dell’ylang-ylang delle Comore.

Senza dubbio François Coty utilizzava la varietà di Grasse della rosa centifolia (anche conosciuta sotto il nome di rosa di maggio). Oggi quasi scomparsa, i botanici l’hanno saputa sostituire con varietà estremamente raffinate provenienti dall’Europa orientale, dai confini con l’Asia, e di cui anche l’acqua residua, ben presente in questo caso, profuma divinamente.

L’ylang-ylang, ha accenti che ricordano le caramelle inglesi, un sentore invitante. La sua persistenza è notevole. La corteccia di cannella in essenza introduce i successivi toni boisé. Niente licheni né muschio di quercia o di pino! Ma vero patchouli. Con la sua foglia, distillata in Indonesia selezionando il cuore, cioè la parte più pregiata, secondo tutte le qualità etiche dello sviluppo sostenibile. Con la sfaccettatura pepata dell’Akigalawood ricavato da una reazione enzimatica della pianta al contatto con particolari batteri. Infine, con il Georgywood, per i suoi aspetti oscuri e terrosi di vetiver. L’Ambrofix, tra musk, tabacco e ambra grigia, ne conclude la scrittura olfattiva.

Per il flacone di Eau Capitale, diptyque ha fatto appello a Pierre Marie, disegnatore ornamentista e fedele collaboratore della Maison. Le sue immagini rigogliose e particolarmente attente allo stile liberty si leggono come un romanzo, fronte-retro dall’esterno all’interno del flacone, come voltando la pagina per saperne di più.

Su un lato, la Tour Eiffel, una profusione di rose, bergamotti, foglie di patchouli e le parole “Eau Capitale” in una scrittura ondulata. Sull’altro lato, un pavone dalla magnifica coda, punti, linee curve, intrecci, motivi che saturano ogni millimetro della superficie.

Una candela è l’ulteriore tributo che diptyque aggiunge a questa celebrazione della città. E ovviamente si tratta di una candela alla rosa. Nello scrigno in edizione limitata, insieme all’eau de parfum e alla candela profumata, trovano posto anche un profumo solido e un ciottolo di cera profumata.