Etro Uomo primavera estate 2023 – La poesia, oggi, ha qualcosa di utopico: oppone la purezza del sentimento alla necessità
di essere concreti, pragmatici, produttivi; celebra l’otium contemplativo a favore del negotium industrioso. Serve a molto quando l’opinione comune è che non serva a nulla. Eppure la poesia ha una potenza selvaggia e primordiale: nasce dall’urgenza profondamente umana di dar forma a impressioni, umori, sensazioni, esprimendoli attraverso la parola. Nel suo etimo crudo significa, semplicemente, fare, comporre.

Etro Uomo primavera estate 2023: il fashion show

Questa collezione, annunciata da versi inviati nell’etere ad personam e recitati al telefono, celebra la poesia come utopia realizzata e modo di dar forma al caos interiore. Sentimentale nel movimento che la genera, è un florilegio carnoso e carnale di sentimenti delicati e sensuali, composti in una lingua che li asciuga e li ritma per amplificarli. Il processo di riduzione e alleggerimento è lo stesso del comporre versi: si scarnifica per massimizzare.

Il ritmo circadiano segue il percorso di una giornata: apre nella delicatezza bianca e neutra del mattino, brucia nella luce zenitale che arde, scintilla in un notturno stellato, percorso da trame metalliche. È un lussureggiare di fiori e di motivi, su forme che invece appaiono essenziali, come un distico o un haiku: il caftano, il kimono, la souvenir jacket, ma anche il blazer chiuso da un obi, il pullover, la camicia, e poi gli shorts da boxeur, la camicia lunghissima, il cappotto leggero immateriale.

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Il corpo maschile si percepisce dietro le reti, attraverso le perforature del sangallo che percorrono maglie e camicie, nelle trasparenze di materie impalpabili come le sete dei caftani, i lini degli abiti e il cotone metallizzato, sotto il fluire di rasi stropicciati nei completi sartoriali, la sensualità dei costumi da bagno indossati con la camicia. I volumi immaginati da Etro sono morbidi, e accompagnano il movimento.

Scarpe dalle suole di corda e sandali suggellano l’idea di leggerezza. Altrimenti si va scalzi, per riconnettersi alla terra, celebrando la poesia come utopia del dolce far niente, ma del massimo peso, venata di erotismo gentile.

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