Festival Cinema Venezia 2018 Yugen: il film painting di Martha Fiennes con Salma Hayek
In occasione del Festival del Cinema di Venezia 2018, è stato presentato Yugen, un termine che appartiene alla filosofia estetica giapponese e che rimanda a una profonda consapevolezza dell’universo e al contempo ne simboleggia l’eterno mistero. Yugen è anche il titolo scelto da Martha Fiennes, celebrata artista e regista, per il suo ultimo progetto creativo: un film painting realizzato con un sofisticatissimo sistema informatico creato da lei stessa, che non ha dunque precedenti.
Yugen è un’operazione sinergica tra Martha Fiennes, Salma Hayek – star internazionale che ha accettato di essere letteralmente il fulcro visivo del progetto – e Magnus Fiennes, compositore e autore delle musiche.
Il progetto è stato prodotto da Tendercapital, società creata da Moreno Zani nella salda convinzione che la combinazione di talento, integrità e innovazione possano fare la differenza rispetto al mondo della finanza tradizionale.
Yugen è un’esperienza visiva assolutamente inedita: ha per protagonista la statuaria Salma Hayek che tiene l’asse di una scena in costante movimento, un intorno che muta secondo i principi dello Sloimage del quale Martha Fiennes è un’assoluta pioniera. Sloimage è un sistema complesso che Fiennes ha messo a punto con l’aiuto del produttore Peter Muggleston nel 2011 e che permette alle immagini di prendere letteralmente vita.
La prima realizzazione in Sloimage è stata Nativity che ha debuttato al Covent Garden di Londra – dopo un preview al V&A – per poi essere presentato anche alla Biennale di Venezia nel 2017. Se Nativity prendeva spunto evidentemente dal repertorio visivo delle natività rinascimentali, Yugen insiste su una nota contemplativa, non scevra da un certo misticismo orientale.
“Mi sono sempre riconosciuta in progetti di larga portata” – rivela Martha Fiennes – “come l’espansione dei livelli della realtà. Con Yugen cerco di stimolare un’idea, o delle idee, che evochino dimensioni alternative rispetto all’esperienza della realtà. Il mio lavoro d’immagini in movimento evolve dall’impulso a esplorare ed estendere il medium del film. In questo caso, a rompere con la tradizionale linearità della narrazione filmica e lasciare alla macchina, a un ideale AI (Artificial intelligence) la responsabilità della decisione. La natura imprevedibile dell’opera implica che non esista una lunghezza prescritta, né un principio, un mezzo e o una fine. Lo spettatore è invitato a liberare la mente ed espandere la sua consapevolezza”.
Salma Hayek è una presenza importante rispetto al progetto: diviene un’icona su larga scala, un simulacro, una sorta di papessa che si staglia su di un fondo in costante movimento creando immagini continuamente differenti e fatalmente evocative.
Hayek diviene la personificazione di realtà alternative, è immersa in un paesaggio di fondo che è altrettanto performante perché in costante mutamento: lo spettatore si trova dunque di fronte a scenari alternativi ed è trascinato in un viaggio di esistenze parallele. La stessa Martha Fiennes definisce il suo ruolo come “chiave rispetto alla creazione di quest’opera. É sia musa che fonte d’ispirazione, capace di entrare nel personaggio senza alcuno sforzo. Salma lavora con un istinto superlativo e personale, con coraggio, creatività e humor!”.
I film di Martha Fiennes, come lei non manca di sottolineare, non sono “video arte”: lo Sloimage è un’esperienza molto più prossima a quella della pittura. Il rapporto col tempo è quello della fruizione di un dipinto perché è lo spettatore che sceglie quanto tempo trascorrere davanti allo schermo, consapevole che non esiste una storia, un prima e un poi, ma è nel mezzo di una cosmogonia continua.
Non a caso è stata scelta una donna come fulcro vitale del progetto: Salma Hayek è trattata in questo senso come una sorta di vestale della generazione, punto fermo rispetto a un mondo in continua mutazione; generato artificialmente da una macchina, ma pur sempre generato ex-novo.
Yugen dunque è realizzato con un nuovo processo filmico che sfida le convenzioni del cinema e propone il mescolarsi e sovrapporsi di pittura, fotografia e film: il risultato è intrigante; sono immagini che s’imprimono nella mente secondo modalità individuali. È dunque un rigenerarsi perpetuo di un ciclo imprevedibile e perciò unico e spontaneo.
“La mia intenzione – spiega Martha Fiennes – era di creare un’esperienza narrativa meno legata alla percezione di quanto siamo abituati. Nulla è stato organizzato in maniera convenzionale il che significa che l’esperienza visiva è sdoganata da ogni specifica visione creativa. La tecnologia dietro il lavoro permette che ogni sequenza sia selezionata random tra migliaia di possibilità”.
L’artista fa in questo caso un passo indietro e si affida all’algoritmo come un qualsiasi altro spettatore. I toni generalmente scuri di Yugen, che da sempre ricorrono nella cinematografia di Martha Fiennes, ribadiscono il misticismo della visione; un’esperienza che è oltremodo accentuata dalle musiche create specificatamente per questo progetto da Magnus Fiennes. Il suono assume qui un potere ipnotico, seduce la mente dello spettatore e ne implementa il gioco interattivo.
credit image by Press Office – photo by Matteo Carassale