E’ finalmente finita l’attesa! Esce domani nelle sale cinematografiche italiane Il Primo Uomo diretto da Damien Chazelle con Ryan Gosling, Claire Foy, Jason Clarke, Kyle Chandler, Patrick Fugit, Ciaran Hinds, Ethan Embry, Shea Whigham, Corey Stoll, Pablo Schreiber.

Tratto dal libro di James R. Hansen “First Man: The Life of Neil A. Armstrong”, First Man – Il Primo Uomo rivela le intime introspezioni nella vita privata dell’eroe mondiale e svela momenti, precedentemente sconosciuti, che definiscono il personaggio.

E’ un film sul sacrificio, sul dolore e sulle ferite che portiamo addosso. E’ una storia ricca di emozioni di un uomo che cerca di essere padre e marito mentre intraprende questo viaggio nel cosmo.

Dopo un PhD in storia della scienza e della tecnologia conseguito presso la Ohio State e dopo aver trascorso più di 20 a scrivere ed insegnare sullo spazio e la storia, Hansen ha iniziato a scrivere la sua prima biografia. E’ stato nel 2000 che l’autore ha contattato per la prima volta Armstrong e gli ha chiesto di poter raccontare la storia dell’eroe. Dopo due mesi Armstrong (che raramente concedeva interviste e men che meno gradiva l’idea di documentare tutta la sua vita) educatamente rifiutò la richiesta.

Ci volle del tempo dopo l’iniziale richiesta di Hansen prima che il pilota concedesse il via libera per scrivere la sua biografia. “Mi ci vollero circa due anni per avere finalmente l’autorizzazione da lui” riflette l’autore. “La famiglia di Neil lo ha incoraggiato a farlo; il momento cruciale venne quando mi invitò a casa sua, nei sobborghi di Cincinnati — dove aveva vissuto per circa 20 anni — e trascorremmo il pomeriggio a parlare per ore. Mi sentivo molto ottimista ma anche dopo questo incontro gli ci volle del tempo prima di essere pienamente convinto.” Hansen considerava il dualismo del suo soggetto affascinante. “Neil poteva stare in una cabina di pilotaggio a prendere decisioni immediate ma quando si trattava di altre cose che riguardavano la sua vita era sorprendentemente cauto e ponderato.”

Era fondamentale per il team di produzione non raccontare semplicemente una storia che parlasse di un eroe di cui abbiamo visto molte immagini ed interviste ma esplorare cosa avesse spinto lui, la sua famiglia ed i suoi colleghi della NASA a raggiungere l’impensabile.

Sebbene fosse noto come una persona riservata, dopo aver incontrato i realizzatori, Armstrong accettò un adattamento cinematografico della sua vita. Fortunato per essere stato presentato ad Armstrong prima che questi morisse il 25 agosto 2012, non ci sarebbe stato alcun modo di realizzare questo film senza la sua benedizione.

Noto al pubblico come un solitario, Neil Armstrong era molto di più agli occhi della sua famiglia e delle persone che gli erano vicine. Il figlio minore, Mark Armstrong spera che il film faccia luce su chi fosse realmente suo padre. “Spero che le persone lo vedano come un uomo che ha dovuto affrontare circostanze molti difficili” dice Mark Armstrong. “Si pretendeva molto da lui e lui si è sforzato di fare la cosa giusta. Questo era sempre il suo mantra: prendere ogni situazione e trovare il modo giusto per affrontarla”.

“Era una persona normale”, aggiunge il fratello di Mark, il figlio maggiore di Neil, Rick Armstrong. “Coloro che lo vedevano soltanto nei notiziari forse non lo sapevano, ma era anche una persona molto divertente. Quando era in compagnia degli amici era una persona completamente diversa rispetto alla sua immagine pubblica. E spero che il film lo faccia emergere.”

First Man Il Primo Uomo 2018: Damien Chazelle


Sebbene i produttori Wyck Godfrey e Marty Bowen avessero impiegato parecchio tempo a sviluppare la sceneggiatura per First Man- Il Primo Uomo fu solo dopo aver incontrato il regista vincitore di Oscar Damien Chazelle che il puzzle è stato completato. Questo è avvenuto nel periodo successivo a quando aveva creato Whiplash e durante la pre-produzione di La La Land. Riferisce Godfrey: “Abbiamo parlato a Damien del personaggio nella storia e lui se ne è innamorato ed ha accettato di aiutarci. Da lì le cose sono andate avanti abbastanza velocemente.”

Insieme ai suoi colleghi produttori, Chazelle si è rivolto allo sceneggiatore Josh Singer, vincitore di premio Oscar, per dare forma alla sceneggiatura. Chazelle è rimasto colpito dalla prospettiva particolare di Singer sull’arco del personaggio, percependo che il loro sceneggiatore aveva istintivamente colto ciò che era più affascinante del loro eroe.

La richiesta di Chazelle al suo team era che si assicurasse che tutto quello che si vede sullo schermo fosse autentico rispetto al periodo storico e a queste missioni brutali. Mesi prima che iniziasse la pre-preproduzione, lui ed i suoi collaboratori hanno realizzato dei seminari sulle scene, trascorrendo del tempo con la famiglia di Armstrong e con tutti coloro che capivano questa storia in profondità.

La curiosità per i dettagli affascinanti e per l’istinto di Armstrong hanno spinto Chazelle ad andare in profondità nelle sue ricerche. “Per afferrare la situazione ho dovuto esplorare la vita di Neil nella propria famiglia; era una storia che doveva essere imperniata tra la luna ed il lavandino della cucina, l’immensità dello spazio contrapposta ai toni della vita quotidiana,” continua. “Ho scelto di girare il film come fosse cinema vérité, rappresentando in modo realistico sia per le missioni spaziali che nei momenti più intimi e riservati della famiglia Armstrong. La mia speranza era che questo approccio potesse evidenziare la sofferenza, la gioia, le vite vissute e quelle perdute nel nome di uno degli scopi più famosi della storia: mettere piede sulla luna.”

First Man Il Primo Uomo 2018: Ryan Gosling


Sebbene il regista avesse inizialmente visto lo stile del film come documentaristico. Gosling lo ha spinto a prendere quel termine in senso più letterale. La star di First Man – Il Primo Uomo ha chiesto al suo regista di presentare un quadro completo che catturasse ogni piccolo dettaglio oltre che i momenti intermedi, che hanno portato all’allunaggio.

Noto come uno scrittore in grado di scrivere sceneggiature tradizionalmente accese e avvincenti, tra cui Spotlight e The Post, quando gli fu commissionata la stesura della sceneggiatura per First Man – Il Primo Uomo, lo sceneggiatore vincitore di Oscar Josh Singer si è messo al lavoro studiando un nuovo tipo di eroe.

Singer ammette di essere stato affascinato da quanto sia stato infaticabile Armstrong nel perseguire un obiettivo emblematico. “Può sbagliare, sbagliare di nuovo ed ancora una volta ma continuerà a rimettersi in piedi e ad imparare dai propri fallimenti, che è anche il programma della NASA,” afferma lo scrittore. Dopo aver studiato a fondo le sfide che Armstrong aveva affrontato ed aver scoperto dei dettagli fondamentali della sua vita, Singer era sicuro che ci fosse una storia cinematografica da raccontare.

Sebbene l’esito dell’allunaggio dell’Apollo 11 sia ben noto, i passaggi scrupolosi e pericolosi che hanno portato alla missione (oltre che la capacità di resistenza e la determinazione dell’uomo che ha fatto il primo passo) sono, per la maggior parte delle persone, un mistero.

L’obiettivo del regista era di dare al pubblico un’idea diretta di cosa fosse necessario per addestrarsi per questo tipo di missione, oltre che essere il primo all’interno delle prime cabine di pilotaggio di quel tipo. Insieme a Singer e Gosling, l’ispirazione di Chazelle era di cogliere quanto viscerale, difficile e spaventoso fosse questo viaggio, oltre che dei sacrifici necessari per diventare il primo uomo sulla luna.

Con il supporto della famiglia di Armstrong, Chazelle, Singer ed i produttori si sono messi al lavoro per portare sul grande schermo la storia dell’eroe americano. Il film, che copre il periodo dal 1961 al 1969, fornisce al pubblico una visione chiara di cosa accadde all’interno delle mura della NASA, oltre che gettare uno sguardo all’interno della vita privata di Armstrong, notoriamente riservata.

Non sono state soltanto le due settimane di prove prima delle riprese con Gosling e gli attori che interpretano i componenti della famiglia Armstrong, è stato il numero di scene per le quali il regista e la star hanno improvvisato insieme. Chazelle ha finito con il filmare molte di queste sequenze e numerose scene sono poi finite nella copia finale del film.

E’ stato l’incrocio tra il punto di vista di Chazelle ed il libro di Hansen che hanno attratto l’attore. “Credo che non appena ho imparato cosa fosse la luna ho appreso che qualcuno di nome Neil Armstrong vi aveva messo piede,” afferma Gosling. “Lui era sinonimo di luna a mi sono reso conto, dopo aver letto il libro di James Hansen First Man, che sapevo pochissimo sia dell’una che dell’altro. A livello emotivo sono rimasto sopreso nell’apprendere quanto profonda fosse la perdita vissuta da Neil e sua moglie Janet prima e durante quelle missioni storiche. A livello pratico, non credo che avessi colto appieno quanto fossero pericolose quelle missioni; quanto fossero claustrofobiche e fragili quelle capsule spaziali; quanto fosse primitiva la tecnologia rispetto agli standard odierni”.

In First Man – Il Primo Uomo, Gosling dimostra la sua dedizione con il tempo passato a studiare come interpretare questa icona mondiale. Frank Hughes, che è stato uno degli addestratori degli astronauti delle missioni Gemini ed Apollo, ha addestrato Gosling in una maniera simile al modo in cui aveva lavorato con Armstrong negli anni ‘60. Gosling ammette che sarebbe stato impossibile diventare Neil Armstrong senza l’aiuto di numerosi collaboratori. “Sono stato molto privilegiato per aver avuto la possibilità di incontrare Janet Armstrong prima che morisse. Ho anche avuto la grande fortuna di parlare con i due figli di Neil, Rick e Mark ed ho trascorso del tempo con la sorella di Neil, June, presso la loro fattoria di Wakaponeta, in Ohio, dove è nato Neil. Il museo Armstrong Air & Space Museum e le strutture della NASA di Cape Canaveral e di Houston mi hanno aperto le porte. C’erano anche esperti ogni giorno sul set per dare la loro consulenza sugli elementi specifici di ogni missione che cercavamo di riprodurre. Io avevo praticamente sempre la possibilità di contattare lo scrittore James Hansen e consultare il suo libro First Man; un’opera di più di 700 pagine di ricerca meticolosa. Non ho mai ricevuto così tanto aiuto nel prepararmi ad un ruolo né sono mai stato in contatto con così tante persone entusiaste e felici di aiutarmi”.

First Man Il Primo Uomo 2018: Claire Foy


Tra i componenti della famiglia rappresentati in First Man – Il Primo Uomo troviamo Janet Armstrong, interpretata da Claire Foy, Pat White, interpretata da Olivia Hamilton, e Marilyn See, interpretata da Kris Swanberg. Per prepararsi al suo ruolo, la Foy spiega che, come molti altri attori, si è rivolta allo scrittore Hansen: “Jim mi ha dato i nastri delle registrazioni che aveva fatto di Janet quando l’aveva intervistata. Lei promuoveva il programma spaziale e sosteneva il marito, ed era una specie di portavoce per la NASA così come lo erano le altre donne.”

Purtroppo, la Foy non ha potuto incontrare di persona Janet Armstrong a causa delle condizioni metereologiche inclementi che hanno impedito ad Armstrong di visitare il set ad Atlanta. Janet è scomparsa il 21 giugno 2018, all’età di 84 anni. L’attrice è rimasta colpita dalla tenacia della donna che interpretava.

Per la Foy, questa storia non riguarda solo la missione, andare sulla luna o il programma spaziale: “La storia riguarda Neil come essere umano e cosa significa per un essere umano fare dei progressi così straordinari per l’umanità,” afferma, “e cosa li spinge a mettere a rischio la propria vita per il resto dell’umanità. Vale la pena guardare alla persona che è stata al centro di tutto piuttosto che pensare soltanto a quello che ci è stato propinato negli ultimi 50 anni circa quello che questa persona ha fatto. Si tratta di guardare indietro e chiedersi qual è stato il costo per la vita di quella persona.”

Il suo regista spiega con quale facilità la Foy si sia perfettamente inserita nella produzione ed abbia incarnate la nostra eroina, la persona che, secondo lui, aveva la parte più difficile nell’equazione Armstrong, andare lei stessa in missione con Neil, cercando, al contempo, di tenere insieme la famiglia.

First Man Il Primo Uomo 2018: Le missioni Gemini


Quando si è trattato di scegliere gli astronauti, i realizzatori si sono concentrati sulla ricerca di forti attori caratteristi che potessero catturare il pubblico creando, al contempo, una rassomiglianza con le persone che interpretavano. Il progetto Gemini è stato il terreno di addestramento per le missioni lunari dell’Apollo, essenziale per preparare la NASA agli allunaggi. Dieci equipaggi hanno condotto missioni sulle navicelle spaziali che volavano con un equipaggio di due uomini e le missioni Gemini sono state realizzate dal marzo 1965 ed il novembre 1966—tra i programmi Mercury ed Apollo.

Tra i nove uomini selezionati per il Progetto Gemini c’erano: Neil Armstrong (Ryan Gosling), Ed White (Jason Clarke), Jim Lovell (Pablo Schreiber), Gus Grissom (Shea Whigham), Pete Conrad (Ethan Embry), Elliot See (Patrick Fugit), David Scott (Christopher Abbott), Buzz Aldrin (Corey Stoll) e Richard F. Gordon (Skyler Bible).

Clarke ha interpretato Ed White, che ha compiuto la prima Passeggiata americana nello Spazio nel 1965 durante la missione Gemini IV. Anche Clarke ha avuto l’opportunità si incontrare la famiglia White, compreso il figlio di White, Ed Jr., e sua figlia Bonnie White (oggi Bonnie Baer).

Ad essere ingaggiato per interpretare Jim Lovell, un altro dei nove piloti della Gemini, oltre che comandante in seconda di Neil Armstrong per la missione di allunaggio Apollo 11 è stato Pablo Schreiber. Lovell divenne un nome noto ai più dopo l’interpretazione che ne fece Tom Hanks come comandante nella missione Apollo 13.

In First Man – Il Primo Uomo, vediamo Lovell principalmente come responsabile delle comunicazioni della capsula spaziale durante la missione Gemini VIII con David Scott e Neil Armstrong. Il produttore Godfrey spiega che Gus Grissom era fondamentalmente l’astronauta che la maggior parte delle persone riteneva sarebbe stato messo al comando. Il team di produzione ha trovato il proprio Gus in Shea Whigham.

Per interpretare il ruolo di Pete Conrad, che è stato comandante della Gemini XI — e che ha continuato con il programma Apollo come comandante della missione Apollo 12 — diventando il terzo uomo a camminare sulla luna, è stato scelto Ethan Embry. Per l’attore, questa è stata la prima opportunità di interpretare una figura storica.

La principale missione Gemini evidenziata è la missione innovativa Gemini VIII di David Scott e Neil Armstrong dove furono i primi a collegare tra di loro due navicelle spaziali nell’orbita terrestre. Questo importante risultato si sarebbe dimostrato di vitale importanza per il successo delle future missioni di atterraggio sulla luna.

Ad interpretare Scott, co-pilota di Armstrong per la sequenza della missione Gemini VIII, la produzione ha ingaggiato l’attore Chris Abbott. A causa di un malfunzionamento della navicella, la Gemini VIII cominciò a ruotare su se stessa in maniera incontrollabile durante la sequenza di aggancio e Scott perse i sensi; tuttavia, grazie alla velocità con cui Armstrong riuscì a riflettere sul da farsi, riuscì a fermare la rotazione e a riportare la navicella sulla terra senza danni.

First Man Il Primo Uomo 2018: Il Progetto Apollo


Lo scopo della missione per l’Apollo 11 era di raggiungere un obiettivo nazionale fissato dal Presidente John F. Kennedy il 25 maggio 1961: far atterrare sulla luna un equipaggio e tornare sulla Terra. Dal lancio al ritorno sulla Terra ci vollero 8 giorni, 3 ore, 18 minuti e 35 secondi perché questi piloti dell’Apollo 11 lasciassero un segno nella Storia. Il 20 luglio 1969 fecero esattamente questo.

Molti dei piloti del programma Gemini continuarono con il Progetto Apollo, progettato, tra gli altri obiettivi, per portare avanti l’esplorazione scientifica della luna e consentire agli Stati Uniti di raggiungere la superiorità nello spazio. Tra i piloti dell’Apollo 1 c’erano Gus Grissom (Whigham), Ed White (Clarke) e Roger Chaffee (Smith). Purtroppo, il 27 gennaio del 1967, si verificò una delle peggiori tragedie nella storia dei voli spaziali, quando l’equipaggio di Grissom, White, e Chaffee morì a causa di un incendio a bordo del Modulo di Comando dell’Apollo durante un test pre-volo a Cape Canaveral. Si stavano addestrando per il primo volo dell’Apollo con equipaggio, una missione orbitante intorno alla Terra il cui lancio era previsto per quel febbraio.

Come parte del tour presso il Centro Spaziale Kennedy, il cast poté visitare il sito di lancio dell’Apollo 1, che fu uno dei momenti più toccanti della produzione. Tra i piloti dell’Apollo 11, coloro la cui missione era il primo atterraggio sulla luna erano il Comandante Neil Armstrong, il Pilota del Modulo di Comando Michael Collins ed il Pilota del Modulo Lunare Edwin “Buzz” Aldrin. Collins, insieme a Buzz Aldrin hanno visitato il set per assistere alle riprese e alla fine hanno incontrato gli attori che li interpretano.

I due al commando di questo gruppetto di coraggiosi erano il direttore del settore “flight-crew operations”, interpretato da Kyle Chandler, e Bob Gilruth, interpretato da Ciarán Hinds. Slayton e Gilruth erano tra i funzionari incaricati di verificare quando una missione riceveva il via: il peso di molte vite era nelle loro mani. Dal momento che esisteva la possibilità che non riuscissero a riportare a casa i loro ragazzi, lo stress che Gilruth e Slayton dovevano reggere mentre leggevano il discorso della Casa Bianca su un potenziale disastro sulla luna era travolgente, una responsabilità che presero con grandissima serietà.

First Man Il Primo Uomo 2018: Speciale Costumi di Scena


Grazie alla banca dati della NASA, complete di foto d’archivio, la costumista Mary Zophres ed il suo team hanno potuto effettuare le ricerche per trovare con precisione ciò che gli astronauti indossavano in ogni momento.

“La banca dati della NASA è come una miniera d’oro di informazioni,” afferma la Zophres. “Andiamo dall’X-15 alla Gemini V alla Gemini VIII all’Apollo 1 e poi all’Apollo 11. Con il progredire del programma spaziale, la sua documentazione divenne sempre più corposa. Mano a mano che il paese si avvicinava sempre più all’Apollo 11, lo documentavano in maniera sempre più approfondita”.

Setacciare gli archivi della NASA trasformò rapidamente la Zophres ed il suo team di costumisti in detective di abiti d’epoca. “C’è una vastità di ricercar disponibile ma questa è una cosa insidiosa,” riflette. “Loro hanno fotografato ogni cosa dagli eventi promozionali ai lanci di collaudo, il che ha reso difficile discernere quali foto corrispondevano agli eventi che stavamo filmando. Avevo la sensazione di aver ricominciato ad apprendere cose sul programma spaziale ed il lancio sulla luna. Per le tute dell’Apollo 11 ne avevamo due, una per ciascun attore ed una per la loro controfigura.”

Per gli abiti civili nel film, la Zophres spiega che erano stati abbastanza fortunati da avere la documentazione sugli astronauti nella loro vita personale, grazie al fotografo della rivista Life, Ralph Morse. “Per Mike, Buzz e Neil, c’erano numerose foto in abiti civili fatte di loro fino al momento del lancio,” dice la costumista. “Abbiamo cercato di guardare quante più foto di persone reali riuscivamo a trovare per poterne trarre spunto. Ad esempio Olivia, che interpreta Pat White, era andata a trovare Ed e la figlia di Pat ed è riuscita a mettere le mani su alcune foto di famiglia. Ciò è stato estremamente utile. Non stavo cercando di copiare le foto vere e proprie ma solo prendere spunto da queste per cogliere il tipo di stile personale delle persone che stiamo cercando di cogliere.”

“C’erano certe cose che sono state dettate da ciò che era disponibile,” continua. “Prima di tutto siamo prima di internet; c’erano due posti dove andare a fare acquisti ad El Lago, Texas. C’era un negozio JC Penny ed uno Sears, ed è questo il motivo per cui alcune delle persone sembrano avere uno stile simile. Questo perché questo era tutto ciò a cui avevano accesso.”

La costumista riconosce il valore del fatto che Janet non indossa nulla con volant o pizzi. Riflette: “Questo è ovvio nel suo abbigliamento ma abbiamo cercato di mostrare il passar del tempo. All’inizio ha poco più di vent’anni e alla fine ha superato i trenta. C’è una maturazione che accompagna sia Janet che Neil e questo lo vediamo più chiaramente con questi due personaggi rispetto a qualsiasi altro.”

Con un film ambientato dal 1961 al 1969, la Zophres ed il suo team hanno avuto un gran da fare per rappresentare un film d’epoca che ha riguardato quasi un decennio. “Le tute sono la cosa più difficile da trovare, anche cercare di capire il giusto peso che esse devono avere,” commenta. “Questa è stata la maggiore sfida ma abbiamo trovato alcuni bei pezzi di materiale vintage che ci ha consentito di costruire abiti per Janet e per Neil. Abbiamo costruito molti capi di abbigliamento ma molti li abbiamo anche trovati, il che è stato fantastico. Aiuta a conferire autenticità al look utilizzare capi veri del periodo.”

credit image by Press Office – photo by Universal Pictures and DreamWorks Pictures/Daniel McFadden