Honey Don’t! a Cannes 2025: un’eroina sopra le righe, il red capet

Presentato fuori concorso al Festival di Cannes 2025, Honey Don’t! di Ethan Coen prosegue il percorso comico e disinibito del regista all’interno di un universo queer e grottesco. Con Margaret Qualley nei panni di un’investigatrice privata che si ritrova coinvolta in una rete intricata tra morte, culto religioso e un tocco di romanticismo imprevedibile, il film diverte ma si perde nei meandri di una narrazione troppo sfilacciata. Accanto a lei, Aubrey Plaza e Chris Evans si muovono in un mondo dove il confine tra parodia e verità si dissolve tra gag e atmosfere pulp.

Honey Don’t!: il trailer ufficiale

Il cuore pulsante del film è Honey O’Donahue, interpretata da una Margaret Qualley pienamente a suo agio nei panni di un’investigatrice tanto audace quanto sfrontata, che si aggira per le strade polverose della California in cerca della verità dietro la morte di una giovane donna. Il suo mestiere è quello di smascherare infedeltà, ma questa volta le sue indagini la trascinano ben oltre il consueto. Una comunità religiosa dai toni inquietanti, un reverendo megalomane e una relazione incandescente con una poliziotta distaccata la portano verso territori sconosciuti.

Intrighi e suggestioni pop

Sulla carta, il film sembra voler omaggiare certi noir anni Settanta mischiati a un’estetica da b-movie, ma lo fa con uno sguardo marcatamente postmoderno. Il duo Coen–Cooke costruisce una narrazione fatta di frammenti, sketch e caratteri esagerati, dove l’intreccio serve più come pretesto per accumulare situazioni stravaganti che per condurre a un punto risolutivo.

A funzionare è soprattutto l’universo che prende forma sullo schermo: tra abiti sgargianti, musiche dissonanti e comprimari surreali — da una misteriosa motociclista francese a un assistente di nome Spider vestito come uscito da un cartone animato — Honey Don’t! crea un microcosmo stilizzato che incuriosisce e diverte. Merito anche della direzione artistica e dei costumi firmati Peggy Schnitzer, capaci di tratteggiare ogni personaggio con precisione quasi caricaturale.

Una struttura narrativa frammentata

Se l’inizio sembra promettere una detective story dal ritmo serrato, via via il film deraglia in una serie di siparietti che, sebbene talvolta spassosi, faticano a tenere insieme l’impianto narrativo. Le linee narrative — la morte della giovane Mia, le attività del culto, la relazione con la nipote, il flirt con MG — vengono trattate con leggerezza, lasciate in sospeso o risolte in maniera approssimativa.

Lo sguardo di Coen si fa disilluso, ironico, talvolta caustico, ma sembra più interessato al tono che alla sostanza. Si ha spesso la sensazione che i personaggi agiscano per alimentare la prossima trovata umoristica piuttosto che per reale sviluppo interno.

Interpretazioni a fuoco

Margaret Qualley domina la scena con una performance scattante e ironica. Aubrey Plaza, nel ruolo della glaciale MG, offre un contrappunto affascinante, restituendo una tensione emotiva che dà profondità alle sequenze più intime. Chris Evans, nei panni del reverendo Drew Devlin, gioca con il proprio carisma in una chiave volutamente grottesca e ambigua.

Tra i comprimari spiccano Charlie Day come detective svampito e Gabby Beans, che infonde ritmo e leggerezza al personaggio di Spider. Il film trova così nella coralità del cast uno dei suoi punti di forza, offrendo varietà e dinamismo anche quando la sceneggiatura perde coesione.

Una visione spiazzante e irriverente

Honey Don’t! non è un film che cerca la coerenza. È piuttosto una collezione di visioni, battute e situazioni fuori asse, immerse in un’estetica che ricorda certi fumetti underground o le pellicole pulp degli anni ’80 reinterpretate alla luce delle nuove sensibilità queer.

La regia di Coen, pur restando sobria nella messa in scena, lascia spazio al caos narrativo, preferendo l’accumulo al cesello. È una scelta consapevole, che però alla lunga rischia di lasciare lo spettatore in attesa di un’evoluzione che non arriva mai davvero.

Il red carpet di Honey Don’t! a Cannes 2025

Margaret Qualley, ambasciatrice Chanel e attrice protagonista del film “Honey Don’t!”, ha indossato un abito bustier personalizzato in crepe di seta e chiffon rosa cipria impreziosito da un fiocco nero e da una camelia rosa cipria, ispirato ad un look della collezione Haute Couture primavera estate 1990 della Maison. A completare il suo outfit un anello Gold Slider in oro giallo 18 carati e diamanti, della collezione Alta Gioielleria Chanel e orecchini Bouton de Camélia in oro giallo 18 carati e diamanti, sempre Chanel.

In occasione della première del film Honey Don’t!, Paris Jackson e Aubrey Plaza hanno scelto di indossare le splendide creazioni di Maison Messika. L’attrice, modella e cantante statunitense Paris Jackson ha brillato con l’anello doppio di Alta Gioielleria Diamond Frequencies, in oro bianco e diamanti, e l’anello Move Link, in oro rosa, pavé di diamanti e diamanti. Un mix di stile deciso e dettagli preziosi che ha catturato l’attenzione di tutti sul red carpet.

L’attrice e comica americana Aubrey Plaza, membro del cast del film Honey Don’t!, era radiosa con i nuovi orecchini chandelier e l’elegante anello Ritzy Toi & Moi, in oro bianco e diamanti. Un look raffinato e scintillante, perfetto per il glamour della Croisette.

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credit image by Press Office – photo by Getty Images

Andrea Winter

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Esperto di cinema e serie TV. La sua passione si è consolidata nel corso degli anni grazie a un costante impegno nel seguire da vicino gli sviluppi dell'industria dell'intrattenimento. E' costantemente aggiornato sulle ultime novità del mondo del cinema e delle produzioni televisive.

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