Insurgent recensione film 2015 – Lo dice il titolo stesso, Insurgent, una rivoluzione è alle porte e il mondo creato in Divergent sta per essere fatto a pezzi.

Peccato che la sceneggiatura non abbia la stessa forza delle pagine di Veronica Roth. Al contrario sembra imperare la logica hollywoodiana del lieto fine a tutti i costi. A questo punto viene anche da chiedersi (chi ha già letto la trilogia, saprà di cosa sto parlando), se andranno avanti così, come avranno intenzione di far finire la storia?

Per chi di voi che ha già letto i libri, il divario tra la storia raccontata da Veronica Roth e la sceneggiatura di Brian Duffield, Akika Goldsman e Mark Bomback, sarà ancora più lampante. Ma anche se il vostro approccio alla storia è stato solo cinematografico, è facile intuire quanto i toni siano smorzati.

Prima di immergerci, però, un piccolo recap. Ci eravamo lasciati, in Divergent, con l’attacco di Jeanine (Kate Winslet), capo degli Eruditi, sugli Abneganti. Grazie ai dirigenti Intrepidi compiacenti, infatti, Jeanine aveva assoggettato tutta la fazione con un siero mentale che ne alterava le funzioni celebrali, rendendoli marionette nelle sue mani.

Aveva così ottenuto un esercito da scagliare contro gli Abneganti, la fazione di Tris ma soprattutto, la fazione a capo del governo. Ma Jeanine non aveva tenuto conto dei Divergenti. Tris e Quattro (Theo James), infatti, non cadono sotto l’influenza del siero e fermano il piano di Jeanine. Ma non riescono ad evitare la morte di entrambi i genitori di Tris (Shailene Woodley) e quella di Will, Intrepido, compagno di iniziazione e amico di Tris e Cristina (Zoe Kravitz). È la stessa Tris ad ucciderlo per legittima difesa, mentre Will era sotto l’influsso del siero degli Eruditi.

Insurgent riprende la storia esattamente tre giorni dopo questi fatti. Tris, Quattro, Caleb Prior (Ansel Elgort, che interpreta il fratello di Tris), Peter (Miles Teller, nei panni dell’opportunista Intrepido compagno di iniziazione) e Marcus Eaton (Ray Stevenson, padre di Quattro e capo fazione degli Abneganti) sono riusciti a fuggire e hanno trovato rifugio tra i Pacifici.

Tris è tormentata dal senso di colpa per la morte dei suoi genitori, ma soprattutto per l’omicidio di Will. Il segreto della morte dell’amico le macera dentro più di tutto il resto e le sue notti sono tormentate da sogni terribili. Stare in mezzo ai Pacifici non serve a molto e la sua voglia di cambiare pelle è grande, tanto che decide di tagliarsi i capelli.

Ma la tranquillità non dura a lungo. Jeanine, ha trovato quello a cui mirava fin dall’inizio proprio nelle rovine della casa Prior, una misteriosa scatola dal contenuto oscuro. Lei però è sicura contenga un messaggio importante per fermare il declino della società costruita sul sistema delle fazioni. Ma gli unici in grado di aprirla sono i Divergenti.

Jeanine, allora, inizia una ricerca a tappeto in tutte le fazioni e l’obbiettivo sono appunto i Divergenti. Eric (Jai Courtney) e Max (Mekhi Phifer), capi Intrepidi, hanno il compito di trovarli e riportarli agli Eruditi. Durante queste ricerche si imbattono in Tris e Quattro che sono costretti a scappare insieme a Caleb. È così che i tre incontrano gli Esclusi.

Non si vedono di buon occhio e i pugni volano presto, ma il vero nome di Quattro, Tobias Eaton è come una parola magica. Il terzetto viene portato nel covo degli Esclusi dove ad attenderli a capo di questa non-fazione c’è Evelyn (Naomi Watts), la madre di Quattro. Lei e la sua gente si stanno preparando a spodestare Jeanine e gli Eruditi dal loro trono, appena conquistato, ma i loro numeri non sono sufficienti. Hanno bisogno del gruppo di Intrepidi che non è rimasto fedele a Max e agli Eruditi, e per trarli dalla loro parte serve la figura carismatica di Quattro.

Tris e Quattro, in questo viaggio tra fazioni, arrivano quindi tra i Candidi dove il resto degli Intrepidi si è rifugiato e dove succederà qualcosa che porterà Tris sempre più vicina all’autodistruzione.

In Insurgent, tutto quello che era stato costruito nel film precedente, infatti, si distrugge. Non parlo solamente del sistema sociale basato sulle fazioni. Anche le relazioni umane stabilite in precedenza si sfaldano. Il senso di colpa di Tris e il segreto dell’uccisione di Will la allontanano da Quattro ma anche da Cristina, quando confesserà quello che ha fatto a Will. Neanche l’amore fraterno tra Caleb e Tris sopravvive alla deriva della società e alla diffidenza verso i Divergenti.

Ma vi avevo avvisato all’inizio, i toni sono talmente smorzati, che nulla dura a lungo, tutto viene perdonato in poche scene. Insomma, l’introspezione psicologica sui personaggi è praticamente nulla, il sentimento più approfondito è il senso di colpa di Tris. Il rapporto di Quattro, prima con il padre (avevamo scoperto in Divergent che Marcus Eaton picchiava il figlio) e poi con la madre rediviva che l’aveva abbandonato nelle mani di un padre violento, viene completamente sorvolata. Così come l’odio di Cristina nei confronti di Tris, dopo aver scoperto che la sua migliore amica ha ucciso il suo ragazzo Will, sembra ridicolo per quanto in fretta dimenticato.

D’altronde, il film diretto da Robert Schwentke, è essenzialmente un action movie e di introspezione psicologica non se ne può pretendere molta, per quella ci sono i libri. Ma di adrenalina e scene spettacolari al cardiopalma ce ne sono in abbondanza anche grazie ad un uso sapiente degli effetti speciali.

Insomma siete stati avvisati di cosa dovete e non dovete aspettarvi, ora non vi resta che scoprire come andrà a finire, questo secondo capitolo della saga cinematografica.