Jacob Cohën ricomincia da Jacob Cohën. Special guest dell’apertura del primo flagship store, Kasia Smuntiak e Luca Argentero. Il brand italiano intende infatti tornare ai valori fondanti della sua filosofia: il culto della qualità dei materiali, cercati nei luoghi – dal Giappone all’Italia – dove il denim, le morbide lane e i ricchi cotoni sono massime espressioni di cultura tessile. La sartorialità da atelier che garantisce un fit perfetto sia nei jeans, sia nella camiceria o negli abiti femminili.

La maniacalità dei dettagli – dalle rifiniture manuali alle impunture a contrasto, dai rivetti in metalli pregiati fino ai versi Go to bed with a dream, wake up with a purpose (Addormentati con un sogno, svegliati con un progetto) cuciti all’interno di ogni modello: li ha composti Nicola Bardelle, il visionario imprenditore che ha trasformato il marchio fondato da suo padre Tato nel 1985 nel sinonimo del primo Luxury Jeans della storia: un’invenzione che ha permesso ai capi fino ad allora considerati solo “sportivi” di essere presenti nei più prestigiosi store internazionali accanto ai nomi leggendari del prêt-à-porter.

Se Nicola è mancato prematuramente nel 2012, oggi è sua moglie, Jennifer Tommasi Bardelle che con lui aveva contribuito al lancio del marchio, a raccogliere il testimone di un’idea e uno stile che nel corso degli anni è stato copiato e ripreso da altre aziende, cui però è sempre mancato lo spirito di ricerca e l’ossessione per la perfezione che solo Jacob Cohën poteva e può garantire.

Jennifer, su suo impulso, punta oggi a completare l’ambizioso obiettivo che Nicola si era posto: trasformare Jacob Cohën, nel mondo, da firma importante a segno distintivo di un vero e proprio lifestyle, non confinato al solo abbigliamento uomo e donna, all’insegna della raffinatezza più estrema, di un’eleganza contemporanea, di un’inimitabile classe.

Il DNA della moda, nel nuovo spazio milanese, verrà infatti trasferito anche ad altri prodotti: una linea “Junior”, accessori, candele preziose, profumi per la casa, e addirittura una collezione stationery. Ognuno di loro è realizzato seguendo i princìpi dell’azienda: lavorazioni artigianali e dettagli curati fino allo spasimo. Perfino la “salpa”, l’etichetta su cui è stampata il logo, è cucita a mano e diventa preziosa come un gioiello.

“Con il nostro store monobrand”, assicura Jennifer Tommasi Bardelle, “intendiamo non solo rilanciare l’appeal del Tailored Denim declinato per uomo, donna e bambino, ma un vero e proprio universo dove si trovino abiti e oggetti in linea con un gusto esigente e individuale, in linea con il nostro amore per una creatività che diventa reale solo se è realizzata con il massimo dell’impegno. Anche la collezione donna verrà potenziata con nuovi modelli, sempre sviluppati dal nostro team stilistico e, come tutto quello che è siglato dal nostro logo, rigorosamente Made in Italy. Dopo Milano sono previste altre aperture, a Londra e in seguito a Parigi”.

Un colore – una sfumatura particolare di blu cobalto, brevettata in esclusiva – è il leitmotiv dello shop: si rincorre dagli arredi, ai capi, fino alle shopper, confezionate in carta così pregiata da poter essere riciclabili. Il volume interno prevede due piani e intende essere elitario solo nelle proposte, ma non nella fruizione: sono state eliminate barriere architettoniche e ostacoli strutturali, tanto che si può dire che lo store sia il primo, nel mitico quadrilatero della moda, a offrire la possibilità di ingresso anche a portatori di disabilità motorie.

Alle pareti, l’amore per le tappezzerie vintage inglesi si traduce nella composizione quasi floreale delle “J”, simbolo del marchio, combinate come i petali di un fiore immaginario “scolpito” nel cemento, materiale scelto come punto di raccordo tra l’esterno e l’interno, nella continuità tra la città e un ambiente confortevole e sofisticato.

“Più che un luogo di vendita, sarà un’area dove condividere emozioni: una ledwall trasmetterà in loop immagini fortemente evocative di sensazioni piacevoli, avventurose, esotiche. Le vetrine saranno curate dall’architetto e window-artist JoAnn Tan”, continua Jennifer Tommasi Bardelle.

Appena entrati, si troveranno le collezioni in denim disposte intorno a tavoli esaltati da dettagli in ottone, insieme al cemento, altro materiale principe. Al piano superiore sono presenti i display per gli accessori, una “Tailor Room” e, grazie a un uso di pannelli mobili, vi sarà la possibilità di delimitare una zona riservata. Da un lato, se l’aspetto della qualità è in un certo senso, sottinteso a chi conosce i capi di abbigliamento Jacob Cohën, dall’altro oggi lo shopping si fa sempre più “esperienziale” e richiede, da parte dell’acquirente, anche privilegi immateriali: pioniere anche in questo, Jacob Cohën continua, come un rito che si perpetua nel tempo, a esprimere quelle piccole-grandi accuratezze che ne caratterizzano l’espressività estetica. Ogni paio di jeans è profumato con la tipica fragranza che, d’ora in poi, sarà possibile trovare anche in flacone perché possa essere rinnovata dopo oltre venti lavaggi.