La Favorita film recensione – Nelle sale italiane è uscito La Favorita, il nuovo film storico di Yorgos Lanthimos, Gran Premio della Giuria alla 75. Mostra del Cinema di Venezia, con una straordinaria Olivia Colman che con la sua interpretazione della regina Anna ha vinto proprio a Venezia la Coppa Volpi e successivamente il Golden Globe 2019 come Miglior attrice in un film commedia o musicale.

Lo scenario de LA FAVORITA prende spunto da una storia vera ambientata agli inizi del XVIII secolo, mentre infiamma la guerra tra Francia e Regno Unito. Sul trono inglese siede la regina Anna (Olivia Colman, “The Iron Lady”), ultima discendente della casa reale degli Stuart facile alle lusinghe.

Una fragile regina Anna siede sul trono mentre l’amica intima Lady Sarah Churchill (Rachel Weisz) governa il paese in sua vece e, al tempo stesso, si prende cura della cattiva salute e del temperamento volubile della sovrana.

Quando l’affascinante Abigail Masham (Emma Stone) arriva a corte, si fa benvolere da Sarah, che la prende sotto la sua ala protettiva. Per Abigail è l’occasione di tornare alle radici aristocratiche da cui discende. Mentre gli impegni politici legati alla guerra richiedono a Sarah un maggiore dispendio di tempo, Abigail si insinua nella breccia lasciata aperta, diventando la confidente della sovrana. Grazie all’amicizia sempre più stretta con Anna, Abigail ha la possibilità di realizzare tutte le sue ambizioni e non permetterà a niente e a nessuno – donna, uomo, politica, coniglio – di intralciarle la strada.

Diretto da Yorgos Lanthimos e basato su una sceneggiatura di Deborah Davis e Tony McNamara, il film è interpretato da Olivia Colman, Emma Stone e Rachel Weisz, oltre a Nicholas Hoult, Joe Alwyn e Mark Gatiss. Il team dei realizzatori comprende il direttore della fotografia Robbie Ryan, l’ideatrice dei costumi Sandy Powell, la scenografa Fiona Crombie, Yorgos Mavropsaridis al montaggio e Nadia Stacey al trucco e acconciature.

“Quando realizzi un film ambientato in un’altra epoca, è sempre interessante vedere come si relaziona con i nostri tempi – e ti rendi conto di quante poche cose siano cambiate, a parte gli abiti e il fatto che oggi abbiamo l’energia elettrica o internet. Sono tantissime le analogie a livello di comportamenti, società e potere” racconta Yorgos Lanthimos.

Lo scenario de La Favorita prende spunto da una storia vera, ambientata nel mondo velato della regina Anna (Olivia Colman), l’ultima (e storicamente meno nota) discendente della casa regnante britannica degli Stuart. Sebbene Anna soffrisse di gotta, fosse timida e non godesse di particolare considerazione, durante il suo regno la Gran Bretagna si affermò come potenza globale. Attraverso le intricate relazioni della sovrana con due donne scaltre e ambiziose — Lady Sarah (Rachel Weisz), l’amica di tutta una vita e consigliera politica, e Abigail (Emma Stone), la cugina povera di Sarah che si rivela un’arrampicatrice sociale – il film si immerge in un vortice di manipolazioni ed emozioni che definiscono il termine “intrighi di palazzo”.

LA FAVORITA è il primo film in costume del regista Yorgos Lanthimos ed è ambientato nel XVIII secolo, nel mondo oltraggiosamente aristocratico della casa regnante. È la storia cupa ma anche comica di tre donne dal temperamento dominante che brigano spudoratamente per ottenere amore, favori e potere – una realtà dal sapore molto contemporaneo.

Il film crea un proprio universo vivido, in cui Lanthimos gioca liberamente con gli eventi esterni per delineare e motivare la vita interiore e le politiche personali dei suoi personaggi. In realtà, a parte le congetture, nessuno sa con certezza che cosa sia stato detto o che cosa sia accaduto dietro le porte chiuse della corte della regina Anna, men che meno nel suo letto.

Per essere una storia ambientata in un’epoca di grande espansione, LA FAVORITA ha luogo in un mondo dalla mentalità ristretta, confinato tra le mura del Palazzo Reale, dove ciò che conta sono il potere, la seduzione, il lancio delle arance e le frequenti corse delle anatre e delle aragoste, con un distacco totale dalla realtà del mondo esterno.

LA FAVORITA FILM RECENSIONE: SPECIALE COSTUMI DI SCENA


Ne LA FAVORITA i costumi fanno indissolubilmente parte del disegno complessivo e si fondono con l’ambientazione e la fotografia, contribuendo a definire il mondo immaginato dal regista. Lanthimos ha collaborato con la leggendaria Sandy Powell, vincitrice di tre Oscar (per “The Young Victoria”, “The Aviator” e “Shakespeare In Love”) e candidata undici volte per i migliori costumi.

È stata la stessa Powell a contattare Ceci Dempsey dopo essere venuta a conoscenza della produzione imminente.
“Sapevo che si trattava di un film in costume, ma non proprio convenzionale e con la presenza di una certa stilizzazione — tutte cose che amo”, dichiara la Powell. Era anche incuriosita da Lanthimos. “Conoscevo il lavoro di Yorgos e quando ho pensato a quale sarebbe potuta essere la sua visione di un film in costume, ho saputo che sarebbe stata completamente diversa da qualunque cosa io abbia mai fatto fino ad ora”, spiega.

Un altro elemento che ha forse rappresentato la maggiore attrattiva per la Powell è stato la rara opportunità di avere un trio di protagoniste, ognuna con le proprie complessità, su cui sbizzarrirsi. Lanthimos ha lasciato alla Powell ampia libertà creativa. “Yorgos è un uomo di poche parole. Non dà molte indicazioni riguardo a ciò che vuole esattamente. Ma mi ha dato alcune linee guida generali e mi ha fornito dei riferimenti visivi che mi hanno ispirata”, spiega l’ideatrice dei costumi.

La Powell osserva che l’epoca stessa, l’inizio del XVIII secolo, non è molto conosciuta nel cinema, raramente è stato esplorata e certamente non in anni recenti, e questo ha rappresentato una bella novità. “Ho potuto pensare ai costumi partendo da zero, dato che non ve ne erano da noleggiare nelle sartorie cine-teatrali. Abbiamo dovuto realizzare tutto. Se da un lato il compito era scoraggiante, dato che avevamo pochissimo tempo, dall’altro è stato eccitante perché abbiamo potuto fare a modo nostro, creando tutto un mondo e realizzando le nostre idee in termini di colore e stile”.

La scelta del colore è stata un elemento fondamentale. Pur rimanendo fedele alle silhouette del XVIII secolo, la Powell si è divertita con il colore, scegliendo una palette minimalista fatta di tonalità neutre e oro.

“C’è qualcosa di esilarante nel limitare la palette. Anche se adoro i colori, per la prima volta li ho praticamente eliminati da un film. Nelle scene all’interno del Palazzo abbiamo in prevalenza usato il bianco e il nero, con qualche macchia di argento e grigio. Gli uomini politici, come indicato nella sceneggiatura, vengono definiti dai loro colori, i Tory dal rosso e i Whig dal blu. Ma io li ho vestiti tutti di nero e solo il gilet è rosso o blu”.

Pur essendo disponibili vari ritratti della regina Anna, la Powell li ha per lo più ignorati. “I costumi che più si avvicinano a quelli veri sono i mantelli che la regina indossa nei suoi discorsi ufficiali al Parlamento. La linea e il modello che si vedono nel film si basano sui ritratti ufficiali di corte”, spiega, “ma i dettagli sono completamente inventati e stilizzati”.

Quando non è impegnata in questioni di governo, la regina si sbarazza degli abiti ufficiali. “Anna è triste, depressa e la malattia sta peggiorando. Ecco perché le faccio indossare una camicia da notte per la maggior parte del film. È quello che fa una persona malata e depressa, non si veste. E siccome lei è la regina, non deve fare nulla che non abbia voglia di fare”, afferma la Powell.

Abigail ha nel film il guardaroba che si evolve maggiormente. Arriva a Palazzo con un vestito sbiadito e coperto di fango, e scambia il proprio passato con una uniforme da cameriera. Poi, come spiega la Powell, “nel corso della sua missione di mobilità ascendente, è promossa al ruolo di cameriera personale della regina, che le fa ottenere un nuovo cambio di abiti, dopodiché, quando sposa Masham, entra in possesso di una certa quantità di denaro e i suoi vestiti diventano ancora più raffinati. A quel punto l’ho mostrata ben vestita e adorna”.

Anche nel suo caso, la palette cambia. “Passa dal grigio al nero, poi al bianco e nero e, infine, al bianco integrale. C’è l’idea che solo le persone ricche vestano di bianco, dato che sono le sole a potersi permettere di mantenere gli abiti puliti. Se qualcuno veste completamente di bianco, è probabile che sia più che benestante”, osserva la Powell.

Nel frattempo, sono i personaggi maschili quelli che si concedono abiti e vesti eleganti, specialmente Harley (Nicholas Hoult). “Harley è un pavone, esageratamente elegante e appariscente”, commenta l’ideatrice dei costumi. “Il suo abito è simile a quello degli altri uomini, ma poi ho accentuato le increspature e i fronzoli, e ho abbondato con pizzi e merletti. Tutto è leggermente più grande ed esagerato. E, dato che Nick è alto quasi 1.90 cm, con 7 cm di tacco svetta su chiunque altro, il che accresce la sua visibilità”.

Anche la responsabile di trucco e acconciature, Nadia Stacey si è trovata a varcare un territorio inesplorato. “Per iniziare, non vi sono molte ricerche su quest’epoca, dato che non è stata rappresentata spesso. E poi, Yorgos ci ha detto più volte di dimenticarci delle ricerche fatte perché a lui non importava se un’acconciatura era fuori moda di qualche anno”, spiega la Stacey. “Voleva che la corte della regina Anna fosse riconoscibile, ma nella nostra versione stilizzata”.

L’artista ha presto scoperto che Lanthimos preferisce il disordine naturale della vita. “A lui non piacciono i capelli perfetti, senza un riccio fuori posto; spesso metteva le dita nelle acconciature per fare un po’ di disordine. Il mio team ha dovuto imparare e non intromettersi per dare una sistemata quando gli attori sudavano o l’illuminazione faceva diventare i capelli crespi. Quando, durante la corsa delle anatre, le parrucche hanno iniziato a muoversi e i capelli a fuoriuscire, Yorgos ha detto che andava bene, che gli piaceva così”.

Analogamente alla Powell, la Stacey ha usato come base delle silhouette storicamente accurate, poi ha iniziato a sperimentare con la palette, le consistenze e i dettagli. Per distinguere i Whig dai Tory, ha scelto per i Whig conservatori delle tradizionali parrucche vaporose dai colori naturali, mentre i Tory hanno parrucche completamente bianche addobbate con riccioli fissati con nastri e i volti truccati e incipriati.

Nel XVIII secolo era normale per gli uomini, specialmente quelli delle classi sociali superiori, avere un colorito pallido acceso dal belletto sulle guance e dal rosso rubino delle labbra. La Stacey si è particolarmente divertita con il trucco accentuato di Harley. “Nick non sapeva che avrebbe avuto una parrucca enorme e il trucco marcato, ma ha accettato di buon grado la trasformazione. Il fatto è che, con il trucco, Nick è bellissimo. Il suo personaggio è ridicolo, ma lui è stupendo”, dichiara la Stacey.

L’artista ha decorato Harley con un assortimento di mouche, i finti nei molto popolari all’epoca. “Le mouche sono diventate di moda perché la cipria a base di piombo che si applicava sul viso era tossica e lasciava la pelle butterata. Quindi, per nascondere le cicatrici, si ricorreva allo stratagemma dei sempre più elaborati finti nei, a forma di cuore, luna e stella”, spiega. “Le mouche sono anche diventate un linguaggio segreto, un modo di flirtare. Un neo al di sopra dell’occhio indicava che si era in cerca di una nuova amicizia; sul mento significava un bacio e nulla più; sulla guancia era un segno di grande audacia. Con Harley ci siamo dati parecchio da fare”.

In netto contrasto con quelli degli uomini, i volti delle tre protagoniste sono pressoché nudi. “Il nostro trio non ha quasi trucco”, spiega la Stacey, “e spesso ci è stato chiesto di ridurlo ulteriormente”. Le acconciature femminili dell’epoca erano anch’esse meno stravaganti di quelle maschili. “Probabilmente, questa è l’unica epoca in cui gli uomini si adornavano tanto di più rispetto alle donne”, osserva la Stacey, “e noi abbiamo sottolineato questo tratto”.

Quanto alle acconciature femminili, queste riflettono l’ascesa di Abigail e la concomitante caduta di Sarah. “Abigail vuole diventare Sarah, quindi inizia a farsi acconciare i capelli come li porterebbe Sarah, quasi a sottolineare: ‘Sono come te, ora’. Dopo il matrimonio con Masham, si fa sistemare i capelli come una Lady. È il momento in cui Abigail sa di essere arrivata al traguardo. La ragazza prende il posto di Sarah che, caduta in disgrazia, inizia a crollare. Il suo aspetto diventa quello di una donna spezzata”.

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