Martini Live Bar Clementino – Si è svolto sui canali Facebook e Instagram di Martini e su quello del rapper Clementino l’ultimo appuntamento di #MartiniLiveBar, il format live in streaming dalla Terrazza Martini di Milano per mantenere vivo il rito dell’aperitivo anche a casa, accompagnato da un intrattenimento di qualità grazie alla performance esclusiva di un artista contemporaneo assoluto protagonista del panorama musicale italiano: un bar digitale che ha coinvolto migliaia di persone, per ritrovare quella socialità messa in standby, in performance live con artisti di punta della scena musicale italiana.

Questa volta, a concludere il format nel 2021, il settimo e ultimo aperitivo-evento firmato Martini che unisce gli amici e sostiene la musica l’ospite è stato Clementino, in uno show esclusivo e in un featuring speciale, con il compositore e musicista Saturnino Celani. Dall’anno scorso con il debutto a settembre di Coma Cose, il format live ha visto avvicendarsi on stage Nitro, Boss Doms, Chadia Rodriguez, Gemitaiz e Gué Pequeno.

Il #MartiniLiveBar ha ospitato ancora una volta uno dei perfomer più completi e talentuosi dello spettacolo italiano, maestro di freestyle, che vanta una carriera di collaborazioni con i big della musica italiana come Jovanotti, Pino Daniele, Fabri Fibra, Nina Zilli. Uno showman, capace di cimentarsi contemporaneamente nel ruolo di rapper, di intrattenitore e di attore collezionando successi non solo nella musica ma anche in campo cinematografico, a fianco di grandi artisti come Fiorella Mannoia, Sergio Castellitto e Pino Quartullo, e televisivi come coach nel programma di RaiUno The Voice Senior, dove ha raccolto eccezionali consensi, di pubblico e critica.

Il #MartiniLiveBar ha voluto confermarsi ancora una volta palcoscenico dei grandi talenti, al fianco di un settore musicale che ancora oggi non è tornato completamente in attività. Un format di successo nato nell’intento di restituire momenti di socialità raccogliendo centinaia di migliaia di persone intorno al bancone di un bar virtuale e che ha ottenuto consensi dal pubblico, dagli artisti e dagli esperti di marketing e comunicazione, tanto da aggiudicarsi un Effie Award Bronzo nella categoria Brand Pop, l’ambito premio che dà valore alle campagne che hanno saputo coniugare creatività ed efficacia per raggiungere risultati molto rilevanti per i clienti.

Un palcoscenico pensato per grandi artisti e supportare una scena musicale che sta cominciando a ripartire anche se non è ancora ripartita del tutto. Supportare questo settore musicale è nel dna di Martini che ha scelto così un grande performer di talento, personalità, e performer in piena evoluzione.

Nella diretta live Clementino si è raccontato sorseggiando un Martini Fiero&Tonic e ha svelato alcuni aneddoti divertenti e inediti della sua carriera ma anche della sua vita privata, per poi esibirsi da uno dei luoghi più iconici e cool di Milano, la Terrazza Martini insieme all’ospite d’onore il grande Saturnino, bassista di Jovanotti con cui ha suonato diverse volte come al Velodromo di Palermo, a Roma e allo Stadio Parenti di Salerno, e ultimamente anche a Milano. In consolle, il suo dj PJ Gionson.

Ha raccontato durante la conferenza stampa tenutasi prima dell’evento: “Con Saturnino ci sarà molta improvvisazione. Abbiamo fatto comporre delle basi semplicemente con le batterie, senza basso, e lui improvviserà con il basso, e io con un po’ di rap. Faremo una jam session molto improntata sull’improvvisazione, dove sarà tutto assortito”.

Gli ha fatto eco Saturnino, anche lui intervenuto durante la conferenza, spiegando: “Ho avuto precedenti esperienze e collaborazioni con Clementino insieme a Lorenzo (Jovanotti). Clementino quando improvvisa ha un’enorme generosità. Recentemente, durante un mio live in un club di Milano, abbiamo passato una decina di minuti a divertirci. Ha rappato su 120 bpm – una velocità piuttosto sostenuta – facendo freestyle e abbiamo steso tutti! Anche io non vedo l’ora di salire sul palco di Terrazza Martini: con lui mi diverto sempre. Bisogna dire che Martini in questo periodo ha contribuito ad una programmazione mitica di musica con i nomi più interessanti del panorama musicale italiano”.

Martini Live Bar Clementino: il video della performance live

Clementino, rapper napoletano classe ’82, artista poliedrico, oggi uno dei rapper più seguiti e rispettati della scena hip hop italiana, è noto per essere un mattatore e grande intrattenitore, prolifico sia da solista che collaborando con numerosi altri artisti, della scena rap e non solo. Ha Iniziato avvicinandosi al rap nel 1996 e si è fatto largo nella scena hip hop vincendo tutte le più importanti gare di freestyle italiane.

Il suo primo album indipendente arriva nel 2006 con il titolo “Napoli Manicomio”, al quale segue “I.E.N.A.” nel 2011 (acronimo di “Io E Nessun Altro”). Dopo il progetto “Rapstar” con Fabri Fibra, firma un contratto discografico con una major e pubblica 4 album di grande successo. Grazie alla gavetta, a centinaia di live, ai dischi d’oro e milioni di stream, si ritaglia un ruolo importante prima nella scena partenopea e poi italiana, riuscendo a esportare anche la lingua napoletana nel rap in tutto il paese, con brani quali “La Luce”, “O’ Vient”, “Cos Cos Cos”, “Quando Sono Lontano” e “La Cosa Più Bella Che Ho”.

Partecipa due volte al Festival di Sanremo: indimenticabile l’edizione del 2016 dove il suo “Don Raffaé” di Fabrizio De Andrè riceve una standing ovation del Teatro Ariston e un premio De Andrè per l’interpretazione consegnato direttamente da Dori Ghezzi. A dicembre 2020 torna con “Partenope” (Sony Music Italy), un brano dedicato alla città di Napoli e maggio 2021 esce “SEÑORITA”, la hit estiva di Clementino e Nina Zilli, un brano esplosivo dalle sonorità tropicali, reggae e rocksteady.

L’artista è legato a Martini, dal tempo in cui ha vissuto a Milano. Ha raccontato ancora durante la conferenza, spiegando quanto ha voluto infondere teatro e la sua evoluzione, in sfaccettature molto diverse, anche nella performance al Martini Live Bar: “Ho vissuto cinque anni a Milano dopo aver fatto gavetta nel rap a Napoli e il nome della Terrazza Martini l’ho sentito tante volte. Ora suonarci per un evento importante è una grande opportunità, e non vedo l’ora di accendere il microfono”.

Sul palco la sua è stata una performance che ha unito proprio le sue due grandi passioni, il rap e il teatro, anticipando anche il suo grande progetto live di cui sarà presto protagonista.

“Ho sempre cercato nella vita di collegare la musica rap al teatro, cosa che facevo da ragazzino: i miei genitori hanno sempre recitato, sono nato nelle quinte dei teatri e facendo questo ad un certo punto mi è piaciuta la musica rap e ho voluto creare qualcosa di unico, mettendo l’esperienza teatrale nella comunicazione. Quando sei sul palco, mio padre mi ha sempre detto “Anche senza microfono l’ultimo seduto ti deve sentire”. Ho voluto mettere insieme le due cose, e lì è nato Clementino: il punto di vista teatrale insieme alla musica rap, all’insegna dell’improvvisazione, senza nulla di preparato. Da questo spettacolo a sua volta è nato “Clementino live 2021” che colgo l’occasione di presentare a Terrazza Martini: canzoni super conosciute come “Cos Cos Cos” – che ha portato fortuna alla Nazionale per vincere gli Europei – fino ad arrivare a chicche vere e proprie di musica reggae come “Iguana” e “Stress”. Anche se ora il reggaeton sta andando molto forte, non dobbiamo però dimenticare il reggae. Sono un collezionista di vinili reggae, passo da musica cantautorale partenope, come una canzone che parla della città di Napoli, riferito alla sirena, aggiungendo tanto freestyle e tanta improvvisazione. Mi piace improvvisare su quello che stanno facendo in quel momento le persone, mettere il mio intrattenimento, e ho sempre puntato a una figura musicale e attoriale come Will Smith, il celebre ‘principe di Bel Air’. Il brano in particolare che sento rappresenti la mia carriera finora, e che ho portato al Festival di Sanremo, sicuramente è “O’ Vient” ora come ora, perchè racchiude il mio essere Black Pulcinella: unisco musica americana ma con un’impronta di Napoli. E’ un pezzo rap ma con spennellate napoletane, come nella mia vita: vanno e vengono, e soffiano come il vento”.

Continua riguardo alla manifestazione canora più importante d’Italia: “Delle due (tre con gli Almamegretta) volte che sono stato a Sanremo, nel 2017 mi sono aggiudicato l’ultimo posto con “Ragazzi Fuori”. E’ stato brutto perchè essere l’ultimo non è facile. Ma in realtà non è stato un vero e proprio ultimo perchè quattro eliminati vengono eliminati il giorno prima e non partecipano alla finale. Molte volte sono nomi importanti, veterani della musica italiana. Ricordo che dopo una settimana ho letto su un giornale che mi era stato assegnato un posto ad honorem: l’ultimo posto è andato a tanti altri come, negli anni, ad esempio nomi del calibro di Zucchero, Jovanotti, Vasco, e Daniele Silvestri. E la cosa mi ha rincuorato. Ho pensato: l’ultimo posto non è di chi non sa cantare, ma di chi fa musica che non può vincere in quel periodo. Ad esempio quest’anno la vincita dei Maneskin è segno che le cose stiano cambiando e che l’urban stia rinascendo. Certo mi piacerebbe andare ancora a Sanremo, e ci andrei con una canzone mia ma non scritta solo ed appositamente per la manifestazione canora: porterei una canzone che mi sappia emozionare e mi possa dare qualcosa, con un concetto importante. Sono contento delle esperienze passate ma non so se ci andrò quest’anno. Mi piacerebbe: è una bella esperienza, che ormai fa parte del calendario italiano. Non escludo che mi piacerebbe presentarlo a fianco di un grande presentatore, magari facendo il disturbatore”.

E per lui, come per Martini, l’aperitivo, come da cultura italiana, è un vero momento di convivialità, l’arte di intrattenere e spingere le persone a passare bei momenti insieme. Spiega: “Come tutti gli artisti che fanno questo mestiere viaggio tantissimo. Prendo ispirazione dalla natura, dalle cose che vedo in giro. E viaggiando tanto si arriva alle 18: vivo l’aperitivo per staccare, ogni volta faccio aperitivo con qualche amico, che diventa itinerante e ti collega con le persone”.

Da vero performer in continua evoluzione, non solo cantante, Clementino è stato anche giudice della scorsa edizione di “The Voice Senior” – la seconda inizierà tra poco. Sono due o tre i concorrenti che lo hanno colpito tanto tra cui Pietrosauro con cui ha fatto una produzione a giugno: “La canzone “Favorita”, con il rapper più anziano d’Italia – dice. – Con questa canzone ho duettato, ed è stata la promessa per mostrare quanto ho voglia di tornare live. Questo momento di pausa forzata dalle scene è stata dura per tutti. Credo che gli eventi live siano la nostra anima al 100%, il nostro habitat naturale. Senza palco e luci tutto è difficile, perchè la musica non finisce nel file audio o nel cd: la prova del nove è il live e non vedo l’ora di iniziare suonare al 100%. Non possiamo creare problemi ai locali per la questione delle capienze, è difficile, è tutto un casino. Bisogna ripartire. Le regole devono essere le stesse per tutti: radio, teatro, discoteca, tutti i luoghi affollati. Ho appena finito un concerto a Lugano e ho parlato della questione con alcuni giornalisti in treno e mi chiedevo come mai ero tra le gente al massimo della capienza. Sono passati due mesi, se ci fossero stati problemi di contagi ci avrebbero avvertito, ma così non è stato. C’erano i dovuti controlli tra green pass e tamponi, ma sono entrati tutti e abbiamo fatto il live. Mi chiedo perchè il governo italiano non possa attuare le stesse misure della Svizzera. Io non sono un medico né un politico, ma mi sembra strano che alcune cose vadano in modo diverso rispetto ad altre. Credo ci sia molta confusione e sia necessaria un po’ di chiarezza e di norme omogenee”.

E riguardo ai suoi inizi, intorno agli anni 2006, e di quel 2 The Beat memorabile, gara di freestyle storica che ha lanciato moli dei più prolifici e famosi rapper del panorama musicale italiano, racconta: “Il 2 The Beat era una gara nazionale di freestyle tra le più importanti. Nel 2006 mi sono aggiudicato il primo posto. Sono passati più di 15 anni, prima ero semplicemente un ragazzino con il cappellino al contrario e i pantaloni larghi, ora ho quasi quarant’anni, e la mia vita se l’è presa anche altro, oltre alla musica. Prima era solo freestyle, ora le cose sono cambiate, mi si è aperto un mondo tra cinema e televisione. Ora ragiono diversamente: prima volevo fare canzoni solo per il pubblico del rap, adesso mi piace che i complimenti me li facciano in tv, e anche altre fasce di età come i bambini. Certo ora devo prestare più attenzione a quello che dico, sono cambiate tante cose in questo lungo percorso. Ascolto anche musica diversa: prima solo Eminem, Tupac – celebri nomi internazionali dell’hop hop – insieme ovviamente a Pino Daniele. Ora anche nomi della storia della musica come i Nirvana, i Pink Floyd, i Led Zeppelin, i Doors, Bob Marley, Damian Marley. Ma anche Capleton, Sizzla e tutto il genere reggae, perfetto per l’aperitivo. Se penso ad una canzone perfetta per questo momento della giornata direi “Redemption Song” di Bob Marley. Se fosse mia, se è al tramonto, “Quando sono lontano”, altrimenti “Cos Cos Cos”. Ma ascolto anche il rock di Marylin Manson, tutta musica diversa ora. Mi piace ascoltare la musica buona e la musica dei miei amici avendo tanti amici rapper, ascolto tutto, sarei limitato ad ascoltare soltanto rap. C’è anche Roberto Murolo, Lucio Dalla, De Andrè, veri e propri geni della scena musicale italiana. Mi piacciono il reggaeton e la musica latina, anche se non saprei mai farli: esistono molti personaggi di grande rilievo nel reggaeton nel mondo e che fanno della grande musica, quindi ora molti sono spinti a farlo. Bisogna però che ognuno faccia il suo e non cercare di fare cose che non siano tue. E’ un genere che mi piace, così mi piacciono molti artisti che ci rappano sopra, ed è molto in voga in Sudamerica. Sono stato a Miami e ho visto che lì era in qualsiasi locale, trovavi reggaeton ovunque”.

Oltre alla musica, per Clementino ora c’è anche il cinema: è infatti ora nelle sale “Il Materiale Emotivo”, il nuovo film diretto da Sergio Castellitto.

Racconta in proposito di questa esperienza: “E’ stato un piacere collaborare con un regista così amato e rispettato. Non ho un ruolo da protagonista ma è una cosa molto importante, è stata un’esperienza fantastica sul set di Cinecittà. Ammiro molto Ettore Scola che seguo da una vita. La sceneggiatura del film è di Margaret Mazzantini e la regia è di Sergio Castellitto: mi si è aperta una porta nel mondo del cinema che voglio sfruttare, voglio lavorare. Vengo dal teatro, e il passaggio al cinema è stato naturale. Dopo l’esperienza sul palco con i miei genitori, ho studiato teatro all’Università dello Spettacolo di Napoli di Capodimonte. Ho studiato improvvisazione e lavorato su grandi opere come “Cyrano de Bergerac” di Edmond Rostand, opere di Shakespeare, “Cime tempestose”, di Emily Brontë. Tra le esperienze teatrali ho cominciato s scrivere monologhi personali anche comici, fino a quando non ho conosciuto l’ambiente rap al 100% e poi ho cominciato a fare solo quello e la mia vita se l’è presa la musica rap. Negli ultimi tre anni poi, ho lavorato nel cinema e in teatro, ed è un’esperienza fantastica: mi piace il sapore delle prove, e il buio delle quinte dei teatri. L’improvvisazione del teatro non è la stessa del rap: quella del teatro è improvvisare su qualcosa, fare finta che si verifichi una situazione, e quello ne è un tipo. Ma improvvisare su un palco, con la gente e la musica sotto, è diverso: devi andare non solo ad improvvisare ma anche a mettere in rima. Sicuramente è la cosa più difficile ma la forza di farlo nel rap mi è arrivata dal teatro, perchè studiando tanti monologhi, dei lunghi copioni, anche la mente si abitua a memorizzare. Io sono uno che ricorda anche l’appello delle scuole medie, anche quello del liceo, perchè lo sentivo sempre, un po’ come il “Padre Nostro”. Quando mi dicevano di imparare a memoria “Il canto del cigno” di Čechov ho registrato il monologo con il cellulare, ho messo le cuffie, e nonostante sia un monologo che dura trenta minuti no stop, con una sola persona che parla tranne un suggeritore – un assistente che è uno dei personaggi – un po’ alla volta ho imparato questa cosa ascoltandola sempre. Diventa come “Acqua azzurra acqua chiara” di Battisti o “Si può dare di più” di Morandi, Ruggeri e Tozzi, o “Ci vorrebbe un amico” di Venditti: sono canzoni che conosci già a memoria, e dalla nascita perchè le senti talmente tante vole. Allora io utilizzavo questa tecnica, e questa cosa mi è servita per incrociare il teatro nel rap”.

E Clementino è anche ben consapevole che nella propria carriera, un artista debba sapersi evolvere e adeguarsi anche al mercato musicale. Spiega: “Adeguarsi al mercato è la cosa difficile, sembra che uno debba fare qualcosa per piacere agli altri. Io sono il primo a contraddirsi, ho collaborato con tutti. L’ evoluzione di un artista è sicuramente evolvere le proprie cose, andare avanti con un’evoluzione personale. Oltre a leggere libri, informarsi, andare in palestra, guardare film e commedie, è necessaria anche l’evoluzione personale della scrittura. Charles Bukowski diceva “Più scrivi più riesci ad andare avanti e riesci capire chi sei, quando hai dei dubbi devi scrivere, perchè solo scrivendo riesci ad avere una riposta”. Ho utilizzato il termine evoluzione per questa cosa: mi sono spostato in varie città europee e anche a Los Angeles con due e tre amici a scrivere tante canzoni. Quando fai un album, e scrivi dieci canzoni, quelle canzoni sono solo il 10% della tua forza. Ma se non scrivi cento canzoni perderai il meglio di te stesso. Devi dedicarti all’evoluzione personale come artista, non perdere credibilità anche se sono tipi di canzoni che possono vendere. A me interessa portare il mio messaggio e quello che sono io, non copiare l’ultimo artista reggaeton dell’estate per fare quelle cosa tanto in voga. Ad esempio a Sanremo ho portato un pezzo in dialetto come “Quando sono lontano”. Ma anche “O’ Vient” è approdato nelle radio e non era canzone da radio: non l’avevo scritta appositamente per questo scopo. Il pezzo con Nina Zilli “Señorita”, scritto con Rocco Hunt, non voleva essere solo un puro pezzo estivo: vi ho trasportato la malinconia di un ragazzo che arriva da Nola, rispecchiando molto di me stesso”.

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