Ultima Notte a Soho: se poteste tornare indietro nel tempo, lo fareste? Si dice che ‘Il passato è un altro paese’, i cui confini sono chiusi. E se non fosse del tutto vero? E se si potesse vivere un’altra occasione, in pieno sovraccarico sensoriale? Questa è la situazione in cui si trova Eloise (Thomasin McKenzie) nel nuovo thriller psicologico di Edgar Wright: una neo studentessa di moda appena arrivata a Londra per gettare le basi del proprio futuro, che è ossessionata dal passato e avrebbe voluto vivere lo splendore della Londra degli anni ’60.

Ultima Notte a Soho: il trailer ufficiale

Tuttavia, ha uno straordinario dono psichico che le permetterà di far avverare concretamente questo suo desiderio. Varcando la soglia delle squallide aule studentesche, Eloise viene immediatamente intimorita dalla sua scintillante coinquilina Jocasta (Synnove Karlsen) e dai suoi amici modaioli. Nonostante i tentativi del suo più amichevole compagno di classe John (Michael Ajao) di darle coraggio, Eloise non sopporta i bagordi notturni, e trova una stanza in affitto in una vecchia casa di proprietà della signora Collins (Diana Rigg). È lì che, ancora incerta ma speranzosa del nuovo inizio, scivola nei sogni degli anni Sessanta.

Ma le sue visioni notturne sono solo dei sogni? Eloise si ritrova a vivere la vita di Sandie (Anya Taylor-Joy), una starlet degli anni ’60, quando si infila nel Café de Paris. Sandie è un’aspirante cantante, ballerina, attrice, una star in cerca di successo. Tutti i sogni di Sandie sembrano potersi avverare quando incontra l’affascinante Jack (Matt Smith), un manager che potrebbe presentarla alle persone giuste per sfondare, ed Eloise viene trascinata con lei in un’avventura inebriante fatta di primo amore, riflettori e grandi sogni.

Eloise adotta immediatamente Sandie come modello e spirito guida, tingendosi i capelli per assomigliarle e vivendo per le notti in cui in sogno può ricongiungersi al passato. Ma quando la vita di Sandie prende una svolta più buia, Eloise capisce che il glamour degli anni ’60 non è come credeva, e affiorano delle ombre che si riversano nell’esistenza quotidiana di Eloise, mentre i problemi di Sandie diventano per lei un cappio attorno al collo.

Ci sarà un modo per cambiare il passato e salvare Sandie? Riuscirà Eloise a risolvere un antico mistero, prima che anche la sua vita venga messa in pericolo?

Questa è la premessa ricca di suspense di Ultima Notte a Soho, un nuovo thriller dalle tinte oscure e intriso di insegne al neon con protagonisti Thomasin McKenzie, Anya Taylor-Joy, Matt Smith, Rita Tushingham, Diana Rigg e Terence Stamp.

Edgar Wright ha diretto Ultima notte a Soho da una sua storia e da una sceneggiatura che ha scritto insieme a Krysty Wilson-Cairns. Il film è prodotto da Nira Park, Tim Bevan, Eric Fellner e Edgar Wright. I produttori esecutivi sono James Biddle, Rachael Prior, Daniel Battsek e Ollie Maddena, insieme ai produttori associati Leo Thompson e Laura Richardson.

Per la squadra che ha lavorato dietro le quinte, Wright si è rivolto a suoi consueti collaboratori tra cui lo scenografo Marcus Rowland, il montatore vincitore del BAFTA Paul Machliss, ACE e il compositore premio Oscar, Steven Price. In aggiunta, ha reclutato nuovi validi artisti come il direttore della fotografia Chung-hoon Chung e la costumista premio Emmy e nominata ai BAFTA, Odile Dicks-Mireaux.

Ultima notte a Soho è una produzione Working Title / Complete Fiction, in associazione con Perfect World Pictures, un film di Edgar Wright per Focus Features e Film4, ed è stato girato a Soho, ai Leavesden, Ealing Studios e Londra.

Speciale costumi di scena

La costumista Odile Dicks-Mireaux aveva familiarità con la moda degli anni ’60, avendo ricevuto una nomination ai BAFTA per il suo lavoro su An Education. La duplice ambientazione di Ultima notte a Soho le ha presentato nuove sfide, ma questo l’ha attratta ancor di più al lavoro.

I principali punti di riferimento sono stati Brigitte Bardot, Cilla Black, Julie Christie e Petula Clark mentre la Dicks-Mireaux assemblava documentari e riferimenti cinematografici, guardava il mood reel di Wright e andava a visitare gli attuali studenti di moda per avere un’idea del loro approccio.

Un look importante è stato l’abito fatto di giornali che Eloise indossa all’inizio del film. L’ispirazione è venuta dal lavoro della bisnonna sarta di Krysty Wilson-Cairns. “Era solita ritagliare modelli dai giornali e appuntarli addosso”, afferma la Wilson-Cairns. “Ho delle foto di mia madre con quei vestiti, e ho sempre voluto usare quest’idea; ho pensato che fosse consona per Eloise come studentessa di moda”.

Secondo la Dicks-Mireaux, quel look di apertura era importante. “Bisognava farlo bene, e non era facile; doveva darle la possibilità di movimento. Si possono realizzare dei bei vestiti con la carta”, dice ridendo. Gli spettatori più attenti potrebbero notare che Eloise ha usato il quotidiano locale della sua Cornovaglia.

“Non ho mai lavorato così da vicino con il reparto guardaroba”, afferma la protagonista Thomasin McKenzie. “Eloise ha uno stile molto specifico, davvero cool. È stato fantastico avere input e idee, mi ha molto aiutata a portare in vita Eloise. L’abito di giornale è dettagliato e intricato, che solo una persona molto abile può realizzare”.

Gli altri vestiti di Eloise, inizialmente, sono una selezione più eccentrica di stampe e colori, come se fossero stati acquistati da negozi vintage e frutto del suo gusto per la moda in generale. La McKenzie descrive i suoi ensemble di apertura come “un look da topo di campagna”.

L’altro vestito centrale era quello di apertura di Sandie. Quando entra al Café de Paris indossa un abito rosa corto ma fluente, che la Dicks-Mireaux chiamava “vestito a tenda”. È un’autentica forma anni ’60, relativamente statica che prende vita quando Sandie si muove, dandogli un impatto immediato. “Questo è il vestito del film, secondo me”, dice la Dicks-Mireaux. “Dovevo trovare qualcosa che potesse ispirare i modelli di moda attuali di Eloise. E in più Edgar non ha paura del colore”. Ecco perché hanno optato per un rosa corallo bordato di paillettes che metteva in risalto i capelli biondi di Sandie, anche se c’era un ingrediente in più di cui la Dicks-Mireaux non si prende il merito. “Devo dire grazie ad Anya perché ha davvero aggiunto valore a quel vestito”, afferma.

“A Sandie piace distinguersi”, racconta Anya Taylor-Joy. “Non si limita a mettersi un vestito. Era davvero importante sia per me che per Odile che quando appare Sandie per la prima volta, fosse di classe. Non volevamo troppe scollature. Indosso un vestito stretto sotto lo chiffon fluente, ma pudico, perché si vede come una duchessa”.

Anche il Jack di Matt Smith nella stessa scena è vestito in modo impeccabile, con un abito elegante e capelli accuratamente pettinati. “Mi piacciono gli abiti sartoriali”, dice. “C’era la tipica atmosfera dei film sui gangster, con colori piuttosto vividi: oltre ai riferimenti forniti da Edgar, quelle pellicole mostrano donne in abiti molto luminosi, e a volte anche gli uomini”.

Per quanto riguarda i capelli e il trucco di Sandie, Elizabeth Yianni-Georgiou, la hair and make up stylist del film, ha dichiarato: “Mi sono ispirata a Brigitte Bardot, con i capelli biondo platino”. Gli anni ’60 si riversano anche nel mondo moderno quando Eloise, ispirata da Sandie, si schiarisce i capelli e inizia a disegnare il suo vestito rosa, a scuola. E poiché questo è diventato un altro elemento essenziale della storia, Karen Cohen, che si è occupata della supervisione del trucco e delle acconciature, già impegnata in An Education, si è rivelata un altro membro cruciale della troupe.

“Quando ho incontrato le attrici per la prima volta, ho pensato: ‘Sono così diverse'”, dice la Cohen. “Sapevo che Edgar era desideroso di farle fondere l’una nell’altra, ma anche il loro portamento era diverso. Dopo le lezioni di danza e movimento, le ho invitate nella nostra sala trucco per diverse prove, e ho visto Thomasin sbocciare e in qualche modo avvicinarsi al personaggio di Sandie. Lo stesso è valso anche per Anya”.

“Le ragazze dovevano assomigliarsi, ma in realtà non lo fanno”, concorda la Georgiou, “Non era solo una questione di trucco: dovevano distinguere il temperamento del proprio personaggio e lasciarsi andare, avvicinandosi con l’ausilio dell’allenatore di danza e movimento e dei costumisti, e far funzionare tutto insieme”.

La Cohen e la sua squadra hanno legato anche i colori delle labbra alla tavolozza creata dallo scenografo Marcus Rowland. “Edgar voleva dei colori forti, facendo riferimento all’avvento del Technicolor. Abbiamo finito con look davvero belli ma piuttosto definiti e sexy. Facciamo sembrare gli anni ’60 molto attraenti per cominciare, e l’aspetto della nostra giovane protagonista è fresco”.

Ma sia il trucco che i costumi iniziano a cambiare man mano che la storia di Sandie si sviluppa. Il colore svanisce dal viso di Sandie, i suoi abiti diventano costantemente più scuri e il suo senso di eleganza viene eroso. “Abbiamo alzato un po’ l’orlo”, afferma la Dicks-Mireaux. “Usa vestiti più audaci per sedurre gli uomini”.

Eloise riflette la stessa evoluzione, passando anche a colori più scuri e make up più pesanti. I colori modellano e riflettono sottilmente i temi della storia, portandoci dai neon luminosi a qualcosa di molto, molto più oscuro. A tal proposito, si sono perfettamente legati alla scenografia di Marcus Rowland e alle estese riprese in esterni del film a Soho.

Da vedere perchè…

È un incubo al neon. L’oscurità è giustapposta alle luci colorate e incredibilmente luminose. Un mondo realistico, ma saldamente ambientato in un sogno. È un thriller ombroso, oscuro, ballabile, strano e molto colorato. Questo è ciò che sorprende del film. Ci sono tanti elementi messi insieme che potevano venir fuori solo dalla mente di Edgar Wright. Ultima notte a Soho è una lettera d’amore per quella zona di Londra e per un’epoca passata in cui i Rolling Stones e la principessa Margaret gironzolavano da quelle parti. È una lettera d’amore al passato, ma anche un avvertimento a non guardare indietro con troppa nostalgia, o considerare solo la superficie delle cose. È, in altre parole, una storia piena di contraddizioni, ed è proprio come l’ha voluta Wright.

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