La Venice Design Biennial 2021 torna, dopo un anno di pausa forzata, con la terza edizione in presenza. Il programma di mostre aprirà al pubblico fino al 27 giugno, in parallelo al primo mese di Biennale Architettura, continuando a intessere la relazione tra i linguaggi del design contemporaneo e alcuni dei luoghi più suggestivi della città.

Il tema curatoriale di questa edizione, proposto dai curatori e fondatori del progetto, Luca Berta e Francesca Giubilei, è Design As Self-Portrait. L’idea è di indagare ciò che il design rappresenta per ciascuno di noi come individui, e come al contempo ci rappresentiamo attraverso di esso, attraverso oggetti, spazi, esperienze.

Con una grande e nuova attenzione all’evoluzione delle stesse tecniche di autorappresentazione. L’autoritratto non c’è sempre stato nel corso della storia dell’arte. Assente nell’antichità, se ne rintracciano i primi esempi nel Medioevo, ma solo nel Rinascimento esso diviene un genere autonomo. L’artista acquisisce consapevolezza del proprio valore, e si pone al centro della rappresentazione con uno sguardo che si evolve nel corso dei secoli: Albrecht Durer, Tiziano, Caravaggio, Rembrandt, Goya, Van Gogh, Schiele, Frieda Kahlo, Andy Warhol, Cindy Sherman.

Negli ultimi decenni l’autoritratto ha smesso di essere una pratica riservata agli artisti. Ciascuno è invitato ad autoritrarsi fin dai primi anni di scuola, e non mancano né gli strumenti né gli spazi per farlo. Da una parte sono sbiadite le categorie di appartenenza politica, religiosa, sessuale e culturale che in passato definivano un perimetro sicuro per l’identità di ciascuno. Dall’altro si è aperto online uno spazio di espressione universalmente accessibile e gratuito che prima non esisteva.

Ciascuno progetta la rappresentazione di sé in uno spazio di fluttuazione libera: l’identità diventa un oggetto di design. Per elaborare la propria identità ognuno può ricorrere al design di ciò che sceglie di associare al proprio corpo e alla propria esperienza: oggetti, dispositivi, indumenti, spazi fisici, spazi virtuali. Siamo tutti “curatori” del nostro sé, self-designers che si esprimono nelle scelte di consumo di prodotti o di esperienze, e nel modo in cui comunichiamo queste scelte agli altri.

Come spesso accade, le trasformazioni nelle pratiche sociali si manifestano in coincidenza delle rivoluzioni nella strumentazione disponibile. Attorno al 1500, circa cinquecento anni fa, proprio a Venezia viene perfezionata la produzione di specchi di vetro piatto, non convesso, che permettono di specchiarsi con una precisione prima impossibile. Nasce l’autoritratto. Nel 2010, poco più di un decennio fa, l’iPhone 4 viene dotato di una fotocamera frontale. L’autoritratto non sarà più lo stesso.

Venice Design Biennial 2021: Design As Self-Portrait

La mostra collettiva Design As Self-Portrait presenta le opere di oltre 20 designer internazionali tra due sedi espositive: SPARC* – Spazio Arte Contemporanea, in Campo Santo Stefano, e SPUMA – Space for the Arts, un suggestivo spazio di archeologia industriale (vecchio birrificio Dreher) alla Giudecca. La mostra indaga il ruolo sempre più rilevante che il design assume in ciò che scegliamo per comunicare la nostra identità, nella spola permanente tra uso e rappresentazione, realtà e virtualità.

In questo contesto il designer ceco Tadeas Podracky, vincitore della prima edizione della Venice Design Biennial Residency 2020, espone la sua nuova serie di opere, “Fading Reflection”, esito dell’esperienza veneziana a contatto con la tradizione artigianale locale di Ongaro e Fuga Specchi Veneziani. L’opera gira attorno al suo centro, intarsiato con il tradizionale specchio veneziano, dal quale la materialità visuale del vetro si disgrega e si connette con altri elementi reinterpretati del patrimonio dell’artigianato veneziano. Lo specchio è decostruito nella materialità, forma e costruzione, trasformandosi in una transizione verso il suo intorno.

Tra le opere esposte, il nuovo progetto del designer Francesco Maria Messina, con il tavolo Glacies e lo specchio B15-A Iceberg. L’opera si compone di uno specchio verticale ed un tavolo in vetro. Per entrambi gli oggetti i solidi basamenti sono realizzati in alabastro bianco,
che si fonde organicamente con gli elementi vetro e specchio. Le forme ed i colori vogliono porre l’attenzione su di un tema estremamente importante quale il surriscaldamento globale, la forma del vetro del tavolo riprende infatti la forma dell’Antartide alla sua minima espansione glaciale.

Past Forward. Designers from the land of Venice

La mostra Past Forward. Designers from the land of Venice all’interno del Museo Archeologico Nazionale di Piazza San Marco, curata da Luca Berta e Francesca Giubilei e organizzata in collaborazione con la Direzione Regionale Musei Veneto – Ministero della Cultura, intesse un dialogo sorprendente tra le magnifiche collezioni antiche del Museo con i lavori di 17 designer che vivono, lavorano, o provengono da Venezia e dal suo territorio.

Past Forward. Designers from the Land of Venice accosta i lavori dei designers che vivono e lavorano oggi a Venezia e nel suo territorio, ai capolavori dell’arte antica custoditi al Museo Archeologico Nazionale, con l’intento di incarnare plasticamente un doppio sguardo, rivolto al passato e al futuro, che caratterizza la città lagunare. Quella corda tesa, oscillante tra culto delle tradizioni secolari e massicce assunzioni biennali di ipercontemporaneità, su cui Venezia cammina con incerto e incantevole equilibrismo.

Lo sguardo del visitatore incontra vasi contemporanei tra i loro omologhi di duemila anni fa, sculture in poliuretano tra le opere di statuaria classica, lampade in vetro soffiato o acciaio armonico circondate da busti e monete antiche, sgabelli colorati alternati a rilievi in marmo.

Pretziada. A Self-Portrait in Design

Pretziada. A Self-Portrait in Design, è il progetto espositivo a cura del duo Pretziada, ospitato nell’antico Oratorio dei Crociferi, dove il magnifico ciclo pittorico tardo rinascimentale di Palma il Giovane fa da cornice alla selezione di pezzi creati in collaborazione tra laboratori sardi e creativi internazionali. Il lavoro di Pretziada evoca un mondo apparentemente lontano nel tempo e nello spazio, un futuro/arcaico ancora
vivissimo tanto nella cultura materiale sarda quanto in quella veneziana.

Funzionalità e decoro, semplicità delle forme e ricchezza dei dettagli sono le caratteristiche di questa capsule collection, che include alcuni pezzi inediti prodotti nell’ultimo anno, vissuto tra distanziamento e concentrazione, dal particolare punto di vista insulare della terra di Sardegna.

Walking on Water

Walking on Water è il progetto performativo e installativo della fashion designer inglese Jo Cope, sviluppato nel corso dell’ultimo anno in collaborazione con VDB per celebrare due aspetti della storia veneziana: le sue donne e la sua “pantofola” più antica. Infatti, l’evento è realizzato in collaborazione con il brand Piedàterre, specialista delle furlane, le originali calzature in velluto che da Venezia si sono diffuse in tutto il mondo.

Il terrazzo del T Fondaco dei Tedeschi, palcoscenico mozzafiato aggettante sull’acqua del Canal Grande, è il luogo dove il progetto prende vita, combinando insieme i movimenti coreografati di quattro danzatrici, gli antichi gesti di un’artigiana della scarpa e la potente voce della soprano Lieta Naccari. Attraverso l’azione del camminare e la scarpa quale mezzo d’espressione, la designer indaga la condizione della donna contemporanea in relazione alle storie e ai percorsi delle donne del passato, che l’hanno preceduta.

credit image by Press Office – photo by Tomáš Brabec & Federico Floriani