A House of Dynamite: la paura nucleare secondo Kathryn Bigelow in concorso a Venezia 2025
A House of Dynamite, diretto da Kathryn Bigelow, sarà presentato in concorso a Venezia 2025 e uscirà su Netflix il 24 ottobre. Il film segue la corsa contro il tempo della Casa Bianca per individuare i responsabili di un missile lanciato contro gli Stati Uniti. Con un cast che include Idris Elba, Rebecca Ferguson, Jared Harris e Jason Clarke, il thriller riporta la regista premio Oscar nel territorio del cinema politico, dopo titoli come The Hurt Locker e Zero Dark Thirty.
A House of Dynamite: Kathryn Bigelow torna a Venezia con un thriller politico
La Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si prepara ad accogliere uno dei titoli più attesi dell’edizione 2025: A House of Dynamite. Kathryn Bigelow, prima donna a vincere l’Oscar come miglior regista grazie a The Hurt Locker, porta in concorso un nuovo lavoro che intreccia tensione geopolitica, ansia nucleare e potere politico. Il film arriverà in sale selezionate dall’8 ottobre, per poi approdare su Netflix il 24 ottobre 2025.
Una trama che parla al presente
La storia si apre con un evento drammatico: un missile non attribuito a nessuna nazione viene lanciato contro gli Stati Uniti. Nella Casa Bianca inizia così una corsa disperata per identificare i responsabili e decidere la risposta. Il film non segue un generico schema catastrofico, ma concentra lo sguardo sui corridoi del potere, dove la paura e la diplomazia si intrecciano in un equilibrio fragile.
Questa scelta narrativa riporta Bigelow al cinema che l’ha consacrata: quello che racconta i nervi scoperti della politica internazionale e i dilemmi morali di chi detiene il potere decisionale.
Un cast corale
Il film può contare su un cast ampio e variegato. Idris Elba e Rebecca Ferguson guidano la squadra di interpreti, affiancati da Gabriel Basso, Jared Harris, Tracy Letts, Anthony Ramos, Moses Ingram, Jonah Hauer-King, Greta Lee e Jason Clarke.
Accanto a loro, una schiera di attori di talento come Malachi Beasley, Brian Tee, Brittany O’Grady, Gbenga Akinnagbe, Willa Fitzgerald, Renée Elise Goldsberry, Kyle Allen e Kaitlyn Dever contribuisce a rendere corale il racconto, enfatizzando la dimensione corale della politica e delle sue ramificazioni.
La squadra tecnica dietro la macchina da presa
Come sempre nei lavori di Bigelow, la componente tecnica gioca un ruolo fondamentale. La fotografia è affidata a Barry Ackroyd, noto per la sua capacità di coniugare realismo e tensione visiva. La scenografia porta la firma di Jeremy Hindle, mentre i costumi sono di Sarah Edwards.
Il montaggio è curato da Kirk Baxter, due volte premio Oscar, e le musiche da Volker Bertelmann, già premiato dall’Academy per All Quiet on the Western Front. Il sound design di Paul N. J. Ottosson promette di amplificare la tensione in una vicenda in cui ogni rumore, ogni allarme, può enfatizzare la percezione dello spettatore.
Bigelow e il ritorno al thriller politico
Per comprendere la portata di A House of Dynamite, bisogna guardare al percorso della regista. Dopo aver esordito con film che giocavano con i generi (Point Break, Near Dark), Bigelow ha spostato la sua attenzione verso temi più radicati nella storia e nella politica.
Con K-19: The Widowmaker aveva già affrontato la tensione della Guerra Fredda, mentre con The Hurt Locker e Zero Dark Thirty ha esplorato la guerra contemporanea e il terrorismo, conquistando premi e consensi internazionali.
L’ultima volta al cinema è stata nel 2017 con Detroit, che affrontava le rivolte razziali degli anni Sessanta. Dopo anni di assenza, Bigelow torna ora con un film che parla del rischio atomico, una paura antica che sembra riaffiorare con forza nel contesto politico globale odierno.
Temi e riflessioni
Se The Hurt Locker scandagliava la psiche dei soldati al fronte e Zero Dark Thirty il meccanismo della caccia al nemico, A House of Dynamite sposta il focus dentro le stanze del potere. Il film affronta il paradosso di un mondo che convive con il pericolo atomico senza quasi mai parlarne apertamente, lasciando la responsabilità delle decisioni a poche persone.
La tensione non nasce solo dalla minaccia esterna, ma dal peso insopportabile delle scelte interne: reagire significa rischiare l’escalation, non reagire significa esporsi a nuove minacce.
Le aspettative
Con A House of Dynamite, Kathryn Bigelow riafferma la sua capacità di raccontare la tensione politica e militare con sguardo personale e incisivo. Non si limita a costruire un film di intrattenimento, ma cerca di restituire la sensazione di precarietà e urgenza che domina il nostro tempo.
Vale la pena vederlo perché Bigelow, più di molti altri registi, sa trasformare le paure collettive in esperienze cinematografiche potenti, in grado di far riflettere tanto quanto di tenere lo spettatore con il fiato sospeso.
Oggi infatti la minaccia è grande, perché diversi Paesi hanno arsenali capaci di cancellare la civiltà in pochi minuti. Eppure sembra esserci un assordante silenzio, come se avessimo normalizzato l’impensabile. Un pensiero che si riflette nell’intento del film: non limitarsi a raccontare un thriller di potere, ma anche stimolare una riflessione collettiva su ciò che significa vivere sotto la costante ombra di un possibile annientamento.
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