DJ Stile Burioni canta Fabri Fibra – Un nome che per gli appassionati di hip hop e rap da sempre non è certo nuovo. E ora è noto a tutti: il dj Federico Ferretti, classe 1973, ha sbancato il web con i suoi video. Gli ingredienti? Volti noti e pezzi storici. Ed è game over!

Prendi un volto familiare come protagonista e vestilo musicalmente con il suo abito migliore: questo ha fatto il romano Federico Ferretti, aka Dj Stile, con due video che hanno messo a segno numeri notevolissimi in così breve tempo in termini di visualizzazioni nelle settimane di lockdown.

Giuseppe Conte feat. Neffa

In comune per entrambi il linguaggio del rap, terreno d’elezione, mondo a lui tanto caro. Il primo è stato quello del premier Giuseppe Conte; con un maestrale taglia e cuci degno di uno stilista del calibro di Giorgio Armani, Dj Stile ha preso i suoi discorsi e ha aggiunto il pezzo più azzeccato di sempre, visto il pieno lockdown: “Aspettando il sole” di Neffa feat. Giuliano Palma, prodotto da Deda, dell’album storico “Neffa & i messaggeri della dopa” del 1996.

Vincenzo De Luca feat Frankie Hi NRG

Dopo aver centrato il bersaglio ne ha pubblicato uno successivo, ed è stata la volta del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, già super star dei social grazie a meme e gruppi Facebook di grande seguito. Al quale ha cucito addosso un altro celebre pezzo storico, del 1997: “Quelli che benpensano” di Frankie hi-nrg, dall’album “La morte dei miracoli”.

DJ Stile Burioni canta Fabri Fibra

Ma poteva fermarsi qui? Certo che no. Oggi infatti è uscito il terzo, con lo stesso format, perché squadra che vince non si cambia. E questa volta la combo si eleva ancora, grazie alla gentile intercessione di Dj Double S: il virologo Roberto Burioni e il rapper Fabri Fibra con la sua “Fenomeno”, dell’album omonimo del 2017. Ecco l’intervista.

Sei attivo ormai da moltissimo tempo nella scena musicale hip hop e rap italiana. Con quali artisti hai collaborato?
“Da dj ho partecipato a dischi e suonato con molti artisti: Frankie hi-nrg, Assalti Frontali, Neffa, AK47, Kaos One, 99 Posse, Almamegretta, Ustmamò, Litfiba, Tiromancino. Di questi ultimi ad esempio, ne “La descrizione di un attimo” dell’album omonimo, la batteria con i piatti è opera mia. Dall’inizio degli anni ‘90, per otto anni, sono perennemente stato in tour. Ho sempre vissuto a Roma anche se, in quegli anni, ovviamente viaggiavo moltissimo. Mi sono occupato di teatro con l’attore e regista Roberto Ciufoli, ho lavorato per Red Bull a progetti musicali con orchestra, da fonico per la Rai, Sky e Fox in qualità di creativo e dj. Ho anche collaborato a video d’arte con il fotografo e media artist, caro amico, Davide Sebastian. E’ grazie al continuo perfezionamento in tema sound design che ho sempre rincorso – e afferrato – l’equilibrio tra le mie due anime professionali: quella di dj e quella di fonico. Riuscendo a conciliare così anche la mia grande passione per la musica hip hop.”

Come è nata invece la tua evidente passione per i video?
“Sono un feticista del cu’n’paste estremo. Un’addiction che si è sviluppata in maniera molto naturale: ai tempi mi occupavo della realizzazione di video per eventi di amici, a Roma. Si svolgevano proiezioni e quindi mi occupavo dei video promozionali sui Social Network. In sostanza agivo ricostruendo l’opera filmica che poi sarebbe andata in scena unendola all’atmosfera da club. Con questi ultimi video, per me è stato “dare un altro calcio alla staccionata del limite”. Mi piace provare sempre a raggiungere un nuovo livello.”

E come l’hai poi perfezionata?
“Realizzando promo per Fox ho avuto la possibilità di lavorare con montatori nelle animazioni video. Imparando la tecnica a livello professionale, poi mi è servita per metterla in pratica anche per video destinati ai Social Network, dove le pretese sono senz’altro diverse. Non è la prima volta che mi cimento in questo tipo di cose: le prime furono veri e proprio esperimenti. Solo così ci si perfeziona: con pratica e tentativi, scoprendo sempre elementi nuovi, tra funzionamento e resa.”

Qual è il tuo parere sulla situazione delle capacità tecniche circa i video in Italia?
“Penso che ci siano molti professionisti validi in questo campo. Sul piano broadcast, in televisione purtroppo lo standard è basso, ma il motivo è presto detto: si tende a semplificare il linguaggio affinché abbracci più pubblico possibile. Ma in termini di video musicali il livello è alto: sono anche e soprattutto le realtà indipendenti a realizzare lavori davvero notevoli, proprio per la loro natura più underground.”

Come è cambiato secondo te nel tempo questo scenario?
“Nel panorama video, dal 2000 in poi, è avvenuto esattamente quel che è successo nel djing dagli anni ‘80 fino alla fine degli anni ‘90: la tecnologia si è evoluta grandemente ed è divenuta sempre più accessibile a tutti. Fu quindi più semplice, con poche attrezzature, poter realizzare veri e propri home studio. Prima invece, per i costi alti, era tutto infinitamente più difficile.”

Quanto tempo hai impiegato per realizzare i video?
“Dipende dalle fonti, quindi principalmente dal modo di parlare del soggetto. Per Conte ho impiegato una decina di giorni, ma è stato il primo, e il tempo impiegato relativamente poco. I suoi discorsi durante le conferenze stampa su cui ho lavorato duravano 40 minuti. In totale ne ho utilizzati 9; per una strofa rap di 50 secondi servono quindi 5 ore di materiale. Per Burioni, estrapolando il parlato dalla trasmissione Rai “Che tempo che fa”, sono state invece ben 33 ore, in quanto ho dovuto ricostruire molte parole, impiegando così 15 giorni per la realizzazione.”

Quali sono le differenze, e quindi le difficoltà, che hai affrontato nei tre video?
“Il terzo è stato più complesso. Burioni è un virologo e non è abituato ai riflettori. Per De Luca è invece stato più semplice: il più costante di tutti grazie all’impostazione della voce e alla sua disinvoltura nel parlare, essendo abituato ad apparire in video. Una fondamentale differenza è stata rappresentata dell’utilizzo del microfono a mano: la sfida più grande è rendere le parole come equalizzazione il più possibile simili, in modo che il risultato risulti omogeneo. La cura del sound e delle parole però non è la stessa da un punto di vista visivo. Anzi, meno è curato questo aspetto, più l’obiettivo di rendere il video divertente viene centrato: è proprio questa la sua forza. I tagli vengono effettuati seguendo la musica, vero fulcro della questione. La differenza delle fonti viene unita in un continuum che deve avere senso per poter funzionare. L’immagine spiega il senso del video, ma è la musica il centro focale.”

Quindi questo non è stato un goal studiato a tavolino.
“No, anzi. E’ tutto avvenuto in modo molto spontaneo. La musica è la professione e la mia passione, i video sono un’altra grande passione. In realtà durante la quarantena avevo molto tempo a disposizione: mi è venuta quindi questa idea. Per intrattenere soprattutto, e divertire principalmente i miei amici di Facebook. Poi sono felice di aver regalato un po’ di spensieratezza agli animi pesanti anche di altre persone. Non è stata una cosa del tutto estemporanea, anche se nata di getto. L’aspettativa certo era divertire, senza fini ulteriori, data dalla necessità di interagire con la situazione problematica di isolamento. Semplicemente, ho messo a frutto qualcosa che rientra nelle mie caratteristiche e l’ho inserito in un contesto attuale. Sono convinto che l’attività di ognuno debba trovare un modo per interagire con gli altri, in un’applicazione tangibile e utile nella vita reale. E’ un modo per darle vera vita e fornire senso. Nondimeno, da un punto di vista professionale, questi video rappresentano i miei ultimi esperimenti a tema: un recap tecnico personale e anche un modo per scoprire pregi e difetti del mezzo espressivo e delle attrezzature, per poter raggiungere traguardi sempre più elevati.”