Gucci Alta Gioielleria Hortus Deliciarum – Gucci presenta la seconda collezione di Alta Gioielleria disegnata dal Direttore Creativo Alessandro Michele, con una campagna pubblicitaria che vede protagonista Jodie Turner-Smith. In un’atmosfera che evoca il fascino di Hollywood, l’attrice è ritratta attraverso una sfavillante serie di immagini e un video, mentre indossa alcuni dei pezzi più significativi.

La collezione di Alta Gioielleria ‘Hortus Deliciarum’ attinge ai motivi e ai simboli cari ad Alessandro Michele, tratti dalla vasta iconografia che compone l’universo estetico della Maison. La selezione comprende più di 130 creazioni, in gran parte pezzi unici, suddivisi in quattro capitoli che si ispirano alla bellezza maestosa del mondo naturale, dei cieli stellati e dei tramonti che lasciano senza fiato. La collezione include anche solitari unici e di grande effetto, ridefiniti in chiave massimalista, oltre ad una ricca gamma di orologi di alta gioielleria.

Questa collezione eclettica si distingue per la caleidoscopica gamma cromatica ispirata dal cielo, i cui colori e costellazioni sono in continuo mutamento. Non a caso nella nuova campagna, realizzata da Glen Luchford, Jodie Turner-Smith si immerge di notte in una sontuosa piscina, splendente mentre indossa i gioielli della collezione, in compagnia di un serpente e un uccello variopinti. Se Madre Natura è la suprema fonte di ispirazione di Gucci per i gioielli del suo ‘hortus’, con i loro fiori e i loro animali magici, Jodie Turner-Smith è la musa ispiratrice di queste immagini piene di poesia, che esprimono lo splendore e la bellezza universale del mondo naturale.

Gucci Alta Gioielleria Hortus Deliciarum: la collezione

Omaggio al magnetismo delle sfumature del cielo che trascolorano durante la giornata, Hortus Deliciarum, “Giardino delle Delizie”, rinnova il visionario eclettismo di Alessandro Michele nei simboli e nell’iconografia che ne compongono l’universo estetico. Punto di partenza: la volta celeste, dalla bellezza temporanea perché mai uguale a sé stessa, in continuo movimento come le sue costellazioni, che ci regalano la limpida gioia di puntare lo sguardo in alto per vivere un momento di pura meraviglia.

Il primo “capitolo” è un’ode a grandiosi paesaggi, ricondotti a miniature di emozioni portatili, in un magico gioco di proporzioni dove cascate e foreste accarezzate dal vento subiscono una metamorfosi in talismani intimi, romantici. Cascate di diamanti ricordano percorsi d’acqua, delicati astri riproducono l’incanto delle stelle cadenti e minute foglie en tremblant di gusto vittoriano rimandano ad ambienti boschivi.

Il motivo delle frange ricorre per sottolineare un senso di perenne vitalità, così come era già successo nei primi anni Venti del Novecento, nella moda e nel design. Alessandro Michele saluta gli anni Venti di questo millennio disponendole nelle collane, negli orecchini pendenti, ma con spirito innovativo ed energico, non solo puramente decorativo. Spinelli viola e prugna fluttuano tra diamanti che oscillano senza sosta, le tormaline Paraiba suggeriscono, con il loro azzurro, i moti degli oceani. Audaci e inconfondibilmente Gucci, le collane sfavillanti riflettono un’esplosione di brillanti, trapuntate di spinelli, ipnotiche come l’Aurora Boreale – o la parure di smeraldi da 6,13 carati, nel verde smagliante delle foglie a primavera al centro di un turbinio di brillanti che danzano, come nell’orbita di uno sfolgorante sistema solare.

Il secondo “capitolo” cattura le cromie sature e ammalianti del calare del sole, colto nel passaggio in cui si lascia sostituire dal crepuscolo: un’atmosfera che si presta a essere interpretata da stilemi che hanno dato forma al Romanticismo, tra suggestioni neogotiche del diciannovesimo secolo, che grazie a nuove progettazioni, rivelano una assoluta modernità.

Una stupefacente collana Rivière in stile georgiano è costruita con un’orchestrazione di opali, topazi, granati spessartina e tormaline: a catturare l’attenzione è l’opale da 8 carati e le gemme dalle gradazioni serotine incastonate in “simmetria discordante”, come la definisce il direttore creativo della maison. Ovvero montate in maniera lievemente disallineata per riverberare l’atto profondo di ciò che è più importante nel “fatto a mano”: l’inevitabile presenza dell’imperfezione. Che qui rende distinguibili le creazioni di Alta Gioielleria Gucci, introducendo un elemento che mette in discussione il classicismo dell’oreficeria, identificato per troppo tempo con un’ordinata compostezza.

Il mondo della botanica, sospeso tra scienza e sentimento, costituisce la scintilla intorno a cui si sviluppa la narrazione del terzo “capitolo”. Hortus Deliciarum ricava impressioni e stimoli dal caduco e malinconico fascino di un roseto, simbolo di rinascita e di amore. Delicata, femminile, in questa sezione si dispiegano i raggi rosati o aranciati che somigliano a quelli di un bocciolo sul punto di fiorire: come quelli emanati dallo zaffiro Padparadscha, che trionfa tra le tormaline indicolite, dal blu profondo come una notte d’inchiostro. In alcune collane vi sono pendenti staccabili da indossare come pendenti portebonheur. Ancora una volta, il regno vegetale e quello animale affermano il loro potere nel costituire fonti inesauribili d’ispirazione formale, ma anche di modus operandi.

Ed è la fauna selvaggia, sintetizzata dalla testa di un leone, simbolo di Gucci, a offrire una visione chiara e altamente allegorica del quarto “capitolo”. La grazia innata e temibile dei felini delle savane e delle giungle – i leoni e le tigri, per esempio – s’ingentilisce in una sorta di mitico bestiario. Della ferocia delle fiere resta lo spirito dionisiaco e quasi ludico, con tanzaniti celesti, oro, opali “pelle di serpente” e tsavoriti verdi. Riunite nel girocollo dove 22 teste leonine circondano un opale da 16,36 carati, come un branco dalla sofisticata forza che difende metaforicamente chi lo indossa. Segno di questo capitolo è l’oro giallo, accentuato da solari berilli. Un tributo a una mitologia che rievoca forza primigenia.

Infine, i solitari sono ridefiniti con un’ottica massimalista. Evidenti, concreti, sospesi tra fermezza e discorso identitario. Pietre colorate tagliate a smeraldo affiancano diamanti incassati come gioielli antichi. L’arcobaleno dei riflessi è forte, intenso, ottimista: tormaline verde menta, rubelliti rosa tramonto, tanzaniti viola vellutato, zaffiri arancio, topazi light pink, granati mandarino. A guardarli con attenzione gli anelli hanno curve serpentine o sono fastosamente lineari: ciascuna pietra centrale è scelta per la rarità, come la magniloquente rubellite da 60 carati, il granato mandarino a forma di cuore, e la tormalina Paraiba da 16 carati.

Anche l’orologeria viene sottoposta a un’operazione di redesign alla ricerca di una connessione tra la parola “lusso” e la parola “anima”. Il Tempo viene ingannato da Alessandro Michele con teste leonine che celano, ruotando, quadranti in opale australiano blu scuro, legati al corpo da bracciali tempestati di diamanti, incastonati con tanzaniti viola, peridoti, tormaline, rubelliti e granati. A contatto con la pelle, sul fondo della cassa vi sono incise stelle: emblema d’intesa segreto tra chi lo porta e il resto del mondo.

Vi sono anche modelli cruciformi collegati all’arte rinascimentale, arricchiti dai richiami degli esemplari latini con quadranti di pavé di diamanti dove sono stati inseriti spinelli. Fermagli di diamanti in forma di fiore trasformano la materia eterna in immagini di gentilezza effimera. È un mondo dove c’è spazio anche per opali blu pavone e una ricongiunzione a una geometria ritmata, nel modello con bracciale rigido rivestito da 275 diamanti Art Déco con un quadrante a scomparsa.

Ma la vera sostanza di cui sono composti i preziosi della collezione Alta Gioielleria di Gucci è la riflessione tra ciò che ci circonda e dona le sue forme in “simmetria discordante” con gli elementi che più degli altri associamo all’imperturbabilità cronologica: i minerali, i metalli, le pietre. La Natura, musa di Alessandro Michele, è l’unica a creare possibili e reali sintonie tra l’umano, l’animale, il definitivo e il transitorio. Tutto sorvegliato dall’immota ma rassicurante presenza del cielo che tutto e tutti racchiude.