Western Stars Bruce Springsteen film“Western Stars” è la versione cinematografica dell’ultimo album di successo internazionale di Bruce Springsteen. Il film, che segna il debutto alla regia di Bruce Springsteen, è co-diretto insieme al suo collaboratore di lunga data Thom Zimny.

Il film “Western Stars” offre ai fan di tutto il mondo l’unica opportunità di vedere Springsteen esibirsi in tutte e tredici le canzoni dell’album, accompagnato da una band e da un’intera orchestra, sotto il soffitto a cattedrale del fienile della sua centenaria proprietà.

Uscito a cinque anni di distanza dal precedente progetto in studio di Springsteen, l’album Western Stars segna un punto di partenza per il leggendario cantautore pur attingendo sempre dalle sue radici. Toccando temi come l’amore e la perdita, la solitudine e la famiglia, e l’inesorabile passare del tempo, il docu-film evoca il West americano – sia il leggendario che il duro – in cui si intrecciano filmati d’archivio ed il racconto in prima persona della rockstar con la canzone per narrare la storia.

Western Stars, che è il diciannovesimo album in studio di Springsteen, ha raggiunto il successo mondiale e ha ottenuto recensioni entusiastiche. Si è posizionato al primo posto delle classifiche iTunes in tutti i continenti, inclusi paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Belgio, Germania, Spagna, Italia, Paesi Bassi, Australia, India, Sudafrica e tutta la Scandinavia, tra gli altri.

Springsteen e Zimny ​​hanno collaborato a diversi progetti nel corso degli anni, tra cui il documentario “The Promise: The Making of Darkness on the Edge of Town”, e la versione filmata trasmessa su Netflix di “Springsteen on Broadway”, vincitore del Tony Award, che Zimny ​​ha diretto.

“Western Stars” è scritto ed interpretato da Bruce Springsteen, con special guest Patti Scialfa.

Bruce, negli ultimi anni, hai scritto un libro di memorie, hai fatto uno spettacolo di successo a Broadway e ora, con “Western Stars”, hai debuttato alla regia. Puoi parlarci un po’ della loro connessione?
“Il libro è venuto in modo molto organico, e dal libro è arrivato lo spettacolo teatrale, e dallo spettacolo è arrivato un approfondimento della risoluzione dei fili filosofici su cui ho lavorato per tutta la mia vita. Come ho detto all’inizio del film, ci sono due lati del personaggio americano: il lato solitario, e il lato che brama la connessione e la comunità, e ho passato una vita a cercare di capire come conciliare queste due cose.

Sapevo che non sarei andato in tour per Western Stars, quindi avevo bisogno di un altro modo per entrare in contatto con i fan. Ho detto: “Giriamo l’intero album dall’inizio alla fine”, cosa che abbiamo fatto. La sceneggiatura della narrazione è arrivata dopo. E poi, con Thom, abbiamo messo insieme le immagini e girato dei filmati, e improvvisamente è uscito fuori questo film che ha emozionato entrambi, e che speriamo arrivi al pubblico. Quindi, ho scritto il libro e poi ho fatto uno spettacolo a teatro, e ora questo film è il completamento di quella trilogia di lavori.”

“Western Stars” segna la tua prima collaborazione come co-regista. Puoi raccontare qualcosa sul tuo impegno in questo film?
“Thom Zimny ha concepito il film con me, e ha gestito il lavoro dietro la macchina da presa. Il mio compito era controllare lo sviluppo del film e coordinare gli intermezzi delle canzoni. È stata una vera collaborazione tra noi, ed è stato molto divertente.”

Bruce, qual era l’idea di base dell’album Western Stars?
“In realtà era solo una raccolta di canzoni che avevo messo insieme, e tutte evocavano la stessa ambientazione, il West americano. Lo stile della composizione ricordava quello della California del sud alla fine degli anni ’70. Mi interessava scrivere seguendo quella vena. E c’era un arco emotivo che stavo cercando di comunicare, ed è quello che le immagini mettono in risalto, molto più di quanto abbia fatto il disco. Quando abbiamo aggiunto il parlato tra la musica, le parole hanno davvero tracciato quell’arco che volevo per l’album, e ha messo in primo piano i temi che approfondiva.”

Bruce, in che modo “Western Stars” è stato influenzato dalla tua esperienza nel West americano e dal mito delle frontiere nella tua crescita?
“Sono cresciuto negli anni ’50, quando il West regnava, quindi filtrava naturalmente nelle ossa. E il sud-ovest mi ha sempre attratto, per le sue dimensioni e il modo in cui è pesato sulla mia psicologia. Ho anche vissuto in California per quasi dieci anni, e mi è piaciuto molto, quindi anche se provengo dal New Jersey, volevo che il mio lavoro comprendesse l’intero Paese. La cosa bella di questo film è che la performance è stata eseguita nel fienile della mia casa nel New Jersey, e che abbiamo girato tutti gli altri filmati nel sud-ovest; abbiamo così ottenuto il meglio da entrambe le realtà. Per me, il West continua ad essere un paesaggio mitico; è un qualcosa che da americani portiamo dentro di noi, cogliamo immediatamente l’isolamento di quello spazio, la difficoltà a stabilire le connessioni umane più elementari, e la lotta per il senso di comunità e l’amore. Il tutto emerge da solo, quando inserisci le tue narrazioni in quella parte del paese. Quindi è stato bello poterlo fare, recarsi in quei posti ed effettuarci delle riprese, e Thom ha svolto un ottimo lavoro insieme al nostro direttore della fotografia, Joe DeSalvo.”

Il film offre alcuni spunti personali sulla tua vita e la tua carriera, alcuni dei quali possono sorprendere anche i tuoi fan di sempre. Puoi spiegarceli?
“Quando avevo 30 anni, una mattina mi sono svegliato e mi sono chiesto: “Qual è il mio posto nel mondo?” Mi piaceva lavorare e la band era eccezionale, ma non c’era molto altro. E’ lì che ho iniziato a capire che avevo raggiunto un limite: ero arrivato davanti ad un muro e non sapevo dove altro andare. Eppure dovevo andare in qualche altro posto, per trovare una strada alternativa ed arrivare dove avrei voluto. Davvero, questo film non avrebbe motivo di esistere senza quelle premesse. Penso che se vuoi prosperare e continuare ad essere creativo sia nella tua vita personale che in quella lavorativa, e con i tuoi cari, devi fare quei salti di coscienza ogni tanto. E ciò che ti consente di spostarti ad un livello successivo: è, alla fine, l’amore. Quindi il film parla di quel viaggio verso la tua pace interiore, concedendoti una vita ed essere in grado di goderti la stessa insieme a tutto il dolore e la felicità che porta. Quindi speriamo che il film sia universale in questo senso.”

“Rhinestone Cowboy” è una scelta interessante per concludere il film. Puoi dirci perché la senti come la canzone a te più vicina, dal momento che non è presente nell’album?
“Glen Campbell ha avuto un’enorme influenza sull’album, così come Jimmy Webb e quel tipo di pop della California del sud, quindi ho detto a Thom che sarebbe stata una canzone divertente e giusta per la chiusura.”

Infine, cosa speri che rimarrà al pubblico dopo aver visto il film?
“Quando ascolti il ​​disco Western Stars, vivi un’esperienza unica, ma la realizzazione del film mi ha permesso di raccontare una storia in un modo che non ho mai fatto. È stata solo accennata nel corso degli anni, e si riflette in molti dei miei lavori, ma è una storia che non ho mai raccontato prima. Questo è ciò che ci ha entusiasmato, e ciò che Thom mi ha permesso di fare. Penso che il film approfondisca il contenuto emotivo della musica in un modo che spero possa intrattenere, ispirare ed arrivare ai miei fan. È anche la continuazione della conversazione che ho intrattenuto con loro fin da giovane, e li ringrazio per essermi sempre stati al fianco.”

L’uscita nelle sale italiane di “Western Stars” è prevista per il 2, il 3 e il 4 dicembre 2019.

credit image by Press Office – photo by Rob DeMartin / Dave J Hogan / Dave Allocca Warner Bros. Pictures