La collezione Bally primavera estate 2024, disegnata da Simone Bellotti, ha sfilato nei suggestivi giardini del Chiostro di San Simpliciano a Milano, ed è una sintesi dei contrasti tipici della Maison. È una riflessione sulla precisione e sull’organicità, sul rigore e sulla morbidezza. Dalle strade di Zurigo ai paesaggi alpini, l’identità svizzera ha molteplici sfaccettature.

Bally primavera estate 2024: il video del fashion show

La collezione si caratterizza per  la sua purezza essenziale ben miscelata ad una giocosità quasi scolastica. Emergono così in maniera chiara ed evidente i principi del design classico che vivono in nuovi contesti del vivere contemporaneo.

La collezione è ispirata ad un luogo di sobria eleganza: il Monte Verità, un rifugio utopico di intellettuali alternativi e anime creative che si stabilirono ad Ascona, in Svizzera, all’inizio del XX secolo. Il loro approccio libertario, che rifiutava il peso di un’esistenza urbana per una comunione olistica con l’ambiente, fu una rivoluzione culturale di letteratura, danza, pittura e performance.

Simone Bellotti evoca questo spirito bohémien attraverso i suoni creati appositamente dal DJ Leo Mas, le cui sonorità baleariane hanno segnato la Summer of Love a Ibiza nel 1987 con la stessa spensieratezza. La nuova collezione primavera estate 2024 abbraccia il concetto di dualità, ispirato alla visione di Bellotti di un marchio con diversi layers, riflesso della nostra natura umana.

Al suo interno, il rosso svizzero, il cobalto ed il “chartreuse” si alternano a una palette di toni neutri tenui – colori che evocano sia l’uniformità urbana sia le morbide sfumature della flora alpina. La familiarità – dell’archetipo, della silhouette e del tessuto – viene sfruttata e abbandonata attraverso giochi di proporzioni ridotte e di simmetria.

I movimenti di drappeggio e oscillazione, di volumi esplosivi, di fascino discreto sono abbondanti ma leggeri al tatto, in cotone asciutto e ripstop, popeline, jersey, taffetà, pointelle e pelli lucide. Basandosi sui 172 anni di tradizione calzaturiera di Bally, si assiste al ritorno di modelli d’archivio come nuovi capisaldi di stile.

La rivisitazione e il perfezionamento di Glendale dalla fibbia piatta (Bally c. 1923) con tomaia a punta, della Scribe Oxford stringata (Bally c. 1951) con punta brunita e della Ballyrina flat (Bally c. 1940) con dettagli borchiati, dove standard della formalità classica sono ora intrisi di rigore contemporaneo.

Le cinture talismano “appenzeller” lucidate e i campanelli in pelle lavorata rendono omaggio alle usanze svizzere. I bagagli e le borse mostrano il dualismo in gioco: valigette strutturate e portamonete in pelle di vitello lucida e catene d’oro si affiancano a messenger in tela morbida e borse da viaggio rifinite con il nastro Bally e lo stemma araldico del marchio.

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