Un gioco e una sfida, quella di Georg Weber, proprietario – insieme alla moglie Julia – della tenuta Monteverro, dolcemente adagiata sulle colline tra Capalbio e il mare, affacciata su quella nota ai più come la Costa d’Argento. In questo lembo di terra a sud di Grosseto – un’area geografica principalmente vocata ai rossi – dove la natura incontaminata della Maremma si fonde con il mare, prende vita lo Chardonnay Monteverro.

Un’intuizione, ma anche un azzardo, spinge Georg ad andare oltre il suo progetto enoico legato al cabernet. L’idea, pionieristica, è quella di una piccola produzione, quasi un divertissement, un piccolo esperimento per sé e per la famiglia: giusto un paio di ettari dedicati a questo vitigno a bacca bianca tra i più noti al mondo, un’uva elegante che può regalare note agrumate e una spina dorsale acida, ma che non è frequente trovare in Toscana.

La fortuna aiuta gli audaci, ma da sola non basta: serve passione, competenza e dedizione. A queste latitudini il clima non aiuta. Tutto va studiato nei minimi dettagli: dalla posizione delle vigne al loro orientamento. E così ogni cosa s’incastra alla perfezione: per garantire freschezza, i filari sono orientati ovest-est (tutto il resto del vigneto è nord-sud), così da avere un’esposizione solare meno diretta, la vite è stata fatta crescere volutamente più alta per evitare che l’uva soffra il riverbero di calore proveniente dal suolo e le foglie lasciate sui grappoli per garantirne la freschezza. Grandi sono la cura e il rispetto per la pianta che si trasformano in massima delicatezza al momento della raccolta.

Una vigna – dunque – dalla produzione limitata, che è un piccolo capolavoro di attenzioni e accortezze speciali per poter ottenere un prodotto elegante e non uno Chardonnay “sfacciato” tipico dei climi caldi, potente e opulento al naso e al palato. A volte – è il caso di dirlo – grandi risultati si ottengono percorrendo strade insolite e non scontate. Dedizione, passione, amore e una costante dell’eccellenza, Ecco i valori di Monteverro che si fondono armonicamente nello Chardonnay, un vino in cui tutti gli elementi si fondono in un perfetto equilibrio di grazia, gusto e raffinatezza.

Una sfida vinta, quella di Georg, che racchiude in sé anche le potenzialità inespresse di un territorio che spesso si dà troppo per scontato. Nel corso degli anni – in vigna e in cantina – si lavora per perfezionare al meglio il risultato: si modifica leggermente la tipologia di affinamento (attualmente in barrique e in tini di cemento a forma di uovo). Il risultato? Un vino unico, importante e di carattere, uno Chardonnay fine, elegante, la frutta tropicale è presente ma non sfacciata.

Al naso si fondono profumi di pesca, albicocca e tocchi leggeri di vaniglia e spezie. Al palato si rivela uno Chardonnay di struttura, ma controbilanciato da una grande freschezza –merito anche della vicinanza al mare che mitiga le temperature maremmane che gli conferiscono un carattere e una finesse inconfondibili. Note rotonde date anche dalla malolattica, che rende il vino stabile e permette l’affinamento anche al vino bianco. Un vino così – concreto e idealista al tempo stesso, cresciuto nonostante i “se” e i “ma” di un territorio che sulla carta non dovrebbe essere nelle sue corde – si presta ad abbinamenti audaci che vanno oltre il classico matrimonio culinario con il pesce, per abbracciare pietanze di carne come un saporito coniglio porchettato o le più facili carni bianche.

E, in particolare, l’annata 2015 si rivela spettacolare: per renderle onore la Cantina ha deciso di produrre una magnum in limited edition: un formato ideale per l’invecchiamento, consente infatti di far esprimere ai vini tutto il loro potenziale nel lungo periodo. Questa bottiglia è anche un omaggio perfetto per onorare il traguardo del decennale della prima vendemmia.