I Molti Santi del New Jersey recensione: arriva al cinema, il 4 novembre, il tanto atteso prequel della pluripremiata serie HBO di David Chase “I Soprano”.

I Molti Santi del New Jersey: il trailer ufficiale

Il giovane Anthony Soprano cresce in una delle epoche più tumultuose della storia di Newark, nel New Jersey, e diventa uomo proprio mentre le bande rivali di gangster iniziano a insorgere e sfidano la potente famiglia criminale DiMeo che esercita il potere su una città sempre più lacerata dagli attriti tra le varie comunità. Coinvolto in prima persona, in questo momento ricco di cambiamenti, è lo zio che Anthony venera, Dickie Moltisanti: Dickie fatica a gestire le sue responsabilità sia professionali che personali e la sua influenza sul nipote, nel tempo, contribuirà a trasformare l’adolescente impressionabile nell’onnipotente boss mafioso Tony Soprano.

Il film è interpretato da Alessandro Nivola, il vincitore del premio Tony, Leslie Odom Jr., Jon Bernthal, Corey Stoll, Michael Gandolfini, Billy Magnussen, Michela De Rossi, John Magaro, con il vincitore dell’Emmy, Ray Liotta e la candidata all’Oscar, Vera Farmiga.

Alan Taylor, vincitore di un Emmy per la regia de “I Soprano”, ha diretto il film da una sceneggiatura di David Chase, creatore della serie, e Lawrence Konner. Il film è basato sui personaggi creati da Chase anche produttore del film insieme a Lawrence Konner e Nicole Lambert mentre Michael Disco, Marcus Viscidi, Toby Emmerich e Richard Brener sono i produttori esecutivi.

La squadra creativa di Taylor che ha lavorato dietro le quinte comprende il direttore della fotografia Kramer Morgenthau, lo scenografo Bob Shaw, il montatore nominato all’Oscar Christopher Tellefsen e la costumista Amy Westcott.

“I Molti Santi del New Jersey” è stato girato tra il New Jersey e New York, e nel film sono presenti protagonisti della serie originale che ha ispirato il film. Andata in onda per sei stagioni, la serie “I Soprano” – ampiamente considerata come una delle più grandi e influenti serie drammatiche televisive di tutti i tempi – è stata premiata con 21 Primetime Emmy Award, cinque Golden Globe e due Peabody Award, solo per citare alcuni riconoscimenti.

I Molti Santi del New Jersey recensione: la trama

Giugno 1967. In una strada desolata del Central Ward – una zona di Newark, nel New Jersey in prevalenza popolata dalla classe operaia nera – il mafioso gentiluomo vestito in modo impeccabile Dickie Moltisanti parcheggia la sua Impala bianca decappottabile per sbrigare alcuni affari. I membri della banda dei Black Saints hanno rapinato gli allibratori clandestini di Dickie, e lui vuole rimettere in riga il suo socio e compagno di squadra di football del liceo, Harold McBrayer.

Nel North Ward, il distretto italiano di Newark, il mafioso Johnny Soprano fuma una sigaretta dietro l’altra e tira un pallone a suo figlio Anthony di 11 anni, mentre la moglie Livia si prende cura della loro bambina Barbara, e la figlia adolescente Janice legge una rivista sui gradini della loro casa bella e modesta. L’amico di famiglia e socio in affari Dickie Moltisanti riceve un caloroso benvenuto quando passa a prendere il giovane Tony per portarlo ad un incontro speciale al porto con il padre “Hollywood Dick” Moltisanti, e la bellissima giovane sposa Giuseppina, di ritorno dall’Europa a bordo di un piroscafo.

Affascinante, amato e rispettato dalla sua grande “famiglia” italo-americana – e particolarmente ammirato dal giovane nipote Anthony Soprano – Dickie Moltisanti sembra avere tutto. Ma quando il padre prepotente e la nuova moglie napoletana si trasferiscono nella sua casa bifamiliare di Newark, iniziano ad emergere vecchi rancori irrisolti. Nel frattempo, Dickie inizia a percepire il crescente risentimento di Harold McBrayer verso di lui e le sue schiere italo-americane, che hanno da tempo il controllo sulla criminalità organizzata a Newark.

Un atto di brutalità da parte della polizia, in una città dove vige la segregazione razziale, provoca disordini civili nel quartiere centrale di Newark, rispecchiando i risentimenti che ribollono da tempo all’interno della famiglia, e che presto si trasformano in tragiche violenze. Il luglio del 1967 ha segnato la Summer of Love, ma a Newark, nel New Jersey la città si infuoca, e un Tony impressionabile è testimone di tutto.

Speciale costumi di scena

Gli italoamericani non subiscono una particolare trasformazione estetica nel periodo che va dal 1967 al 1971, il loro aspetto continua a riflettere un’epoca addirittura anteriore. La responsabile del reparto trucco Nicki Ledermann afferma: “Ancora oggi, la generazione tra i 60 e gli 80 anni è in qualche modo ferma nei canoni italiani del dopoguerra degli anni ’40 e ’50, forse come omaggio o nostalgia per celebrare la cultura e il retaggio, ed è cambiata poco negli anni. E così abbiamo mantenuto i nostri personaggi italo-americani, più simili ai primi anni ’60 o meglio della fine degli anni ’50. E lo stesso è continuato negli anni ’70”.

Sia nel 1967 che nel 1971, ad esempio, il Dickie Moltisanti di Nivola ha i capelli pettinati all’indietro e indossa un abito su misura degli anni ’50, proposto da Amy Westcott, che ha lavorato come costumista. “Dickie è fermo all’immagine di Frank Sinatra”, dice. Lo stile di Sinatra – abito su misura, cravatta, fazzoletto da taschino e Borsalino – è il modello seguito per Dickie, secondo la Westcott.

“Abbiamo esaminato Frank Sinatra e il suo “tocco hollywoodiano”, spiega Amy Westcott. “In quel piccolo lasso di tempo, gli uomini erano affascinanti e meticolosi nel modo in cui si vestivano e si contraddistinguevano. Spendevano molto per i loro abiti e per curare il loro aspetto”.

Per i personaggi noti ai fan della serie “I Soprano”, creare il loro guardaroba è stato un processo affascinante per la Westcott: “La sfida finale, davvero, è stata prendere questi personaggi che erano già stati creati e ‘spogliarli’ per capire cosa c’era al loro interno, e rendere il tutto realistico e adatto al tempo”.

Per gli abiti indossati dalla Livia Soprano di Vera Farmiga, moglie e madre di periferia, la Westcott ha scelto principalmente una tavolozza colori di pastelli chiari. “Se si considera la vita di Livia, è una donna che si è dedicata totalmente ai figli e al marito, mettendo da parte i propri sogni. La sua profonda depressione è triste e toccante”, afferma la costumista.

Mentre Livia indossa principalmente i colori blu e verde petrolio, Joanne Moltisanti la moglie di Dickie, indossa tonalità pesca in contrasto, e Giuseppina, la giovane moglie italiana di “Hollywood Dick”, si distingue per i colori più caldi e forti per un guardaroba fatto di minigonne, stivali e cappelli a tesa larga.

Per il suo ruolo di Livia, Vera Farmiga, al fine di avvicinare il suo aspetto a una giovane Nancy Marchand, ha scelto di farsi applicare una protesi al naso. Chase ricorda: “È stato molto interessante, perché le avevo suggerito di mettere una protesi, e Vera ha subito detto: ‘Lo stavo per dire. Devo avere un naso importante’ ”. La Ledermann aggiunge: “Ho coinvolto nel progetto il mio amico Mike Marino, che è un brillante designer di protesi, per creare un naso e per collaborare con me nei giorni delle riprese. Vera era molto a suo agio con il naso protesico; l’ha davvero aiutata a entrare nel personaggio”.

“Michela è la nostra giovane Sophia Loren”, afferma Ledermann. “Siamo tornati direttamente alla “sex bomb” degli anni ’50 e ’60 che aveva la capacità di essere sexy e manipolatrice, ma anche molto innocente e dolce. Agli occhi delle donne italo-americane, erano sempre perfettamente agghindate. Nella roulotte del trucco mettevo sempre la canzone di Sinatra ‘Wives and Lovers’ che diceva ‘Ehi, ragazza, pettinati i capelli, sistemati il ​​trucco!’. Dovevano sempre essere perfette per gli uomini”.

“Penso che il costume, il trucco e i capelli abbiano fatto molto per creare il mio personaggio”, esclama Michela De Rossi. “Gli addetti ai vari reparti sono stati dei maghi”.

Per l’Hollywood Dick di Ray Liotta, la Westcott spiega: “Indossa tinte grigie e crema per vestiti molto costosi. Attira l’attenzione su di lui. L’abbiamo fatto scendere dalla barca con un abito a righe rigorosamente fatto su misura”. All’attore è stato applicato anche un trucco per l’invecchiamento, insieme a una pancia protesica. La Westcott aggiunge: “Dovrebbe sembrare sovrappeso. ‘Hollywood Dick’ non è goloso, ma fa quello che vuole”.

Per Junior Soprano interpretato da Corey Stoll – il personaggio della serie più vecchio ora interpretato da un attore molto più giovane – i vestiti hanno sempre un’aria familiare e, quando sormontati da un cappello sempre presente, l’effetto ha conferito allo Junior di Stoll un’aria più adulta.

Per il giovane trio di gangster di Johnny Soprano, Paulie, Silvio e Big Pussy, il loro abbigliamento segue un ordine di gerarchia sociale, secondo la costumista: “C’è un ordine gerarchico nei vestiti. I capi che indossano implicano un determinato tipo di rispetto. Quando una persona è di un certo livello, si capisce da come è vestito”.

Il Silvio Dante di John Magaro indossa già i colori più scuri che appaiono in seguito nella serie. La Westcott aggiunge: “Nella serie molto spesso Silvio veste di marrone o rosso e nero. Quindi in questo caso Silvio indossa una camicia rossa – non bianca – con un completo, e sempre in doppiopetto con pochette”.

Per Magaro tuttavia, l’aspetto del suo personaggio e il netto cambiamento dal 1967 al 1971 sono andati di pari passo. L’attore dice ridendo: “Riguarda i suoi capelli. Guardando in passato “I Soprano”, pare che Silvio fosse calvo. Quindi, iniziamo con un uomo che nel 1967 a poco più di vent’anni già perde i capelli. Negli anni ’70, qualcuno gli ha dato la grande idea di mettersi un parrucchino: questo è l’inizio dell’iconica pettinatura di Sil. Ma tutto ciò non viene menzionato: fanno tutti finta di niente, perché potrebbero essere picchiati se gli dicono qualcosa sui suoi capelli”.

Per trasformare Billy Magnussen in una versione più giovane del Paulie Walnuts di Tony Sirico, il reparto trucco ha lavorato sodo. La Ledermann afferma: “Paulie aveva un aspetto molto particolare: capelli perfetti, un caratteristico naso largo e grandi occhi marroni, e poi abbiamo Billy, che non potrebbe essere più diverso da lui. Ha l’aspetto del classico anglosassone protestante, biondo con gli occhi azzurri e il naso sottile. Quindi Sean gli ha fatto una fantastica parrucca e gli abbiamo anche aggiunto una protesi al naso, lenti a contatto marroni e tinto le ciglia e le sopracciglia”.

Westcott, nel frattempo, ha trovato l’equivalente perfetto del 1971 dell’appariscente guardaroba firmato del Paulie di Sirico: “L’ho messo in abiti informali, perché sono l’equivalente del 1970 della tuta da ginnastica”.

Per l’Harold McBrayer di Leslie Odom Jr., gli anni che vanno dal 1967 al 1971 segnano un cambiamento drastico nel suo aspetto, riflettendo non solo una più ampia trasformazione della società, ma anche il suo crescente senso di autonomia e individualità. Quando lavorava per Dickie Moltisanti negli anni ’60, Harold sfoggia gli stessi abiti su misura indossati dai gangster italiani, spesso in tonalità di verdi. Ma dopo le rivolte e i cambiamenti sociali dovuti in parte al movimento Black Power, Harold indossa giacche di pelle e pantaloni a zampa di elefante, i suoi capelli sono cresciuti con pettinature afro insieme alla barba degli anni ’70. “Negli anni ’70, Harold non assomiglia per niente a Dickie”, spiega Westcott. “Quindi volevamo togliere tutto ciò che aveva a che fare con la sua ex banda negli anni ’60. Ora gli abbiamo dato una sua tavolozza colori, col senape e marrone, ma anche il verde”.

Quando ha vestito Michael Gandolfini per il ritratto del giovane Anthony Soprano, “Era davvero importante che rimanessimo fedeli a Tony”, dice Westcott. “È ragazzo col fisico da atleta, ma è sul punto di diventare un uomo e in seguito quello che è”.

Indossando spesso la giacca e i jeans della West Orange High School, la tavolozza di Tony adolescente è principalmente (e non a caso ironicamente) rosso, bianco e blu. Per Wescott: “La sua giacca da college era il simbolo di chi era, chi stava cercando di essere, cioè giocare a calcio, essere un bravo studente e continuare il college”.

Per l’acconciatura di Tony, Sean Flanigan ha studiato gli annuari delle scuole superiori del 1971, trovando molti capelli arruffati e lunghi fino alle spalle. “Quando Michael è stato scelto, sapevamo che non sarebbe stato possibile che i suoi capelli crescessero abbastanza velocemente da raggiungere la lunghezza che volevamo”, ricorda Flanigan. “Quindi, abbiamo fatto realizzare una parrucca per lui, ed era entusiasta”.

In effetti, l’entusiasmo del giovane Gandolfini nell’interpretare il ruolo è stato fonte di ispirazione per coloro che lo circondavano. Di nuovo, Westcott aggiunge: “Probabilmente ha subito l’enorme pressione del retaggio di suo padre. E Michael lo ha gestito con molta grazia. Ogni giorno entrava con il sorriso sulle labbra, ed era la persona più adorabile con cui lavorare”.

Odom riflette: “Michael non stava solo cercando di onorare suo padre con ciò che stava facendo sullo schermo, ma ha onorato suo padre nel modo in cui si è comportato fuori dallo schermo: è stato ammirevole”.

Da vedere perchè. Il film è pieno di personaggi ricchi di sfumature e legami. È emozionante, pericoloso, violento, appassionato e pieno di amore e anche di morte. Ha la suspense di un thriller e l’umorismo assurdo di una commedia davvero intelligente. E soprattutto I Molti Santi del New Jersey è stato creato per intrattenere un pubblico fatto dai fan de “I Soprano” e da una nuova generazione.

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