E’ uscito nelle sale italiane il film candidato agli Oscar 2023, The Quiet Girl di Colm Bairéad. Protagonista di questo delicato racconto di formazione è la giovanissima Catherine Clinch, che interpreta Cáit, una bambina di nove anni immersa in un silenzio introverso che a poco a poco l’ha resa invisibile agli occhi di chi le sta attorno.

Nel cast anche Carrie Crowley, Andrew Bennet Michael Patric, Kate Nic Chonaonaigh, Joan Sheeny. The Quiet Girl è un adattamento cinematografico di Foster, l’acclamata storia breve scritta da Claire Keegan.

The Quiet Girl: il trailer ufficiale

La trama

Cáit è una bambina di 9 anni proveniente da una famiglia sovraffollata, disfunzionale e impoverita. Lottando silenziosamente a scuola e a casa, ha imparato a nascondersi davanti agli occhi di coloro che la circondano. Con l’arrivo dell’estate e l’avvicinarsi del termine dell’ennesima gravidanza della madre, i genitori decidono di mandare Cáit a vivere da parenti lontani.

Senza sapere quando tornerà a casa, la bambina viene lasciata a casa di questi estranei con solo l’abito che indossa. I Kinsella, una coppia di mezza età che Cáit non ha mai incontrato prima, vestono la bambina con vestiti che tengono con cura in un armadio e mostrano verso di lei una grande premura e attenzione.

Sono persone di campagna, la stessa realtà da cui proviene Cáit, ma lavorano sodo e conducono una vita dignitosa. Nonostante una calorosa accoglienza da parte della donna, Eibhlín, l’uomo di casa, Seán, mantiene le distanze da Cáit e lei da lui, ma con il tempo la loro relazione inizialmente difficile a poco a poco si distende.

Giorno dopo giorno, sotto la cura dei Kinsella, Cáit fiorisce e non si sente più invisibile agli occhi degli altri. Ma in questa casa dove cresce l’affetto e non dovrebbero esserci segreti, ne scopre uno.

“Ha toccato così tanti temi per me importanti, temi che sono stati alla base del mio lavoro di regista di corti fino a quel momento: i complessi legami familiari, la questione della crescita emotiva e psicologica e, soprattutto, il fenomeno del dolore e la sua capacità di modellarci.

Da una prospettiva formale, il racconto in sé è stato immediatamente stimolante: una narrazione in prima persona, al presente, raccontata attraverso gli occhi di una bambina. È stato assolutamente coinvolgente, empatico e intrinsecamente visivo – gran parte del film è dato da ciò che questa bambina sta vedendo e sentendo, momento per momento.

La tensione narrativa della storia è completamente derivata dall’esperienza della bambina, piuttosto che da un’eccessiva dipendenza dalla trama. Mi è sembrata una sfida allettante dal punto di vista registico.

Ho voluto dare forma all’esperienza di questa bambina, questo è l’interesse principale del film, dove l’esplorazione del personaggio e delle dinamiche relazionali sono completamente in primo piano. Ma era anche la “piccolezza” della storia quello in cui credevo. C’è una citazione di Mark Cousins ​​​​dove dice che l’arte è in grado di mostrarci molte cose e che se osserviamo da vicino e attentamente una piccola cosa, possiamo vedere molto altro in essa.

Sono molto attratto da questa nozione, quando qualcosa di molto grande e profondo può essere trovato in piccoli luoghi, in una sorta di umiltà narrativa. Più di ogni altra cosa, tuttavia, è stata il flusso emotivo della storia a convincermi del suo potenziale come film.

La sua costrizione, e il suo successivo rilascio catartico, mi hanno ipnotizzato e ho potuto immaginare un adattamento cinematografico che avrebbe potuto produrre lo stesso effetto sul pubblico” ha raccontato il regista Colm Bairéad.

Da vedere perché

E’ un complesso e delicato dramma di formazione che esplora le questioni della famiglia, dell’abbandono e del dolore attraverso gli occhi della sua giovane protagonista.

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