Antonio Marras autunno inverno 2019 – Immaginate di entrare in un’atelier d’artista. Un po’ salotto, un po’ spazio industriale, un loft, una bottega, un‘officina, un laboratorio, una factory, uno spazio dell’anima. Ci sono divani lisi, dormeuse rovinate, poltrone sfondate, sedie sgarruppate e tanti sgabelli.

Ci sono coperte, scialli, sciarpe e drappi. Ci sono scrivanie, tavoli e banconi. Ci sono quadri alle pareti, accatastati ai muri, sui cavalletti e sulle panche. Ci sono grandi finestre da dove filtra la luce, la polvere tanto è spessa e sospesa.

Ci sono fogli macchiati di caffè, giornali vecchi, fotografie ingiallite e lettere, tante lettere d’amore. Ci sono tavolozze, pennelli, colori. Tempere, matite, pastelli a cera e gessetti. Tanti e tutti sistemati dentro tazze, barattoli, vasi e bicchieri sbeccati.

Sistemati per colore e per tipo. Un colore per un’emozione, un colore per dare vita ad uno sguardo, un colore per
dipingere la pelle e un altro per un letto sfatto. Ci sono artisti, pittori, scultori, scrittori, fotografi e poeti.

Ci sono modelle, attrici, cantanti, muse, poetesse, ballerine ed entraineuse. I colori sono densi e profondi, come pensieri suggestivi e aerei. Rosa antico e rosa cipria, melanzana e bordeaux, ottanio e marron glacée. Panna, ecrù e mauve. Grigio perla e grigio antracite. Cammello e il classico bianco e nero.

Talvolta maglie squillanti di giallo acido, arancio e turchese. Tessuti maschili e sete a fiori grandi e visi disegnati ad acquerello. Pizzi e merletti. Ruches e volantes. Velluti e perline. Paillettes e plissèe. Tulli e lane check. Damaschi e grisaglie. Gessati e animal print.

La stampa geometrica con acronimo che richiama ambienti illuminati da una candela. Le linee sono sciolte e rigorose o arruffate e arzigogolate. Parka unici recuperati e riassemblati con inserti e incastri di tessuti dismessi. Ci sono maglie recuperate effetto irlanda smontate e ricamate.

Maglie a jacquard geometrici con mix di filati e mohair garzato. Effetti patchwork multicolor a volte ingabbiati in morbidi tulle a pois o impreziosite da bande di paillettes zebrata nera e oro. Tocchi di ciniglia marezzata lavorata a block color con perle.

Pezzi unici super colorati con il classico volto ad intarsio con interventi di tessuto damascato. Camicie bianche interrotte, grembiuli scomposti, abiti increspati, giacche smoking suddivise perché il caos ha un suo ordine interiore.

Li vedo vestiti così Guillaume, Pablo, Kiki, Alfred, Jeanne, Modì, Diego, Blaise, Chaim, Nina, Max, Costantin, Leon, Hanka, Beatrice, Geramine, Rosalie, Paul, Maud, Lunia e Anna. Amici fra loro, materia di scandalo, di acute insolenze e scontri feroci. Audaci e anticonformisti. Polemici e provocatrici.

Sfuggono a regole, convenzioni, abitudini imperanti e vogliono imporre un nuovo stile di vita. Eccentrici e cosmopoliti. Hanno esperienze, interessi, conoscenze, sapienze altre, desideri, rimpianti, furori, memorie, in un progetto totale di sé, diverso e sempre più raro a trovarsi.

Hanno fame di vita, verità, bellezza. Antonio Marras li vede vestiti così, fra arte, letteratura, viaggi, città, campagna, passato e presente, ognuno con tutto il suo mondo, ognuno attratto per prima cosa dal piacere di conoscere, sedurre ed esser sedotti e circondarsi di cose belle perché, in fondo, è questo il vero segreto della vita: “Bellezza è Verità. Verità è Bellezza”.