Festival Cinema Venezia 2023 Dogman: l’intervista a Caleb Landry Jones
Festival Cinema Venezia 2023 Dogman – E’ stato presentato al Lido, il nuovo film di Luc Besson, Dogman, la straordinaria storia di un bambino, segnato dalla vita, che troverà la salvezza attraverso l’amore dei suoi cani.
Festival Cinema Venezia 2023 Dogman: il trailer ufficiale
Come racconta Luc Besson: “L’ispirazione per questo film è scaturita, in parte, da un articolo che ho letto su una famiglia francese che ha rinchiuso il proprio figlio in una gabbia quando aveva cinque anni. Questa storia mi ha fatto interrogare sull’impatto che un’esperienza del genere può avere su una persona a livello psicologico. Come riesce una persona a sopravvivere e a gestire la propria sofferenza? Con Dogman ho voluto esplorare questa tematica.
La sofferenza è uno stato che accomuna tutti noi e il solo antidoto per contrastarla è l’amore. La società non ti aiuterà, ma l’amore può aiutare a guarire. È l’amore della comunità di cani che Dogman ha fondato a fungere da guaritore e da catalizzatore. Dogman non sarebbe il film che è senza Caleb Landry Jones. Questo complesso personaggio aveva bisogno di qualcuno che potesse incarnarne le sfide, la tristezza, il desiderio, la forza, la complessità.
Le persone guardano i film per cogliere una sorta di verità dalla storia, anche se sanno che si tratta di finzione. Volevo essere il più onesto possibile nella realizzazione del film. Voglio che proviate dei sentimenti nei confronti del protagonista, di ciò che fa, delle azioni che compie come reazione alla sofferenza che ha patito. Vorrete fare il tifo per lui. Spero che il pubblico possa elaborare nella propria mente ciò che Dogman ha subito, il dolore che è davvero difficile da ingoiare. Ha sofferto più di quanto la maggior parte delle persone potrà mai soffrire, eppure possiede ancora una dignità.”
L’intervista a Caleb Landry Jones
Cosa ti ha spinto a partecipare al film?
“Ho letto la sceneggiatura e, da quel poco che sapevo di Luc e dei suoi film, ero certo che nulla sarebbe stato lasciato al caso. Non ci sarebbe stato nulla di troppo e nulla di troppo poco.”
Come descriveresti il tuo personaggio?
“Douglas è un giovane uomo perso… che non ha nulla da perdere. Assolutamente nulla. Le sue illusioni superano di gran lunga la sua
realtà, e credo che abbia un disperato bisogno di fuggire dalla sua vita quotidiana il più spesso possibile. Allo stesso tempo, è un uomo di grande integrità e onestà.”
Come è stato il tuo primo incontro con Luc Besson?
“Ci siamo incontrati in un caffè. Pensavo di non piacergli molto, ma poi mi ha mandato la sceneggiatura e ci siamo incontrati di nuovo. Poi mi ha detto: “Allora, che ne pensi? Vuoi farlo?! Io ho risposto: “Sì, ma sarebbero dei cani veri?” Mi confermò che lo erano. Gli dissi che ero pronto. All’inizio, io e Luc ci salutavamo con un “ciao”. Ora ci abbracciamo.”
Quali sono le sfide più grandi che avete affrontato?
“Luc aveva pianificato le cose in modo che le riprese seguissero i progressi del personaggio, più o meno in tempo reale. La prima settimana ero nervoso per la scena del ritorno al rifugio. Ero molto apprensivo, non sapevo come interpretarla. Soprattutto perché in quella prima settimana è nato Dogman: Douglas è diventato Dogman. La seconda settimana c’era la canzone di Édith Piaf, e anche in questo caso ero molto apprensivo. La terza settimana abbiamo girato le scene con El Verdugo e la banda, per le quali ero abbastanza fiducioso. Nella quinta settimana abbiamo girato tutte le scene con Evelyn, e quelle erano le più nervose. In alcuni film è una continua corsa sulle montagne russe. Ma Luc aveva pianificato le riprese in modo molto intelligente ed è così riuscito a tenermi sulle spine dall’inizio alla fine.”
Come ti sei preparato?
“Luc mi ha detto di concentrarmi sul presente: sulla prima settimana, sulla seconda e così via, e di prendere le cose un giorno alla volta. Dopo le prime due settimane, sono riuscito a concentrarmi il più possibile sulle scene con Evelyn che temevo di più. Tornavo in albergo, preparavo queste scene e lavoravo con un altro attore, Tonio, per 4 o 5 ore. Solo grazie a questo lavoro di preparazione sono riuscito a memorizzare tutto. Quando abbiamo iniziato a girare queste sequenze, eravamo pronti e Luc lo sapeva. Tutto quello che avevamo girato era confluito nella mia recitazione e non potevamo che essere sulla stessa lunghezza d’onda.”
Che ricordi ha delle riprese?
“Luc è una persona molto esigente e tutti vogliono contribuire a realizzare la sua visione. Dopo poche settimane, eravamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda, sul ritmo dei giorni, sulla sequenza delle scene e sull’importanza della preparazione. Alla terza o quarta settimana, c’era una coesione e un’efficienza che non avevo mai visto su un set. Tutto era veloce e fluido. Credo che grazie agli alti standard di Luc, tutti volevano dare il massimo, cosa che purtroppo non accade in tutte le riprese.”
Il film drammatico dalle tinte dark esce nei cinema italiani il prossimo 5 ottobre.