Sulle passerelle di Milano Moda Donna ha sfilato la collezione autunno inverno 2019 2020 di Gucci. Il nuovo percorso estetico immaginato da Alessandro Michele, Direttore Creativo, ci riporta dall’origine etimologica della parola ‘persona’, che deriva dal latino ‘persona’ e rimane pressoché immutata in tutte le lingue europee.

‘Persona’ definiva originariamente la maschera che ricopriva il volto ‘personale’ dell’attore e serviva a indicare agli spettatori quale fosse il suo ruolo nel dramma”. Hannah Arendt ci ricorda che siamo persone nel momento in cui scegliamo la maschera attraverso cui ci mostriamo sul palcoscenico del mondo.

È in questa scena condivisa di comparizione che definiamo la nostra soggettività e il nostro posizionamento etico e politico. È in questo esporsi sulla scena pubblica che gli individui si rivelano gli uni agli altri nelle loro identità plurali. Lo spazio di visibilità costituisce dunque la condizione di possibilità dell’essere-insieme e al contempo diversi.

Un certo pregiudizio metafisico ha sempre visto nella maschera uno strumento di occultamento e di falsificazione della realtà. Qualcosa che ci renderebbe irrimediabilmente inautentici. Ma se per autenticità intendiamo la possibilità di aderire all’idea che abbiamo di noi stessi, la maschera diventa il mezzo per diventare ciò che sentiamo di essere.

La maschera ci permette, infatti, di mostrarci come vogliamo e di giocare il nostro ruolo di attori come meglio crediamo. È possibilità di scegliere come esercitare la nostra libertà di esporci attraverso un filtro potente che seleziona costantemente cosa vogliamo condividere di noi e cosa invece vogliamo rimanga nascosto.

Nel riflettere sulla natura dell’apparenza Arendt evidenzia la sua duplice funzione di mostrare e di celare allo stesso tempo. Ciò che appare, infatti, non si mostra mai nella sua interezza: il disvelamento di alcune parti finisce con l’occultarne altre. Anche la maschera ospita sempre una tensione tra impulsi divergenti: esibizione e nascondimento, manifestazione e protezione, vanità e pudicizia. La maschera è una forma.

E come ogni forma è in grado di riparare, ricoprire e contestualmente esporre. Non a caso si compone di due superfici fatte della stessa materia, l’una concava e l’altra convessa. Adagiate l’una sull’altra. La loro unione è capace di congiungere l’esterno all’interno, la presenza all’assenza, il visibile all’invisibile. Nella maschera la profondità coincide con la superficie. Chi la indossa si veste di ciò che lo denuda.

Giocare con la magica ambiguità delle maschere rappresenta dunque un’occasione per recuperare le radici creative del nostro essere al mondo. Per vivere “come distinti e unici tra uguali” (H. Arendt). Se l’apparenza rappresenta la condizione fisiologica del nostro pensarci come persone in relazione, le maschere possono offrirsi come il mezzo attraverso cui dare diritto di cittadinanza al nostro divenire molteplice.

Special guest nel front row della sfilata: Salma Hayek Pinault, Jared Leto, Saoirse Ronan, Andrew Garfield, Lucy Boynton, Gia Coppola, Lou Dillon, Miriam Leone, Ghali, Carolina Crescentini e Francesco Motta, Benedetta Porcaroli, Adam Eli, Sinéad Burke, Bethann Hardison, Kim Jenkins, Zumi Rosow, St. Vincent, Shala Monroque, Emma Appleton, Benjamin e Florence Clementine, Micheal Clark, Elizabeth Saltzman, MP5, Alessandro Ristori, Jam Hsiao, Seol Hyun, Ni Ni, Amiaya, Mari Natsuki e molti altri.

credit image by Press Office – photo by Dan Lecca & Gucci/Getty Images