Gucci collezione Epilogo 2021 – Gucci ha svelato oggi con un lungo live streaming, iniziato alle 8, in tempo reale, la realizzazione della campagna della collezione Epilogo da Palazzo Sacchetti a Roma.Alle ore 14:00, il live streaming è stato interrotto per mostrare un video narrativo della collezione. Una volta terminato, lo streaming dal set della campagna è iniziato nuovamente.

Gucci collezione Epilogo 2021: live streaming

Il look book, scattato da Mark Peckmezian è stato fotografato su sfondo bianco e arricchito da contributi grafici. Le foto e il video della campagna saranno rivelati a ottobre. Gli scatti sono a cura di Alec Soth, mentre il video è diretto dai fratelli Damiano e Fabio d’Innocenzo.

Le location che Alessandro Michele ha scelto per la campagna della collezione Epilogo sono Palazzo Sacchetti, da dove è trasmessa la diretta, e il Campo Boario.

L’epilogo è l’atto conclusivo di una narrazione. Il punto di accumulo di riflessioni che si sono sedimentate nel corso di uno scavo. Nel mio caso, racconta Alessandro Michele, rappresenta la possibilità di portare a compimento un percorso di interrogazione sul mondo della moda. Un percorso che somiglia a una favola in tre tempi.

L’avvio di questa perlustrazione è avvenuto a febbraio. In quell’occasione ho voluto celebrare il rito magico della sfilata: una liturgia sacra e insostituibile attraverso cui il pensiero creativo si rende pubblico e si offre all’interpretazione di una comunità di spettatori emancipati. Di questo rito ho voluto mostrare ciò che ama nascondersi. Ho ribaltato i piani, portando al centro della scena i miei compagni di viaggio: quell’intelligenza collettiva, ispirata e sensibile, che rende possibile l’incanto della bellezza.

Che impatti produce lo svelamento di ciò che costruisce l’illusione? Cosa accade al rito quando viene profanato? Come si riconfigurano la meraviglia, l’epifania e la suggestione?

Il secondo atto ha preso forma durante la campagna pubblicitaria di maggio, quando ho cercato di produrre un ulteriore spiazzamento all’interno dei meccanismi routinari della moda. È stata una sperimentazione radicale in cui mi sono lasciato guidare dall’idea che la bellezza potesse manifestarsi, in maniera imprevedibile e meravigliosamente imperfetta, nell’assenza di controllo.

In quella circostanza ho deciso di abdicare al ruolo di regista ossessivo. Ho voluto mollare la presa, rinunciare alla costruzione della scena e dell’azione, lasciando che fossero i miei modelli a costruire le loro stesse immagini. A improvvisarsi fotografi e cantastorie, produttori e scenografi.

Cosa accade alla comunicazione quando cessa di diventare un atto unilaterale? Cosa vuol dire lavorare sulle condizioni che rendono possibile la coralità di una pratica espressiva? Cosa succede al prodotto creativo quando sfugge alla presa della predeterminazione?

Infine arriva l’epilogo, a sigillare la chiusura di una trilogia d’amore. Quest’ultimo movimento ruota intorno a un altro cortocircuito. Gli abiti verranno indossati da chi li ha costruiti. I designer, con cui ogni giorno condivido lo stordimento della creazione, diventeranno interpreti di una nuova storia. Si impossesseranno della poesia che hanno contribuito a forgiare. Metteranno in scena quello che abbiamo appassionatamente immaginato. Si tratta di un’operazione, in cui i ruoli, ancora una volta, si ribaltano. Le distanze si accorciano.

L’atto creativo diventa prassi espositiva. L’interno si proietta all’esterno. L’invisibile prende forma, irradiandosi per autocombustione. Non solo. Con l’obiettivo di spingere fino in fondo l’analisi sui meccanismi che regolano il mondo della moda, questo intervento di rimescolamento verrà raccontato attraverso una prospettiva inusuale. Per una giornata intera chiunque potrà indagare, attraverso delle telecamere opportunamente predisposte, il processo attraverso cui l’ufficio stile incarnerà la nuova campagna pubblicitaria di Gucci.

Cosa succede al rapporto tra realtà e finzione, quando lo sguardo si intrufola indiscreto tra i meccanismi di produzione di un’immagine? Cosa accade alla moda, e alla sua capacità seduttiva, quando il vero torna a essere solamente un momento del falso?

La mia favola in tre tempi vuole dunque produrre un’istanza interrogativa sulle regole, i ruoli e le funzioni che fanno vivere il mondo della moda. Si tratta di un’indagine inevitabilmente parziale e volutamente deformante: un gioco squilibrato in cui ho cercato di smontare le impalcature, capovolgere i piani, spostare lo sguardo, mettere in tensione le grammatiche attraverso cui cerchiamo di nominare il mistero della bellezza.

È stato per me un percorso necessario e ricolmo di amore. Un percorso che, nel suo farsi, ha depositato domande e smosso nuove intuizioni. In questo senso l’epilogo che oggi vi consegno somiglia molto a un preludio. Uno spartiacque che chiude e apre al tempo stesso, una soglia da cui ripartire per provare a immaginare il domani.