Maison Margiela primavera estate 2026: il ritorno alla realtà poetica del quotidiano

La collezione Maison Margiela primavera estate 2026 è un racconto sulla realtà e sulla memoria. Pellicole di seta plastificata, slip dress stratificati, tailoring in denim e nuove forme senza tacco costruiscono un linguaggio che unisce intimità, artigianato e innovazione. Una poetica visiva che celebra l’imperfezione come forma di verità.

Un racconto di vita reale riletto grazie all’archivio

Per la primavera estate 2026, Maison Margiela sceglie di raccontare la realtà come terreno fertile per la sperimentazione. Il nuovo Co-Ed Show è un insieme di idee, esercizi di stile e reinterpretazioni d’archivio che esplorano il rapporto tra memoria e funzionalità contemporanea.

La collezione si muove tra sartoria decostruita, materiali inusuali e suggestioni romantiche, dove il gesto quotidiano diventa linguaggio estetico. È una proposta collettiva che trasforma la moda in un manifesto corale di autenticità e ricerca.

Il nuovo tailoring: il tuxedo come struttura viva

La sfilata si apre con una proposta di nuova sartoria: un taglio “tuxedo waistcoat” che rielabora il classico gilet da smoking con una costruzione inedita della spalla, morbida ma precisa, definita da una pince che segue la naturale curvatura dell’articolazione.
La giacca è chiusa da lacci sottili, richiamo diretto alla blouse blanche indossata dallo staff della Maison, mentre i pantaloni, spesso a cavallo basso, allungano la silhouette creando una verticalità leggera e imperfetta.

Accanto a lana e pelle, il denim entra a pieno titolo nella costruzione sartoriale, affermandosi come linguaggio identitario e strumento di adattabilità. È un omaggio alla storia della maison, che proprio sul dialogo tra l’elevato e l’umile, tra atelier e strada, ha costruito la sua poetica.

L’evoluzione del tuxedo: drappeggi nascosti e stratificazioni inaspettate

La linea del gilet tuxedo si insinua in altri capi: giacche in pelle, trench, soprabiti, che si aprono in rever drappeggiati o colli ripiegabili all’interno, come se la struttura stessa potesse mutare funzione. È una sartoria che si piega e si adatta, che nasconde l’eleganza sotto la praticità, trasformando il rigore formale in libertà compositiva.

Il gioco delle sottovesti: intimità portata all’esterno

Il tema della sottoveste attraversa la collezione come simbolo di intimità e fragilità resa visibile. I long slip dress, ispirati a modelli vintage, vengono indossati sopra giacche e completi, capovolgendo il senso tradizionale della stratificazione. Altri, invece, coprono interamente abiti sartoriali, realizzati in tessuti di fodera che ne mimano la superficie. Le linee sono imperfette e fluide, spesso trattenute da nastri e fettucce, come se il capo fosse in continua evoluzione, sospeso tra costruzione e decostruzione.

Texture e stampa: la poesia del tempo che passa

L’idea di tempo e trasformazione si materializza nelle superfici. Un effetto di carta da parati del XVI secolo che si scrosta viene ottenuto con carta stampata e goffrata applicata su maglieria, evoluzione di un concetto già esplorato nella collezione Artisanal 2025. I motivi floreali, invece, vengono scansionati da fiori reali e stampati su seta drappeggiata e avvolta, con le pieghe che definiscono il disegno come un negativo fotografico. È una riflessione sulla bellezza dell’usura, sull’estetica del vissuto e sull’idea di indumento come archivio emotivo.

Sera: quando la seta incontra la sartoria

Margiela introduce un nuovo concetto, quello di permanent eveningwear. Le scarf-jackets, giacche e cappotti sartoriali con foulard in seta fusi al tessuto, diventano capi in cui l’accessorio è parte integrante della struttura. La sciarpa non è più indossata, ma incorporata: un gesto di eleganza congelata nel tempo, che unisce funzionalità e poesia.

Il fascino plastificato della materia

Il tema della plasticizzazione, presentato durante l’Artisanal 2025, torna sotto nuove forme. Giacche in seta vengono interamente plastificate, trasformandosi in capispalla anti-pioggia dall’aspetto lucido e tattile. Un top realizzato con gioielli riciclati e inglobati nel materiale plastico diventa un mosaico contemporaneo di lucentezze, mentre vestiti di seta ampissimi sono trattenuti da corpetti di nastro adesivo, come se la materia fosse viva, in movimento costante.

I modelli della sfilata indossano Four Stitch mouthpieces, dispositivi che uniformano i volti e proseguono l’indagine di Margiela sull’anonimato e sulla dissoluzione dell’identità individuale. È un modo per riportare l’attenzione sull’abito, sul gesto e sulla costruzione, sottraendo al corpo l’elemento narrativo del volto.

Le scarpe senza tacco: archivio e avanguardia

Tra i dettagli più sorprendenti, la reintroduzione delle heel-less shoes, scarpe prive di tacco visibile, un concetto d’archivio che ritorna in pumps, stivali western e modelli alti. Il tacco, nascosto nella struttura, ridefinisce l’equilibrio del corpo e la percezione del movimento.

Accanto a queste, debutta la Tabi Claw, evoluzione delle iconiche scarpe Tabi, ora con tacco in plexiglass trasparente, e sandali estivi con tacco sagomato nello stesso materiale, amplificando la dimensione scultorea della calzatura. Le sneakers Future, infine, si trasformano: la tomaia scompare sotto ampie fasce che avvolgono la scarpa, fondendo linguaggio sportivo e couture.

Accessori: tra artigianalità e astrazione

La nuova Box Bag rappresenta una ricerca sulla forma e sulla materia. Realizzata in pelle morbida con bordi rinforzati grazie a una tecnica di termoformatura, alterna rigidità e fluidità. Può essere portata a tracolla o, nascondendo le cinghie, trasformata in clutch. I profili metallici e la lucentezza delle superfici ne fanno un oggetto che unisce design e funzionalità.

Anche la cluster jewellery, ripresa dalla collezione Artisanal, torna con gioielli assemblati come se fossero caduti per caso ai lati di un palco d’opera: frammenti che raccontano storie di gesti e presenze passate.

A sottolineare il carattere poetico della collezione, la sfilata è accompagnata da un’orchestra di 61 giovani musicisti tra i 7 e i 15 anni, provenienti da Romilly-sur-Seine e riuniti grazie all’associazione Orchestre à l’École. Le loro note imperfette ma sincere rispecchiano lo spirito della collezione: la bellezza che nasce dall’apprendimento, dalla spontaneità e dal processo.

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credit image by Press Office – photo by Maison Margiela

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Da oltre 18 anni lavora nel mondo dei media e della comunicazione e si occupa di creare contenuti per il web e i social media. Dalla formazione in Filosofia presso l'Università La Sapienza di Roma, approda nel mondo digital dove ha collaborato con molti network editoriali italiani. Iscritta all'Albo dei Giornalisti nell'elenco Pubblicisti. Nel 2019 ha fondato il magazine digitale GlobeStyles. Dal 2019 è anche responsabile Lifestyle di Quotidiano Motori.

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