Ironiche, divertenti e geniali, sono le ladre più cool di sempre. Sandra Bullock, Cate Blanchett, Anne Hathaway, Mindy Kaling, Sarah Paulson, Awkwafina, Rihanna e Helena Bonham Carter fanno squadra nel film d’azione e d’avventura “Ocean’s 8”, da oggi al cinema.

Cinque anni, otto mesi, 12 giorni…. Questo è il tempo che ha impiegato Debbie Ocean (Sandra Bullock) per pianificare il colpo più grande della sua vita. Ha chiaro che deve costruire una squadra con le migliori nel loro campo, a cominciare dalla sua complice storica Lou Miller (Cate Blanchett).

Insieme si danno da fare per reclutare delle professioniste: l’esperta di gioielli Amita (Kaling); la truffatrice Constance (Awkwafina); la ricettatrice Tammy (Paulson); l’hacker Nine Ball (Rihanna); e la stilista Rose (Bonham Carter).

L’obiettivo sono 150 milioni di dollari in diamanti – diamanti che saranno al collo della famosa attrice Daphne Kluger (Hathaway), al centro della scena nell’evento dell’anno, il Met Gala. Il piano è solido, ma tutto dovrà essere assolutamente perfetto se vorranno uscire con il bottino.

“Ocean’s 8” è interpretato anche da Richard Armitage nel ruolo del curatore d’arte Claude Becker e James Corden in quello dell’agente assicurativo John Frazier. Gary Ross dirige “Ocean’s 8” da una sceneggiatura che ha scritto insieme a Olivia Milch, su suo soggetto.

CARTIER E LA COLLANA TOUSSAINT


L’obiettivo della rapina in “Ocean’s 8” è la Toussaint, creata da Cartier, così i realizzatori si sono rivolti direttamente ai famosi gioiellieri di Parigi per creare la magnifica collana che per anni Debbie Ocean ha pianificato di rubare. Cartier ha accettato immediatamente.

Pierre Rainero, direttore imagine, stile e patrimonio di Cartier, ha condiviso con i realizzatori l’idea che la collana di diamanti rispondesse a due requisiti. “Doveva essere un gioiello importante in termini di carati e avere una storia. E noi abbiamo pensato a una delle collane di diamanti più significative della nostra storia”.

L’originale è stato disegnato nel 1931 da Jacques Cartier per il Maharaja di Nawanagar, e descritto come “la più bella cascata di diamanti colorati del mondo”. Ora non esiste più, comunque negli archivi sono stati conservati sia il disegno originale che le fotografie del gioiello.

Il disegno è stato usato come riferimento per la realizzazione della collana Toussaint del film, chiamata così in onore di Jeanne Toussaint, direttore creativo di Cartier dal 1933 al 1970. Invece di creare una copia perfetta, Cartier ha usato il gioiello art deco come ispirazione. Per questo ordinativo così speciale, Cartier ha mobilitato i suoi laboratori di alta gioielleria situati in Rue de la Paix a Parigi, chiedendo a tutti di accorciare al massimo i tempi per adeguarsi alle necessità del film. “Normalmente, per un ordine di tale importanza, il tempo minimo necessario è di otto mesi”, assicura Rainero. “Noi siamo invece riusciti a realizzare la collana in otto settimane”.

Per il film – in cui la Toussaint è di diamanti bianchi puri – i gioiellieri hanno usato zirconi montati in oro bianco. Il lavoro è stato fatto con attenzione meticolosa, come richiedono gli standard di Cartier – affinché nei primi piani non apparisse la minima imperfezione. Anche se non è la collana originale, la Toussaint rispetta in pieno i criteri di alta gioielleria di Cartier a livello artistico e di eccellenza nella realizzazione.

Poiché doveva essere indossata da Anne Hathaway, che interpreta Daphne Kluger, la collana è stata ridotta circa del 20%, perché originariamente era stata disegnata per un uomo. Quando l’attrice l’ha provata per la prima volta a New York, la Toussaint le si adattava perfettamente. “Hanno fatto un ottimo lavoro”, dice Hathaway. “In realtà non ho apprezzato appieno la collana fino a che non ho visto una ripresa in cui ero inquadrata mentre salivo una scala e mi sono resa conto di quanto brillasse. Ho capito allora quanto fosse importante, è questa la magia del cinema”.

NEW YORK CITY


Le riprese di “Ocean’s 8” sono state fatte a New York e Gary Ross e il direttore della fotografia Eigil Bryld hanno tratto il massimo dalla città che non dorme mai. La partnership con Cartier ha portato a girare in una location molto importante: la Cartier Mansion.

Per due giorni il flagship store sulla 52nd Street è rimasto chiuso al pubblico ed è stato possibile quindi girare alcune scene, come quella in cui Rose Weil e la sua “assistente” Amita, insistono per esaminare la Toussaint. La cosa notevole è che la chiusura è avvenuta in dicembre, nel momento culminante della stagione dal punto di vista delle vendite. Lo scenografo Alex DiGerlando dice: “Ci hanno consegnato le chiavi del regno, tutti i gioielli che si vedono in quelle scene sono veri, non sono oggetti di scena”.

A Brooklyn, l’edificio annesso alla Bushwick United Methodist Church è stato trasformato nel loft di Lou, che presto diventa il quartier generale della squadra durante la pianificazione del colpo. Risalente al 1900, l’edificio neo romanico è composto all’interno da due piani con una balconata e piccolo spazi al secondo piano, il che lo rendeva ideale.

Un magazzino nei pressi di Red Hook a Brooklyn è stato usato per gli esterni del loft e per gli interni del nightclub di Lou. Nella stessa zona è stata poi girata la scena al Junior’s Deli, famoso in tutto il mondo per il suo cheesecake.

Tornati a Manhattan, la collaborazione della produzione con Vogue ha portato a un giorno di riprese nel quartier generale della rivista al World Trade Center, dove Tammy si fa strada per ottenere un lavoro temporaneo al Met Gala.

Altre riprese sono state fatte, oltre che al Met, al Plaza Hotel; da Christie’s al Rockefeller Plaza; al Pierre Hotel; a Casa Lever, un ristorante su Park Avenue; al Bergdorf Goodman’s department store; e al palazzo di 52 piani del The New York Times.

Una delle location più facilmente riconoscibili del film è l’edificio di Eero Saarinen del JFK, un tempo sede del TWA Flight Center, ma attualmente vuoto, che è diventato il posto da cui Rose Weil spera di poter tornare nel mondo della moda.

Per la sfilata di Rose, i realizzatori si sono rivolti a Alexandre de Betak, famoso designer di memorabili fashion show che, prima delle riprese, ha portato Gary Ross ad assistere a tre sfilate. Per la sequenza, Vogue ha collaborato popolando le prime file con le persone che in genere partecipano sempre alla Fashion Week di New York.

La nuova collezione di Rose è stata creata dalla costumista Sarah Edwards, che ha disegnato 50 diversi abiti in blu e grigio, che ricordano le classiche uniformi delle hostess e lo stile degli anni 50. “Gary sentiva che se avessimo fatto qualcosa che fosse in linea con l’epoca dell’edificio, sarebbe potuto apparire davvero bello, ma un po’ innaturale e rigido dal punto di vista della moda”, dice Edwards. “Volevamo che fosse un insuccesso, qualcosa che stonava con il mondo attuale”.

Per disegnare gli abiti dei personaggi, dice Edwards “Abbiamo voluto essere sicuri che i costumi riflettessero le loro individualità e chi sono nel film. Con otto protagoniste era importante che ciascuna mantenesse sempre il proprio stile ed è stato complicato, ma divertente”.

Edwards nota che il guardaroba di Sandra Bullock è stato disegnato per un personaggio cool e sicuro di sé, tutto è molto minimal – lungo, sottile e semplice. Debbie Ocean ha bisogno di potersi muovere agilmente in spazi e situazioni diverse e anche i colori scuri e le linee pulite hanno avuto questo scopo.

La designer dice poi che la Lou di Cate Blanchett usa molto più colore. “Volevamo che i suoi abiti apparissero come collezionati nel tempo, un mix voluto di vecchio e nuovo e di materiali diversi con stampe animalier e un po’ di pelle. Lou è una proprietaria di nightclub molto chic e inoltre Cate ha uno stile molto personale che ha messo in gioco”.

“Sarah Edwards è un genio”, dice Blanchett. “La vera creatività emerge quando sei sotto pressione e lei lo era davvero. E’ sempre stata disposta a collaborare con tutte noi e le prove costume erano veloci, furiose e divertentissime”.

Un’altra delle star del film famosa per il suo stile è Rihanna, che, nel ruolo di Nine Ball, ha un look che possiamo considerare atipico per lei: jeans e felpe extralarge e anfibi.
Invece, fa notare Edwards, “Daphne Kluger è una starlet di Hollywood, popolarissima in città. Anne Hathaway è una una sorta di Elizabeth Taylor dei nostri giorni, con un tocco di Barbie”, dice sorridendo.

IL MET


Il Met Gala non è solamente un party, è un gala di raccolta fondi annuale per il Metropolitan Museum of Art’s Costume Institute e viene organizzato in occasione dell’inaugurazione della loro sfilata di moda primaverile. A causa dei limiti di tempo e di spazio, la sfilata dei costumi del film non si è tenuta al Met, ma in un teatro dei Gold Coast Studios a Long Island.

DiGerlando e il suo team hanno passato quasi nove mesi a progettare e costruire l’eleborato set per la sfilata, intitolata: “Il globo imperiale e lo scettro: cinque secoli di abiti imperiali”. Il nome è stato scelto dall’editore internazionale di Vogue Hamish Bowles, che ha curato molte sfilate di moda nel corso degli anni ed è stata Anna Wintour a suggerire il suo nome per organizzare quella di “Ocean’s 8”.

“Invece di scegliere semplicemente abiti d’epoca, abbiamo incentrato la mostra sull’idea degli abiti reali e della loro influenza sulla moda”, dice Bowles. Bowles è riuscito a convincere le case di moda più importanti ad aprire i loro archivi alla produzione e così tutta una serie di abiti molto preziosi sono stati imballati e inviati allo studio, dove i conservatori del museo li hanno sistemati su manichini preparati in precedenza per l’occasione. Poi sono stati portati in teatro seguendo le precise indicazioni di Bowles e DiGerlando.

Nell’ingresso in stile Tudor, l’influenza della corona inglese appare nei modelli di Sarah Burton per Alexander McQueen, e di Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli per Valentino. La corte di Luigi XIV di Francia si riflette invece in quelli di Dolce & Gabbana, Zac Posen, Jean Paul Gaultier, John Galliano per Christian Dior, Vivienne Westwood, Valentino e Alexander McQueen.

Tutti i costumi sono adornati da una scintillante quantità di gioielli della corona, creati su disegno dal responsabile di scena Michael Jortner, che ha lavorato con un gioielliere. Oltre allo splendore degli abiti, la cosa più bella del set è la vasca piena d’acqua che occupa l’intero spazio, con i costumi che sembrano sospesi sulla sua superficie. La maggior parte dell’acqua era vera, ma quella sotto gli abiti è stata creata in digitale per non farli danneggiare dall’umidità.

Sul set non è stato tralasciato il minimo dettaglio, perfino le etichette, tutte scritte da Bowles e il suo team, contengono informazioni accurate sulla storia dell’abito, anche se non sarebbero apparse leggibili sullo schermo. Comunque, conferma Bowles, “Abbiamo fatto esattamente tutto quello che avremmo fatto per una vera esposizione al museo”.

Tra gli altri set costruiti nei teatri della Gold Coast ricordiamo un corridoio che porta alle toilette delle signore e il bagno stesso. C’era anche un’estensione del Tempio di Dendur nell’ala Sackler del Met, con sculture egizie realizzate per assomigliare a quelle del museo.

“Il teatro era una ragnatela di set”, dice DiGerlando. “Noi li abbiamo realizzati in modo da collegarli l’uno all’altro e poterci quindi muoverci con fluidità tra gli spazi”. In “Ocean’s 8” tutte le strade portano all’evento fondamentale: il Met Gala, “un insieme di moda, arte e celebrità – un momento attesissimo per New York, la notte più importante dell’anno”, dice Olivia Milch.

Il cast e la troupe di “Ocean’s 8” hanno avuto lo straordinario privilegio di girare le scene del Gala all’interno del Metropolitan Museum of Art. All’inizio i realizzatori avevano preso in considerazione l’idea di girare la scena in teatro, poi Ross ha incontrato il Presidente e CEO Daniel H. Weiss, che ha concesso alla produzione il permesso di usare il Museo per due settimane, un tempo che non era mai stato ottenuto da nessun altro film in passato.

“L’emozione di girare a New York City è indescrivibile e la città non ha solo fornito uno sfondo bellissimo, ma è stata estremamente accogliente”, dice Ekins. “E poi avere accesso a un luogo così iconico come il Met è stato un grande onore per tutti noi”.

Situato sulla Fifth Avenue, il Met si trova sul lato orientale del Central Park, lungo quello che viene chiamato il Museum Mile ed è il più grande museo degli Stati Uniti. Ma è anche uno dei più visitati e così l’unica soluzione è stata lavorare di notte. Appena si chiudevano le porte al pubblico, alle 17:30, arrivava il momento della produzione, che terminava ogni mattina, qualche ora prima che il museo riaprisse, per dare il tempo di prepararsi all’arrivo dei visitatori.

La natura del luogo presentava anche una sfida unica a tutti coloro che erano coinvolti nella produzione, perché cast, comparse e troupe, per non parlare delle luci, delle macchine da presa e di tutte le attrezzature necessarie, erano circondati da opera d’arte di inestimabile valore.

Ogni anno il Met Gala sceglie un tema fashion che si riflette sia nell’abbigliamento degli invitati che nel décor dell’evento. Per “Ocean’s 8”, il tema scelto è stato quello delle monarchie europee. “Abbiamo scelto Versailles per la nostra ambientazione”, spiega DiGerlando. “La Great Hall è stata usata come uno dei giardini di Versailles e poi si arriva alla grande scalinata”.

Il team di DiGerlando ha installato piante ornamentali e sculture nello spazio dove entrano i visitatori del museo, per nascondere il chiosco delle informazioni. Sulle pareti del Tempio di Dendur, dove si tiene la cena, sono state invece proiettate immagini di Versailles.

Sulla scalinata che porta dalla Great Hall alle gallerie del secondo piano sono state messe delle comparse vestite da valletti. “Abbiamo pensato di sistemare i valletti con i candelabri lungo la scalinata e i loro costumi sono l’aspetto più importante dell’arredamento”, dice DiGerlando.

IL BALLO – COSTUMI DI SCENA


La moda è il punto centrale del Met Gala, e Sarah Edwards ha lavorato con alcuni dei migliori stilisti del mondo per vestire le otto protagoniste per il ballo. Per prima cosa ha cercato di capire quale stilista secondo loro sarebbe stato più adatto al personaggio. Per le attrici ovviamente non era solo questione di cosa indossare.

“Si tratta di andare oltre, si tratta di moda, si tratta di esprimere se stessi con tessuti e accessori come mai nella vita reale”, afferma Sandra Bullock. “E così tutte noi abbiamo indossato abiti piuttosto sorprendenti per il Gala. Il mio è stato disegnato da Alberta Ferretti e il lavoro artigianale è stato fantastico”, continua l’attrice. “Non so se sia stato intenzionale, ma il cognome del mio personaggio è Ocean, e quando ho guardato l’orlo del mio abito e lo strascico ho visto che c’erano stelle marine e conchiglie e onde ricamate in oro e argento su un mare di nero, un’opera d’arte”.

L’abbigliamento di Helena Bonham Carter evoca il nome del suo personaggio. “Mi hanno assegnato a Dolce & Gabbana, una scelta felice, non solo per me, ma anche per il mio personaggio”, spiega l’attrice. “Sono andata nel loro atelier e ho visto questo vestito in un angolo – un abito bianco un po’ anni 50, con rose ovunque – e ho detto, ‘Questo è per Rose’. E poi sono state aggiunte rose dipinte a mano, insomma un vero giardino di rose semovente”.

Mindy Kaling ha sentito un legame personale con l’abito di Amita e dice: “Il mio vestito è stato disegnato da Naeem Khan, sono una sua fan da sempre. È indiano e questo per me ha un significato molto importante”. La creazione è stata realizzata con varie sfumature di oro con paillettes e gioielli cuciti a mano. “È la realizzazione di un sogno per una donna che ama la moda”.

Awkwafina ha vissuto quello che Edwards definisce “un momento Cenerentola” nel ruolo di Constance, che indossa un abito di Jonathan Simkhai, e l’attrice è d’accordo. “Era meraviglioso, la cosa più bella che abbia mai indossato nella mia vita”. Comunque ha avuto qualche problemino per indossare capi di “alta moda”. “Non riesco a camminare con i tacchi, rischio sempre di cadere e quindi ho dovuto esercitarmi a camminare con scarpe che non fossero Uggs”, dice ridendo.

Tammy, il personaggio interpretato da Sarah Paulson, indossa un abito di velluto blu-navy di Prada che l’attrice definisce, “la cosa più bella che avrei mai potuto sperare. Avevo già avuto occasione di andare al Met Gala ed è una notte davvero ricca di glamour. Penso che tutti – dal dipartimento artistico, a quello dei costume, del trucco e delle acconciature – abbiano colto in pieno quel fascino. È stato magnifico”.

Invece di un abito tradizionale, Givenchy ha creato un look molto particolare per il personaggio di Lou interpretato da Cate Blanchett. “Una favolosa tutina tempestata di smeraldi molto rock and roll… quasi in stile Bowie”, afferma Edwards. “Ho pensato che fosse l’ideale per il suo personaggio”.

Rihanna, nel ruolo di Nine Ball, indossa un abito disegnato da Zac Posen. “La linea semplice e il colore erano assolutamente perfetti per lei”, dice Edwards.

Nel ruolo della reginetta del ballo, Daphne Kluger è splendida in una “creazione di Rose Weil”, che in realtà è stata disegnata da Valentino – un abito rosa intenso con un mantello lungo sette metri che le dà un aspetto regale, perfetto per il tema del Gala. “Ho una lunga storia con la maison di Valentino, quindi sapevo che mi avrebbero disegnato un abito incredibile”, dice Hathaway, “e adoro vedere nei vecchi film Grace Kelly o Audrey Hepburn indossare capi di famosi stilisti, quindi per me è stato un momento bellissimo”.

Ma c’era un altro elemento di unicità nell’abito di Hathaway. “Era importante lasciare in primo piano la collana”, spiega Edwards, “quindi l’abito doveva essere molto semplice e lineare. E poi il colore era spettacolare con i diamanti, era tutto calcolato”.

Edwards ha apprezzato moltissimo il lavoro degli stilisti, che hanno fatto il possible e l’impossibile per stare al passo con i tempi della produzione. Inoltre alcuni stilisti hanno provveduto alla realizzazione di altri abiti femminili e smoking per le comparse presenti nella scena del ballo.

Un film giocoso, allegro, ma soprattutto bello… Al cinema vi divertirete un mondo, parola di #GlobestylesMag!

credit image by Press Office Warner Bros. Pictures – photo by Barry Wetcher