Ghemon Sanremo 2021 – Andrà in scena sul palco dell’Ariston, insieme ad altri ventisei colleghi, il talentuoso e apprezzato cantautore e musicista di Avellino Ghemon, con il brano “Momento perfetto”, che sarà nel suo nuovo disco in uscita il 19 marzo.

Un nuovo disco che arriva in un anno surreale, ma che per Ghemon si è rivelato positivo e stimolante. Arriva dopo i primi tre album tra rap, hip-hop e cantautorato – “La rivincita dei buoni” nel 2007, “E poi, all’improvviso, impazzire” nel 2009 e “Qualcosa è cambiato – Qualcosa cambierà vol.2” nel 2012, seguiti da “Orchidee” del 2014, “Mezzanotte” – 2017, denso di soul, R&B e jazz, e “Scritto nelle stelle” – 2020, che lo hanno accreditato nel panorama musicale italiano.

Scritto durante il lockdown, che per lui non è stato traumatico e difficile, ma anzi un’opportunità vissuta in maniera positiva. Afferma infatti: “E’ stato un anno intenso, che ho trascorso anche io a ondate. Nella prima mi sono bloccato ad osservare cosa succedeva, poi ho avuto una fase di reazione, di aggiustamento e voglia di vivere. Questo nuovo disco arriva dopo poco quello precedente, normalmente appena scritto un disco, soprattutto se di tuo pugno, ti senti un po’ consumato, ma non lo ero, ero ancora carico. L’ho realizzato per voglia e grande desiderio, e a tempo record. Probabilmente se non ci fosse stata questa situazione non sarebbe andata così, sarei stato diviso tra concerti, cene e tante cose da farsi, e non avrei potuto chiudermi in studio e concentrarmi su quello che amo di più cioè la musica”.

Un album che ha debuttato al numero due della classifica generale italiana e il vinile direttamente al primo posto, uscirà in versione digitale, cd e vinile, una nera classica e l’altra rossa, con edizione autografata e dove la parola, come sempre per lui, viene trattata con estrema cura, tra metrica e concetti profondi.

Per la copertina, un’immagine rinnovata con un nuovo look e una scelta simbolica, la presenza di un gatto, perchè voleva non fare capire troppo e che fosse spunto di curiosità. “Affronto gli anni della vita come se facessi film, entro nel personaggio, metto 40 kg, tolgo, raso; per il gatto mi piacciono elementi di surrealtà, è pronto a scattare ed è come io mi sento. Questo è il settimo album, i gatti hanno sette vite, e sento di averne vissute altrettanto”.

All’inizio, la voce di Chiara Francese, – incontrata sotto al suo studio precedente, dove c’era uno studio di doppiaggio, lavoro che ha sempre ammirato e immagina in un’altra sua vita artistica – che, in qualità di voce fuori campo, racconta un percorso. Dice Ghemon: “C’è un secondo livello di lettura nel disco. Non immagino solo i brani a sé, ma di farli anche dialogare tra loro. Sentivo quindi la necessità di qualcosa che li unisse, come in un viaggio. Un po’ come le audio cassette di fiabe di una volta”.

Per il tono del disco, a volte è agrodolce e altre più allegro, in un’esplorazione della vita in tutti i suoi aspetti, ma senz’altro positivo, come il momento che sta vivendo. “C’è tanta energia, vita e anima, non desideravo un disco triste, non me lo sentivo nel cuore. C’era già tanta pesantezza fuori, avevo bisogno di reagire con la musica”. E che si fa portavoce delle esperienze di tutti, non solo autobiografiche: “La musica è dialogo e comunicazione. Le mie canzoni esistono perché figlie della mia esperienza, ma anche da osservatore, mentre sento le esperienze delle altre persone attorno a me e quello che succede. Nella vita si prendono botte, si danno delle botte e si tiene botta. Puoi affrontarla lamentandoti o con il sorriso sulle labbra, io ho optato per la seconda”.

Questa volta Ghemon ha davvero espresso se stesso libero da condizionamenti e timori, come non aveva mai fatto prima, cercando di dare ritmo, poesia e melodia alla quotidianità, con un approccio più immediato e spontaneo alle idee, raccontando la parte di sè più ironica e divertita che guarda con spirito alla vita, forse la più celata finora.

Le sonorità, ampie, con molti guizzi musicali, da Ghemon artista a Ghemon ascoltatore, che ascolta house tendente al soul, techno, reggae, ma che finchè non sente sottopelle non osa.

“Il risultato così è sicuro perché tra dieci anni parlerà ancora di me, in modo che possa rispondere al test del tempo, e mi diverto. Lo devo alla mia curiosità: ho approcciato il rap a 14 anni, ascoltato tanta musica bella, e sono cresciuto con apertura. I miei artisti preferiti italiani sono Pino Daniele e Elio e Le Storie Tese per la loro vena divertita, spaziavano su tante cose mettendoci la loro cifra, che è il mio fine ultimo. Lucio Dalla è per me un altro grande artista: quella riconoscibilità e unicità che si riesce a mantenere spostandosi attraverso molti territori è quella a cui ho sempre puntato, e per questo è difficile incasellarmi”.

Un album che vede la luce grazie ad un progetto corale, nell’unione di molti giovani musicisti, in una festa creativa dove ognuno ha apportato il suo contributo, motivo di entusiasmo ed orgoglio per tutti. “Se agli altri dischi lavoravo più in solitudine, nell’anno delle distanze ho fatto un disco di gruppo, rispettando le misure anti-Covid, e sono più aperto da questo punto di vista. Non so come ma è il disco dove più ho lavorato di squadra, con uno spirito di gruppo felice mai come prima. Come uomo più che artista è la soddisfazione più grande aver creato un gruppo coeso di ragazzi che ci credono. Non è per quante copie venderà ma per mandare un messaggio nella musica italiana, e vogliamo farla con identità”.

E con “Momento perfetto”, presente nel disco, sarà di nuovo a Sanremo, in un’atmosfera diversa dopo l’esperienza con Diodato e Roy Paci e con il brano “Rose viola”- disco d’oro, dove mancherà il contatto con il pubblico ma certo non sarà meno emozionante. Non lo preoccupa la platea vuota, e ironicamente dice: “In quattordici anni non è prima volta che ho cantato in un posto vuoto, mi sono fatto le ossa da quel punto di vista. La gioia e l’emozione sono comunque grandi, dopo un anno così la voglia di tornare sul palco è forte, e tutti teniamo ad offrire un bello spettacolo, e chi è a casa potrà godersi un bel Festival”.

Un brano nato in maniera spontanea e non pensato per la gara, perchè “Se avessi dovuto farlo apposta sarei andato a Sanremo nel 2025. E’ stato destino: la prima registrazione che abbiamo fatto è stata mantenuta. Sono felice che sia andata così, non capita sempre. L’idea del pezzo c’era da molto prima, e poi l’ho immaginato su quel palco”.

Oltre al suo brano, sarà sul palco dell’Ariston con I Neri per Caso, con un medley di canzoni italiane. Tanta voglia di esibizioni dal vivo per lui, che per ora sfogherà alla manifestazione sanremese, ma auspicando che la tecnologia rappresenti un’ulteriore opportunità in mancanza della possibilità di concerti. Afferma infatti: “Davanti alla pandemia possiamo aspettare che finisca o cambiare con il mondo. Da spettatore ho sempre amato i concerti per qualcosa che non ritrovarvi nemmeno sul disco, sono per me irripetibili, ma possiamo pensare spettacoli appositamente per lo streaming che non andranno a sostituire i live, ma ad implementarli”.

Speriamo che questo appello venga colto per il bene di tutti, pubblico e artisti. Intanto, al via Sanremo, per goderci le esibizioni di chi sul palco non vedeva l’ora di tornarci.