Lanvin Donna autunno inverno 2020 – Sulle passerelle di Parigi sfila la collezione autunno inverno 2020 2021 di Lanvin, che è una raccolta di discussioni tra passato e presente, patrimonio e modernità, fatta usando il linguaggio della Maison per comunicare al presente.

Conversazioni tra individui. Innanzitutto quella tra il direttore creativo di Lanvin Bruno Sialelli e la fondatrice Jeanne Lanvin, che attraversa il tempo e collega il contemporaneo con lo storico.

L’indagine di Sialielli sul vocabolario progettuale di Jenne Lanvin copre nuove grammatiche e sintassi. Ma a sua volta, quella conversazione ne riflette inevitabilmente altre: quelle visionarie di Jeanne Lanvin, basate unicamente sul dialogo con diverse discipline creative.

Lei non solo ha progettato abiti per donne ma, in collaborazione con gruppi di creativi, ha ideato abbigliamento per bambini e abbigliamento da uomo, decori di interni, cosmetici e profumi. Questi singoli tête-à-têtes alimentano una discussione più generale, che parla di Lanvin con una voce diversa.

La collaborazione di Jeanne Lanvin del 1949 con la poetessa e autrice francese Louise de Vilmorin per il libro L’Opéra de l’Odorat – già di per sé una collaborazione, con prefazione di Colette e acquerelli e calligrammi di Guillaume Gillet che la illustrano – è una fonte di ispirazione grafica.

Le parole si snodano in linee grafiche. Acquerelli sono stampati su piume e sete. I profumi e la cosmesi Lanvin si traducono in bijoux e bottoni incisi come il flaçone di Arpèges, fragranza firmata Lanvin del 1927. I cosmetici Lanvin suggeriscono una tavolozza di colori sussurrati: blu polvere e rosa cipria, bordeaux, rosso fuoco e rose midi.

Le loro forme ispirano quelle degli accessori: le minaudière riproducono un rossetto oversize e un portacipria. Oggetti d’arte surreale. La conversazione di Jeanne Lanvin con il designer Armand Albert Rateau ha dato vita allo straordinario decoro della sua casa in rue Barbet de Jouy, un paese delle meraviglie zoomorfo popolato di animali trasformati in mobili, qui tradotto nuovamente in gioielli e accessori.

L’abbigliamento maschile – lanciato originariamente nel 1926 – qui esalta le silhouette dei look femminili, in una continua conversazione tra i generi. Lanvin vive oltre Jeanne. Come una fragranza che si diffonde in una stanza dopo che chi l’ha indossata l’ha lasciata, questi vestiti portano tracce, evocano ricordi ed emozioni. Sono profumati.

I capi stessi non fanno riferimento solo alle linee sinuose distintive di Jeanne Lanvin degli anni venti e trenta, alle sue robe de style e ai ricami grafici modernisti, realizzati come gioielli, ma anche al lavoro dei suoi successori, che conversano con lei lasciandosi inspirare.

Le spalle curvilinee e la brevità strutturata del taglio sartoriale richiamano l’alta moda di metà secolo, in equilibrio su tacchi a forma di J grafica, che sta per Jeanne. Un’inclinazione alla Brancusi.

Una conversazione più ampia nasce dalla percezione di Lanvin come di un marchio distintamente francese. La casa
di moda più antica di Parigi. I riferimenti sono quelli riconducibili alla nozione astratta di anima francese: l’allure borghese di una parure di gioielli, quello di un polso guantato che regge una borsa abbinata a un paio di scarpe.

Dall’arte di Henri Toulouse Lautrec e Pierre-Auguste Renoir, che creavano le proprie opere quando la Maison Lanvin fu fondata nel 1889, nascono gonne arricciate, una femminilità frou-frou. Per scherzo, una scatola da pasticceria parigina può diventare una borsetta.

Esasperando i tratti di quegli anni, il décor della sfilata esprime un concetto di grandezza domestica contraddittoria: una Maison incontra una Maison de couture. Allestita nelle sale delle Manufacture des Gobelins, tra arazzi di epoche diverse che rievocano passato e presente, la sfilata stessa è un Conversation Piece.

Un manifesto di Lanvin. Passato. Presente. Sempre.